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Periculum in mora: Cassazione annulla sequestro

La Corte di Cassazione ha annullato un sequestro preventivo a carico di una società per indebita compensazione di crediti d’imposta. La decisione si fonda sulla totale assenza, nel provvedimento originale del GIP, di una motivazione sul “periculum in mora”, ovvero il rischio concreto di dispersione dei beni. La Corte ha stabilito che tale lacuna non può essere colmata dal Tribunale del riesame, comportando la nullità del sequestro e la restituzione dei beni.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Periculum in mora: la Cassazione Annulla Sequestro per Difetto di Motivazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 3038/2024) ribadisce un principio fondamentale nella procedura penale: un sequestro preventivo è nullo se il provvedimento del giudice manca di una motivazione specifica sul periculum in mora. Questo caso evidenzia come un vizio formale, apparentemente tecnico, possa avere conseguenze decisive, portando all’annullamento della misura e alla restituzione dei beni. Analizziamo la vicenda e le importanti conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti: Sequestro per Crediti d’Imposta e il Ricorso al Riesame

Una società a responsabilità limitata si vedeva notificare un provvedimento di sequestro preventivo, finalizzato alla confisca, per un valore di oltre 100.000 euro. L’accusa era di indebita compensazione di crediti d’imposta inesistenti, derivanti da presunti corsi di formazione “Industria 4.0” mai effettivamente erogati o non conformi ai requisiti di legge.

La società, tramite il suo legale, impugnava immediatamente il provvedimento davanti al Tribunale del riesame, sollevando diverse eccezioni. Tra queste, la più rilevante si concentrava su una grave lacuna del decreto di sequestro emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari (GIP): la totale assenza di motivazione sul cosiddetto periculum in mora, ovvero il pericolo concreto che i beni potessero essere dispersi nelle more del procedimento.

Il Tribunale del riesame rigettava l’istanza, ritenendo di poter integrare la motivazione mancante. Contro questa decisione, la società proponeva ricorso per Cassazione.

La Decisione della Cassazione sul periculum in mora

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della società, annullando senza rinvio sia l’ordinanza del Tribunale del riesame sia il decreto di sequestro originario. Il fulcro della decisione risiede proprio nella questione del periculum in mora.

I giudici supremi hanno chiarito che, sebbene il Tribunale del riesame abbia poteri integrativi sulla motivazione di un provvedimento cautelare, non può spingersi fino a creare una motivazione dove questa sia completamente assente. Un conto è correggere o arricchire una motivazione esistente ma insufficiente; un altro è supplire a una sua totale omissione su un requisito essenziale.

L’impossibilità di sanare una motivazione inesistente

La Corte, richiamando i principi consolidati dalle Sezioni Unite (sentenze “Ellade” e “Capasso”), ha ribadito che l’obbligo di motivazione sul periculum è un presidio di garanzia ineludibile. Il giudice che emette il sequestro deve, seppur sinteticamente, spiegare le ragioni concrete per cui ritiene necessario anticipare l’effetto ablativo della confisca. Deve indicare il rischio che i beni (in questo caso, somme di denaro) possano essere occultati, spesi o trasferiti, rendendo inefficace una futura sentenza di condanna.

Nel caso di specie, il GIP si era limitato a illustrare il fumus commissi delicti (la sussistenza degli indizi di reato), omettendo qualsiasi valutazione sul pericolo. Questa omissione radicale, secondo la Cassazione, determina una nullità insanabile del provvedimento.

Le Motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha fondato la sua decisione su un’argomentazione giuridica rigorosa. Ha stabilito che l’omissione totale della motivazione sul periculum in mora non è una mera irregolarità, ma una violazione che vizia geneticamente il provvedimento di sequestro. Il potere integrativo del Tribunale del riesame, previsto dall’art. 309, comma 9, cod. proc. pen., non può essere esercitato per sanare una nullità di questo tipo.

I giudici hanno spiegato che consentire al riesame di “scrivere” ex novo una parte essenziale e mancante della motivazione equivarrebbe a un potere sostitutivo non previsto dalla legge. Il riesame è un controllo, non una riedizione del potere cautelare. Quando il provvedimento originario è privo di un requisito fondamentale, l’unica conseguenza possibile è il suo annullamento.

La Corte ha anche respinto l’argomento relativo alla competenza territoriale, confermando che, in assenza di certezza sul luogo di invio dei modelli F24, prevale il criterio sussidiario del luogo di accertamento del reato.

Conclusioni

Questa sentenza è un monito fondamentale per la prassi giudiziaria: le misure cautelari reali, che incidono pesantemente sul patrimonio dei cittadini e delle imprese, devono essere supportate da una motivazione completa in ogni loro elemento costitutivo. L’obbligo di giustificare non solo la probabile colpevolezza (fumus), ma anche l’urgenza di intervenire (periculum), non ammette deroghe. Una sua violazione comporta la caducazione del sequestro e l’immediata restituzione di quanto sottratto, a piena tutela dei diritti patrimoniali garantiti dalla Costituzione.

Può il Tribunale del riesame correggere un decreto di sequestro che non spiega affatto il ‘periculum in mora’?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che se la motivazione sul ‘periculum in mora’ è completamente assente nel provvedimento originale, il Tribunale del riesame non può crearla ex novo. Deve annullare il decreto di sequestro perché affetto da un vizio di nullità insanabile.

Come si determina la competenza territoriale per il reato di indebita compensazione se non è certo il luogo di invio del modello F24?
Secondo la sentenza, quando non è possibile individuare con certezza il luogo dell’ultima utilizzazione del credito, si applica il criterio sussidiario del ‘luogo di accertamento del reato’, come previsto dall’art. 18 del D.Lgs. 74/2000.

Cosa comporta la decisione della Cassazione di ‘annullare senza rinvio’ un’ordinanza di sequestro?
Significa che la decisione è definitiva. Sia l’ordinanza del Tribunale del riesame sia il decreto di sequestro del GIP vengono cancellati in modo irrevocabile. Di conseguenza, i beni sequestrati devono essere immediatamente restituiti all’avente diritto, senza che vi sia un nuovo giudizio sulla stessa misura cautelare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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