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Periculum in mora: annullato sequestro senza prova

La Corte di Cassazione ha annullato un sequestro preventivo per equivalente su beni personali di un indagato, poiché il decreto originario mancava di qualsiasi motivazione sul periculum in mora, ovvero il rischio concreto di dispersione dei beni. La Corte ha ribadito che tale motivazione è un requisito essenziale, la cui assenza non può essere sanata dal Tribunale del Riesame, portando all’annullamento senza rinvio del provvedimento e alla restituzione dei beni.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Periculum in mora: la Cassazione annulla il sequestro senza prova del rischio

Il sequestro preventivo è uno degli strumenti più incisivi a disposizione dell’autorità giudiziaria, capace di congelare il patrimonio di un indagato in attesa della definizione del processo. Tuttavia, il suo utilizzo deve rispettare garanzie fondamentali. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 13373/2024) ha ribadito un principio cruciale: la necessità di una motivazione concreta sul periculum in mora, ovvero il rischio effettivo che l’indagato possa disperdere i propri beni. Senza questa prova, il sequestro è illegittimo.

I Fatti del Caso

Il caso riguardava un imprenditore, ritenuto amministratore di fatto di diverse società cooperative, indagato per una serie di reati tributari e previdenziali. Il Giudice per le Indagini Preliminari aveva emesso un imponente decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca. Il sequestro era di tipo ‘diretto’ sui beni delle società per circa 12 milioni di euro e, in via subordinata e ‘per equivalente’, sui beni personali dell’indagato per oltre 11 milioni di euro.

I difensori dell’imprenditore hanno impugnato il provvedimento davanti al Tribunale del Riesame, che ha però confermato il sequestro. La difesa ha quindi presentato ricorso in Cassazione, lamentando un vizio fondamentale: il decreto di sequestro originario era totalmente privo di motivazione riguardo al periculum in mora sui beni personali dell’indagato. In altre parole, il giudice non aveva spiegato perché fosse urgente sequestrare i beni dell’imprenditore, né quale fosse il pericolo concreto che questi potesse venderli o nasconderli.

La Decisione della Corte e il ruolo del periculum in mora

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando senza rinvio sia l’ordinanza del Tribunale del Riesame sia il decreto di sequestro originario. La decisione si fonda su un’applicazione rigorosa dei principi stabiliti dalla celebre sentenza delle Sezioni Unite ‘Ellade’ (n. 36959/2021). Questo storico pronunciamento ha chiarito che ogni sequestro preventivo finalizzato alla confisca deve contenere una ‘concisa motivazione’ sul periculum in mora.

Il giudice non può limitarsi a constatare l’esistenza di un presunto reato, ma deve spiegare le ragioni specifiche che rendono necessaria l’anticipazione degli effetti della confisca. Deve dimostrare perché non si può attendere la fine del processo, evidenziando il rischio che, nel frattempo, il bene possa essere ‘modificato, disperso, deteriorato, utilizzato od alienato’.

Le Motivazioni della Sentenza

Nel caso di specie, la Corte ha rilevato che il decreto di sequestro del GIP, pur essendo dettagliato sui reati contestati, era completamente silente sul pericolo di dispersione dei beni personali dell’indagato. La motivazione sul periculum in mora era presente solo in relazione alle società, ma assente per il patrimonio dell’imprenditore. I giudici hanno sottolineato che il riferimento generico a un’attitudine dell’indagato a interporre ‘soggetti fittizi’ non era sufficiente a costituire una valida motivazione, in quanto non collegato specificamente al rischio di dispersione dei suoi beni personali.

Un punto cruciale della sentenza è l’affermazione che il Tribunale del Riesame non ha il potere di ‘integrare’ la motivazione mancante. Se il decreto ‘genetico’ (quello originario) è privo di un elemento essenziale come la motivazione sul pericolo, il vizio è insanabile. Il Riesame non può ‘aggiungere’ a posteriori le ragioni che il primo giudice ha omesso. L’assenza di motivazione rende il provvedimento nullo fin dall’origine.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa sentenza rappresenta un’importante tutela per i diritti patrimoniali dei cittadini. Essa impone agli organi inquirenti e giudicanti un onere di motivazione non formale ma sostanziale. Non basta ipotizzare un reato per giustificare un sequestro; è necessario dimostrare l’urgenza concreta della misura cautelare. Per la difesa, questo principio offre un solido argomento per contestare provvedimenti di sequestro immotivati o basati su motivazioni generiche o apparenti. La decisione della Cassazione di annullare ‘senza rinvio’ il sequestro e ordinare l’immediata restituzione dei beni sottolinea la gravità del vizio riscontrato e l’impossibilità di qualsiasi ‘sanatoria’ successiva.

È possibile disporre un sequestro preventivo per equivalente senza motivare il rischio che l’indagato disperda i suoi beni?
No, la Cassazione ha stabilito che il provvedimento deve contenere una motivazione specifica sul ‘periculum in mora’, cioè il concreto pericolo che i beni vengano modificati, dispersi o alienati prima della fine del processo. Un’assenza totale di motivazione su questo punto rende il sequestro nullo.

Se il primo decreto di sequestro manca della motivazione sul periculum in mora, il Tribunale del Riesame può aggiungerla in un secondo momento?
No. La Corte ha chiarito che il Tribunale del Riesame non ha il potere di integrare o sanare una motivazione mancante nel decreto ‘genetico’ (l’atto originale). La mancanza di motivazione è un vizio che rende nullo l’atto fin dall’origine.

Qual è la conseguenza dell’accoglimento del ricorso per mancanza di motivazione sul periculum in mora?
La conseguenza è l’annullamento senza rinvio dell’ordinanza impugnata e del decreto di sequestro originale. Questo comporta l’immediato dissequestro dei beni e la loro restituzione all’avente diritto, senza che un altro giudice possa riesaminare la questione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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