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Pericolosità sociale: rissa e proroga misura sicurezza

La Corte di Cassazione ha confermato la decisione di prorogare una misura di sicurezza di libertà vigilata nei confronti di un soggetto condannato per reati di stampo mafioso. Nonostante un percorso di reinserimento positivo, un recente episodio di rissa condominiale è stato ritenuto un indicatore sufficiente di una persistente pericolosità sociale, giustificando così la continuazione della misura. La Corte ha stabilito che la valutazione deve essere globale e che un singolo evento negativo recente può prevalere su precedenti progressi, se ritenuto sintomatico di un atteggiamento non modificato.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pericolosità Sociale: Quando una Rissa Annulla Anni di Buona Condotta

La valutazione della pericolosità sociale è un processo complesso e dinamico, cruciale per decidere se prorogare o meno una misura di sicurezza. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha chiarito come un singolo episodio negativo, quale una rissa condominiale, possa essere determinante per confermare la pericolosità di un individuo, anche a fronte di un percorso di reinserimento sociale apparentemente positivo. Questo caso offre spunti fondamentali su come i giudici bilanciano i comportamenti passati e presenti nel loro giudizio.

I Fatti del Caso

Il protagonista della vicenda era un individuo condannato in via definitiva per il grave reato di associazione di tipo mafioso (art. 416-bis c.p.), al quale era stata applicata la misura di sicurezza della libertà vigilata. Alla scadenza della misura, il Magistrato di sorveglianza ne aveva disposto la proroga per tre anni. In sede di appello, il Tribunale di Sorveglianza aveva parzialmente accolto il reclamo, riducendo la proroga a due anni.

La decisione si basava su un evento specifico: il coinvolgimento del soggetto in una rissa avvenuta per futili motivi condominiali, che aveva portato a una denuncia a suo carico. La difesa ha impugnato questa decisione dinanzi alla Corte di Cassazione, sostenendo che il Tribunale avesse errato nella sua valutazione.

I Motivi del Ricorso: La Difesa Contesta la Pericolosità Sociale

Il ricorso si fondava su due argomenti principali:

1. Vizio di motivazione: Secondo la difesa, i giudici non avevano adeguatamente considerato le relazioni positive dei servizi sociali (U.E.P.E.) che attestavano un percorso di reinserimento sociale efficace e un’evoluzione positiva della personalità del condannato durata ben quattro anni.
2. Violazione di legge: Si contestava la sussistenza stessa della pericolosità sociale attuale. La difesa sosteneva che il giudizio si basasse unicamente su una denuncia “inattendibile” per un episodio che, a loro dire, era stato mal interpretato, e che non teneva conto della chiara volontà del soggetto di reintegrarsi nella società.

In sostanza, la difesa chiedeva alla Cassazione di riconsiderare l’episodio della rissa, ridimensionandone la portata e dando maggior peso al percorso rieducativo pregresso.

L’Analisi della Corte di Cassazione e la Valutazione della Pericolosità Sociale

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, ritenendolo infondato. L’analisi dei giudici supremi si è concentrata sulla corretta applicazione dei principi che regolano la proroga delle misure di sicurezza.

Il potere del giudice di disporre la proroga si basa sugli articoli 203 e 208 del codice penale, che richiedono un giudizio prognostico sulla probabilità che la persona commetta nuovi reati. Questa prognosi, hanno ricordato i giudici, deve tenere conto non solo della gravità dei reati originari, ma anche e soprattutto del comportamento tenuto dal condannato durante e dopo l’espiazione della pena.

Nel caso specifico, il Tribunale di Sorveglianza ha legittimamente considerato l’episodio della rissa come un parametro fondamentale. La Cassazione ha chiarito che il suo ruolo non è quello di riesaminare i fatti (come si è svolta la rissa e chi avesse ragione), ma di verificare la logicità e la correttezza giuridica del ragionamento del giudice di merito. E quel ragionamento è stato ritenuto impeccabile.

Il Peso di un Comportamento Recente

La Corte ha sottolineato che il Tribunale non si è limitato a prendere atto della mera denuncia, ma ha valutato la vicenda nel suo complesso, includendo l’intervento delle forze dell’ordine. Da questa analisi, ha desunto un “perdurante atteggiamento mafioso”, un comportamento che, al di là del singolo reato di rissa, era sintomatico di una personalità ancora incline alla prevaricazione e non pienamente risocializzata.

Di fronte a un simile indicatore di pericolosità sociale attuale, il Tribunale ha ritenuto, in modo non illogico, che l’episodio negativo recente dovesse prevalere sulle positive relazioni dei servizi sociali accumulate nel tempo. Il processo di revisione critica della pericolosità, centrale in questa materia, non poteva concludersi con una prognosi rassicurante.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Cassazione si fondano su un principio cardine: la valutazione della pericolosità sociale è un giudizio globale e attuale. Un percorso positivo di reinserimento è certamente un elemento importante, ma non costituisce una garanzia assoluta contro la proroga di una misura di sicurezza. Un singolo atto, se particolarmente significativo e recente, può incrinare la prognosi favorevole e dimostrare che il rischio di recidiva non è venuto meno. I giudici di merito hanno correttamente ritenuto che la rissa condominiale fosse proprio uno di questi atti sintomatici, un campanello d’allarme che non poteva essere ignorato.

Conclusioni

La sentenza ribadisce che la strada verso la piena risocializzazione è costantemente sotto esame. Per i soggetti sottoposti a misure di sicurezza, ogni comportamento assume un peso rilevante. Questa decisione insegna che non è sufficiente mantenere per un periodo una condotta formalmente corretta; è necessario dimostrare un cambiamento interiore profondo, astenendosi da qualsiasi comportamento, anche se non costituisce un reato grave, che possa essere interpretato come un ritorno a logiche prevaricatrici e violente. La valutazione della pericolosità sociale rimane un’analisi complessa, dove il passato criminale e il percorso rieducativo vengono costantemente confrontati con il presente.

Una singola denuncia per rissa può giustificare la proroga di una misura di sicurezza?
No, non la mera denuncia in sé. Tuttavia, se il giudice valuta l’intero episodio (includendo ad esempio l’intervento della polizia e le modalità del fatto) e lo ritiene un indicatore concreto di una pericolosità sociale ancora attuale e di un atteggiamento non modificato, può legittimamente porlo a fondamento della decisione di proroga.

Un percorso positivo di reinserimento sociale viene annullato da un singolo episodio negativo?
Non viene automaticamente annullato, ma può essere considerato recessivo. Il giudice deve compiere una valutazione globale e attuale. Se l’episodio negativo è recente e ritenuto particolarmente sintomatico di una personalità ancora pericolosa, il giudice può logicamente ritenerlo prevalente rispetto ai progressi passati, concludendo che non sussiste una prognosi rassicurante.

Qual è il ruolo della Corte di Cassazione nella valutazione della pericolosità sociale?
La Corte di Cassazione non riesamina i fatti né esprime un proprio giudizio sulla pericolosità della persona. Il suo compito è verificare che la decisione del giudice di merito (in questo caso, il Tribunale di Sorveglianza) sia basata su una motivazione logica, coerente, non contraddittoria e rispettosa delle norme di legge. Non può sostituire la valutazione del giudice con la propria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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