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Periculum in mora: motivazione concreta per il sequestro

La Corte di Cassazione annulla un sequestro preventivo di fondi e immobili, stabilendo che la motivazione sul ‘periculum in mora’ non può basarsi su clausole generiche come la volatilità del denaro. È necessaria una valutazione specifica e attuale del rischio di dispersione dei beni, altrimenti la motivazione è solo apparente e il provvedimento illegittimo.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Periculum in mora: No al sequestro con motivazione generica

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 4754 del 2024, ribadisce un principio fondamentale in materia di misure cautelari reali: il sequestro preventivo finalizzato alla confisca esige una motivazione concreta e specifica sul periculum in mora. Non è sufficiente fare riferimento a rischi generici, come la volatilità del denaro o la possibilità di vendere un immobile. Il giudice deve spiegare, sulla base di elementi specifici, perché esiste un pericolo attuale di dispersione dei beni. Vediamo nel dettaglio la decisione e le sue implicazioni.

I Fatti del Caso

Il procedimento nasce dal ricorso di un indagato contro un’ordinanza del Tribunale che aveva confermato il sequestro preventivo dei suoi beni, sia fondi monetari che un immobile. La misura era stata disposta in relazione a un’ipotesi di reato tributario (art. 10-quater del D.Lgs. 74/2000) e mirava a garantire una futura confisca per un valore di oltre 246.000 euro.
L’indagato sosteneva che il provvedimento fosse illegittimo perché la motivazione sul periculum in mora era del tutto carente e basata su mere presunzioni. In particolare, il Tribunale aveva giustificato l’urgenza della misura cautelare richiamando la ‘volatilità del denaro’, la ‘possibilità di dispersione di altri beni’ e il fatto che l’immobile, essendo l’unico di piena proprietà dell’indagato, potesse essere facilmente ceduto, vanificando la futura confisca.

L’obbligo di motivazione specifica del periculum in mora

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando l’ordinanza impugnata. Il ragionamento dei giudici si fonda su un consolidato orientamento, consacrato in particolare dalla sentenza a Sezioni Unite ‘Ellade’ (n. 36959/2021). Questo principio stabilisce che ogni provvedimento di sequestro preventivo finalizzato alla confisca, anche quando questa è obbligatoria, deve contenere una motivazione concisa ma puntuale sul periculum in mora.
Il pericolo non può essere presunto o considerato implicito nella natura del bene. Il giudice ha l’obbligo di spiegare le ragioni che rendono necessaria l’anticipazione dell’effetto ablativo rispetto alla sentenza definitiva. In altre parole, deve indicare gli elementi concreti e attuali che fanno temere una dispersione, un deterioramento o un occultamento dei beni nelle more del giudizio.

Le Motivazioni della Decisione

Nel caso di specie, la Suprema Corte ha qualificato la motivazione del Tribunale come ‘meramente apparente’. Affermare che il denaro è ‘volatile’ o che un immobile ‘può essere venduto’ costituisce una clausola di stile, una considerazione astratta applicabile a qualsiasi situazione simile, ma slegata dalle contingenze specifiche del caso.
Il Tribunale avrebbe dovuto, invece, valutare elementi concreti, come ad esempio:

* Il comportamento dell’indagato successivo alla conoscenza delle indagini.
* Eventuali atti di disposizione patrimoniale già posti in essere.
* La specifica situazione finanziaria e patrimoniale che potesse suggerire un imminente rischio di insolvenza o di occultamento dei beni.

Mancando del tutto questa analisi, la motivazione si riduce a una formula vuota, che non adempie all’obbligo di legge e viola il diritto di difesa. Una motivazione apparente, secondo la giurisprudenza costante, equivale a una motivazione assente e costituisce una violazione di legge censurabile in sede di legittimità.

Le Conclusioni

La sentenza in esame riafferma con forza il principio di proporzionalità e la necessità di una tutela effettiva dei diritti patrimoniali, anche nell’ambito di un procedimento penale. L’adozione di una misura cautelare così incisiva come il sequestro preventivo non può essere un atto automatico. La decisione del giudice deve essere il risultato di un bilanciamento ponderato tra l’esigenza di garantire l’efficacia della futura confisca e il sacrificio imposto al diritto di proprietà dell’indagato. Di conseguenza, il periculum in mora deve essere accertato in concreto, con riferimento alla situazione attuale e specifica, e non può mai essere dato per scontato.

È sufficiente il rischio generico che il denaro venga speso o un immobile venduto per giustificare un sequestro preventivo?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che una motivazione generica e astratta non è sufficiente. Il giudice deve indicare elementi concreti e attuali, specifici del caso, che dimostrino un reale e imminente pericolo di dispersione dei beni prima della sentenza definitiva.

L’obbligo di motivare il periculum in mora vale anche se la legge prevede la confisca obbligatoria del bene?
Sì. Secondo la sentenza, richiamando le Sezioni Unite, la natura obbligatoria della confisca finale non fa venir meno la necessità di giustificare l’urgenza della misura cautelare anticipatoria. Il sequestro è un atto distinto dalla confisca e richiede una sua autonoma giustificazione sul piano della necessità e urgenza.

Cosa si intende per ‘motivazione apparente’ e quali sono le sue conseguenze?
Una motivazione è ‘apparente’ quando utilizza formule standard, clausole di stile o argomentazioni talmente generiche da non essere collegate ai fatti specifici del caso. Tale motivazione equivale a una totale assenza di motivazione, costituendo una violazione di legge. La conseguenza è l’annullamento del provvedimento che ne è affetto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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