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Periculum in mora: Cassazione su sequestro preventivo

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di sequestro preventivo per equivalente a causa di un difetto di motivazione sul periculum in mora. La Corte ha chiarito che la motivazione del pericolo non può limitarsi a descrivere i fatti del reato (fumus), ma deve dimostrare in modo autonomo il concreto rischio di dispersione dei beni. Questa sentenza ribadisce la necessità di una valutazione specifica e non automatica dei presupposti per le misure cautelari reali.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Periculum in mora: quando la motivazione sul sequestro non basta

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 24314/2025, ha riacceso i riflettori su un principio cardine del diritto cautelare: la necessità di una motivazione autonoma e specifica per il periculum in mora nel sequestro preventivo. La Suprema Corte ha annullato un’ordinanza del Tribunale del riesame, colpevole di aver confuso la prova del reato (fumus commissi delicti) con il pericolo di dispersione dei beni, cadendo in un automatismo rigettato dalle Sezioni Unite.

I Fatti Processuali

Il caso trae origine da una complessa indagine per reati di associazione a delinquere finalizzata a reati tributari, truffe aggravate, riciclaggio e autoriciclaggio. Nell’ambito di tale procedimento, il Tribunale del riesame aveva confermato un sequestro preventivo per equivalente su numerosi beni mobili e immobili appartenenti agli indagati. Questi ultimi, ritenendo il provvedimento illegittimo, hanno presentato ricorso in Cassazione basandosi su quattro motivi principali.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa ha articolato le proprie censure su diversi punti:

1. Inutilizzabilità degli atti di indagine: Sostenevano che gli atti compiuti dopo la scadenza dei termini di una precedente indagine, poi archiviata e riaperta, fossero inutilizzabili.
2. Violazioni procedurali: Eccepivano l’inutilizzabilità di alcuni verbali di constatazione redatti in violazione delle norme dello Statuto del Contribuente.
3. Difetto di motivazione sul fumus: Lamentavano un’adesione acritica del giudice alla richiesta del Pubblico Ministero, senza un’effettiva valutazione degli indizi di reato.
4. Difetto di motivazione sul periculum in mora: Contestavano l’assenza di una specifica argomentazione sul pericolo concreto e attuale che gli indagati potessero disperdere i loro beni.

L’Analisi della Corte sul Periculum in mora

La Cassazione ha ritenuto infondati i primi tre motivi, giudicandoli in parte generici e in parte errati in diritto. Ha invece accolto con decisione il quarto motivo, centrato sulla carenza di motivazione del periculum in mora.

La Distinzione tra Fumus e Periculum

Il cuore della decisione risiede nella netta separazione concettuale che deve esistere tra i due presupposti del sequestro preventivo:

* Il fumus commissi delicti: riguarda la plausibilità dell’accusa e si basa sugli indizi raccolti che suggeriscono la commissione di un reato.
* Il periculum in mora: attiene al rischio che, nelle more del processo, i beni che costituiscono il profitto del reato (o il loro equivalente) vengano occultati o dissipati, rendendo vana un’eventuale futura confisca.

Il Tribunale del riesame aveva motivato il periculum limitandosi a descrivere le condotte illecite ascritte agli indagati. In pratica, ha fatto coincidere l’esistenza del reato con l’esistenza del pericolo.

Il Principio delle Sezioni Unite “Ellade”

La Suprema Corte ha richiamato la fondamentale pronuncia delle Sezioni Unite (sentenza “Ellade”, n. 36959/2021), che ha stigmatizzato proprio questo tipo di “automatismo motivazionale”. Secondo le Sezioni Unite, affermare che la gravità dei fatti costituisca di per sé la prova del pericolo di dispersione significa svuotare di contenuto l’obbligo di motivazione sul periculum. Il giudice deve, invece, individuare elementi concreti e specifici dai quali desumere la probabilità che l’indagato possa compiere atti dispositivi sui propri beni per sottrarli alla giustizia.

Le motivazioni

La motivazione della Cassazione è cristallina: surrogare l’obbligo di motivare il periculum con la semplice descrizione delle condotte contestate (fumus) è un errore giuridico. Tale approccio finisce per confondere il “pericolo di dispersione”, proprio del sequestro a fini di confisca, con il “pericolo di reiterazione del fatto”, che invece giustifica il sequestro preventivo impeditivo (volto a bloccare l’aggravamento del reato). La Corte sottolinea come la descrizione dei fatti, per quanto dettagliata, possa al massimo rafforzare il fumus, ma non può mai sostituire l’analisi autonoma del periculum. Quest’ultimo richiede una prognosi basata su elementi fattuali concreti (es. tentativi di vendita, trasferimenti di denaro, stile di vita dell’indagato) che indichino una volontà di disperdere il patrimonio. La mancanza di questa analisi specifica rende la motivazione meramente apparente e, quindi, illegittima.

Le conclusioni

La sentenza rappresenta un importante monito per l’autorità giudiziaria. Impone un maggior rigore nella motivazione delle misure cautelari reali, che incidono profondamente sui diritti patrimoniali dei cittadini. Per la difesa, apre la strada a ricorsi efficaci ogni qualvolta un provvedimento di sequestro si limiti a una motivazione stereotipata o fondata su un automatismo tra la gravità del reato e il pericolo di dispersione. La decisione ribadisce che ogni presupposto di una misura cautelare deve essere oggetto di una verifica giudiziale effettiva, autonoma e basata su elementi concreti, a garanzia dei principi del giusto processo.

È possibile riaprire un’indagine penale che era già stata archiviata?
Sì, la riapertura delle indagini è legittima quando emerge un’esigenza di nuove investigazioni. Non è necessaria l’acquisizione di elementi di prova completamente nuovi, ma è sufficiente che si prospetti la necessità di valutare elementi, anche preesistenti, in un’ottica diversa o alla luce di un nuovo progetto investigativo, previa autorizzazione del Giudice per le indagini preliminari.

Per disporre un sequestro preventivo è sufficiente dimostrare che probabilmente è stato commesso un reato?
No, non è sufficiente. Oltre a dimostrare la sussistenza del fumus commissi delicti (l’apparenza del reato), il giudice deve motivare in modo specifico e autonomo anche la sussistenza del periculum in mora, ossia il pericolo concreto e attuale che la libera disponibilità dei beni possa compromettere l’esecuzione di una futura confisca.

In cosa consiste la motivazione sul periculum in mora in un sequestro finalizzato alla confisca?
La motivazione deve fondarsi su elementi concreti che dimostrino il ‘pericolo di dispersione’ dei beni. Non può limitarsi a descrivere la gravità delle condotte illecite contestate, ma deve spiegare perché si ritiene probabile che l’indagato possa occultare, trasferire o dissipare il proprio patrimonio per sottrarlo alla giustizia. Si tratta di una valutazione prognostica basata su fatti specifici e non su un automatismo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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