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Pericolosità sociale: valutazione e attualità

Un soggetto ricorre contro la misura della sorveglianza speciale, sostenendo la mancanza di una pericolosità sociale attuale. La Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile, confermando che la valutazione della pericolosità sociale può basarsi su una sequenza coerente di reati, anche se alcuni procedimenti sono ancora pendenti, e sulla dimostrazione che l’individuo trae sostentamento da attività illecite. La Corte ha inoltre chiarito che una recente sottoposizione a misura cautelare è un forte indizio dell’attualità del pericolo.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pericolosità Sociale: la Cassazione Definisce i Criteri di Valutazione

La valutazione della pericolosità sociale è un pilastro del nostro sistema di misure di prevenzione, strumenti volti a impedire la commissione di reati da parte di soggetti ritenuti inclini a delinquere. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti sui criteri che i giudici devono seguire per accertare tale condizione, confermando come un quadro indiziario composito, che include anche procedimenti pendenti e la situazione economica del soggetto, sia sufficiente a giustificare misure restrittive della libertà personale.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso presentato dal difensore di un uomo al quale era stata applicata la misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, con obbligo di soggiorno nel comune di residenza per un anno e sei mesi, oltre al versamento di una cauzione. La misura era stata inizialmente disposta dal Tribunale e successivamente confermata dalla Corte di Appello.

Il ricorrente lamentava che la valutazione della sua pericolosità si basasse su un quadro indiziario ridimensionato rispetto alla proposta iniziale. Sosteneva che i fatti residui fossero solo episodi sporadici e non indicativi di una dedizione stabile ad attività delittuose. Inoltre, contestava il requisito dell’attualità della pericolosità, poiché la misura cautelare a suo carico per reati di riciclaggio era stata prima attenuata e poi revocata. Infine, riteneva la durata della misura e l’importo della cauzione sproporzionati.

La Valutazione della Pericolosità Sociale e il Ruolo degli Indizi

Nonostante il ridimensionamento del quadro accusatorio iniziale, la Corte di Appello aveva ritenuto sussistente la pericolosità del soggetto. A suo carico risultavano infatti una condanna in primo grado a 10 anni per reati gravi come ricettazione, porto d’armi e rapine aggravate; una condanna definitiva per tentato riciclaggio; e ulteriori procedimenti pendenti per ricettazione e riciclaggio di un ingente numero di veicoli.

La Corte ha individuato in questa sequenza di fatti una chiara “specializzazione” nel settore dei reati contro il patrimonio, in particolare nel riciclaggio di veicoli. Questa continuità criminale, intensificatasi tra il 2019 e il 2021, è stata ritenuta indicativa di una propensione a delinquere ben radicata, smentendo la tesi difensiva di episodi occasionali.

L’Importanza della Situazione Reddituale

Un elemento chiave nella valutazione della pericolosità sociale è stato l’analisi della situazione economica del ricorrente e del suo nucleo familiare. I giudici hanno evidenziato la marcata sproporzione tra i modesti redditi leciti dichiarati e il tenore di vita, concludendo che il soggetto traesse almeno in parte i propri mezzi di sussistenza dall’attività illecita. Questo aspetto è fondamentale per inquadrare un individuo nella categoria dei soggetti che vivono abitualmente con i proventi di attività delittuose.

La Decisione della Cassazione: Attualità della Pericolosità

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo le argomentazioni della difesa un tentativo di rimettere in discussione il merito della valutazione, compito precluso in sede di legittimità. La Suprema Corte ha confermato la correttezza del ragionamento dei giudici di appello, sottolineando alcuni principi fondamentali.

In primo luogo, ha ribadito che ai fini del giudizio di pericolosità si possono valutare non solo le condanne definitive, ma anche gli elementi emergenti da procedimenti penali ancora pendenti, purché significativi. In secondo luogo, ha affrontato il cruciale requisito dell’attualità della pericolosità. Contrariamente a quanto sostenuto dal ricorrente, la recente sottoposizione a una misura cautelare per fatti gravi (commessi fino al 2021 e con misura revocata solo a fine 2023) non esclude, ma anzi rafforza, la prognosi di una pericolosità ancora presente. La stasi nell’attività criminale durante la detenzione cautelare è stata considerata una conseguenza inevitabile della restrizione, non un segno di ravvedimento.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la propria decisione evidenziando che il giudizio sulla pericolosità sociale non si fonda su un singolo elemento, ma su una valutazione complessiva e logica di una pluralità di indici. La sequenza dei reati, la loro natura specifica, la continuità nel tempo e l’evidenza che l’attività criminale costituisca una fonte di reddito sono tutti fattori che, letti insieme, costruiscono un quadro di pericolosità qualificato e attuale. La revoca di una misura cautelare non implica automaticamente la cessazione della pericolosità ai fini della prevenzione, poiché i due istituti rispondono a presupposti e finalità differenti. Il giudizio di prevenzione si basa su una prognosi a lungo termine sul comportamento futuro della persona, ancorata al suo percorso criminale passato.

Le Conclusioni

Questa sentenza riafferma la legittimità di un approccio valutativo ampio e composito nell’accertamento della pericolosità sociale. Per i giudici, è essenziale considerare l’intera storia criminale del soggetto, la sua specializzazione in determinati reati e la sua condizione economica per formulare un giudizio prognostico affidabile. La decisione chiarisce che anche in presenza di un quadro indiziario ridimensionato, gli elementi residui, se gravi e coerenti, possono essere più che sufficienti a fondare l’applicazione di una misura di prevenzione come la sorveglianza speciale, confermando la sua funzione di strumento essenziale per la sicurezza pubblica.

I procedimenti penali ancora in corso possono essere usati per valutare la pericolosità sociale?
Sì, la sentenza conferma che il giudice può valutare non solo le condanne definitive, ma anche gli elementi di fatto significativi che emergono da procedimenti penali pendenti per formare il proprio giudizio sulla pericolosità di un soggetto.

Una misura cautelare recente può dimostrare l’attualità della pericolosità sociale?
Sì, la Corte ha stabilito che la sottoposizione a una misura cautelare per reati recenti costituisce un forte indicatore dell’attualità della pericolosità, poiché il giudizio prognostico per la misura cautelare si basa su esigenze concrete e attuali, rilevanti anche per la misura di prevenzione.

Cosa significa che non c’è stata violazione del divieto di “reformatio in peius”?
Significa che, sebbene la Corte di Appello abbia esaminato un quadro indiziario ridimensionato rispetto al primo grado, la sua decisione finale (la conferma della misura) non ha peggiorato la posizione del ricorrente. Pertanto, il principio che vieta di peggiorare la situazione di chi impugna una sentenza non è stato violato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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