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Periculum in mora: annullato sequestro preventivo

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di sequestro preventivo per un reato fiscale, evidenziando che la motivazione sul periculum in mora non può basarsi su formule generiche. La Corte ha stabilito che la gravità del reato e l’ingente somma evasa non sono sufficienti a dimostrare il rischio concreto che l’indagato disperda i suoi beni, soprattutto quando la difesa fornisce prove contrarie, come l’assenza di atti dispositivi per anni. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame che valuti specificamente questo aspetto.

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Pubblicato il 20 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Periculum in mora: quando il sequestro preventivo viene annullato

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 36114 del 2024, ha offerto un importante chiarimento sui requisiti necessari per disporre un sequestro preventivo, focalizzandosi in particolare sulla nozione di periculum in mora. Questa decisione sottolinea come la motivazione del giudice non possa limitarsi a formule generiche, ma debba basarsi su una valutazione concreta del rischio di dispersione del patrimonio. Analizziamo insieme questo caso emblematico.

I Fatti del Caso

Un imprenditore, in proprio e in qualità di legale rappresentante di una S.r.l., veniva indagato per il reato di frode fiscale previsto dall’art. 2 del D.Lgs. 74/2000. Sulla base delle indagini, il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) emetteva un decreto di sequestro preventivo, successivamente confermato dal Tribunale del riesame di Napoli.

L’indagato decideva di ricorrere in Cassazione, lamentando una violazione di legge proprio in relazione al presupposto del periculum in mora. La sua difesa sosteneva che i beni sequestrati erano stati acquistati in epoca molto precedente ai fatti contestati e che, nonostante la società fosse sotto la lente della Guardia di Finanza dal 2019, non era mai stato compiuto alcun atto dispositivo o distrattivo del patrimonio.

La Valutazione del Periculum in mora secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. Il punto cruciale della decisione risiede nella critica alla motivazione addotta dal Tribunale del riesame per giustificare il periculum in mora. Secondo i giudici di legittimità, il Tribunale si era limitato a utilizzare una ‘formula di stile’, basando il pericolo di dispersione patrimoniale su due elementi:

1. La ‘negativa personalità’ dell’indagato, desunta dal ricorso a un meccanismo fraudolento per più anni.
2. Il rilevante importo dell’IVA evasa, pari a circa 7,8 milioni di euro.

Tuttavia, la Corte ha specificato che questi parametri, pur importanti, non sono di per sé sufficienti a dimostrare l’esistenza di un pericolo concreto e attuale che l’indagato possa disperdere i propri beni per sottrarli alla pretesa dello Stato. Il giudice deve, invece, verificare la sussistenza di specifici indici di dispersione del patrimonio.

Le Motivazioni

La motivazione della Cassazione è netta: il Tribunale del riesame ha omesso di rispondere a un punto specifico e decisivo sollevato dalla difesa. L’imprenditore aveva dimostrato di non aver mai compiuto atti dispositivi o distrattivi sui suoi beni, nonostante fosse a conoscenza dell’attenzione degli inquirenti fin dal 2019. Questo comportamento, secondo la difesa, era la prova dell’insussistenza del periculum in mora.

La Corte ha ritenuto che la mancata valutazione di questo argomento ha reso la motivazione del Tribunale insufficiente e apparente. Non basta affermare genericamente che la gravità del reato e l’ingente profitto creano un rischio; occorre un’analisi fattuale che prenda in considerazione tutti gli elementi, inclusi quelli a favore dell’indagato. Di conseguenza, la Corte ha annullato l’ordinanza impugnata, rinviando il caso al Tribunale di Napoli per un nuovo esame che tenga conto dei principi enunciati.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale in materia di misure cautelari reali: il sequestro preventivo non può essere un automatismo derivante dalla sola accusa. Il requisito del periculum in mora deve essere oggetto di un accertamento rigoroso e di una motivazione specifica, che non si limiti a clausole di stile. Per professionisti e imprenditori, ciò significa che è possibile difendersi efficacemente da un sequestro dimostrando, con elementi concreti, l’assenza di un reale pericolo di dispersione patrimoniale. La decisione rafforza le garanzie difensive, imponendo ai giudici un onere motivazionale più stringente e ancorato ai fatti specifici del caso.

Per quale motivo la Corte di Cassazione ha annullato il sequestro preventivo?
La Corte ha annullato il provvedimento perché la motivazione del Tribunale del riesame sul ‘periculum in mora’ (il rischio di dispersione dei beni) era basata su una formula generica, legata alla gravità del reato e all’importo evaso, senza rispondere allo specifico argomento della difesa, che aveva dimostrato l’assenza di atti dispositivi sul patrimonio per un lungo periodo.

La gravità del reato e l’importo elevato del presunto profitto sono sufficienti a giustificare il periculum in mora?
No. Secondo questa sentenza, tali elementi non sono di per sé sufficienti. Il giudice deve verificare la presenza di specifici e concreti indici che dimostrino un reale rischio di dispersione del patrimonio, non potendo basare la sua decisione solo su presunzioni generali.

Quale obbligo ha il giudice del riesame nel valutare il periculum in mora?
Il giudice del riesame ha l’obbligo di fornire una motivazione puntuale e non generica, che analizzi tutti gli elementi del caso, compresi quelli portati dalla difesa. In particolare, deve rispondere in modo specifico ai punti decisivi sollevati dal ricorrente, come la dimostrazione di non aver compiuto atti finalizzati a disperdere i propri beni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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