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Pericolosità sociale: ricorso inammissibile

La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro il mantenimento di una misura di sorveglianza speciale. La valutazione sulla pericolosità sociale del ricorrente, basata su recenti episodi come il possesso illegale di armi, è stata ritenuta adeguatamente motivata dalla Corte d’Appello, escludendo la possibilità di un riesame nel merito in sede di legittimità.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pericolosità Sociale e Limiti al Ricorso: la Cassazione Conferma la Misura di Prevenzione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 1230 del 2024, torna a pronunciarsi sui confini del giudizio di legittimità in materia di misure di prevenzione, ribadendo i criteri per la valutazione della pericolosità sociale attuale. La decisione sottolinea come, in assenza di una violazione di legge, la valutazione fattuale dei giudici di merito sia insindacabile, portando alla dichiarazione di inammissibilità del ricorso.

I Fatti del Caso: dalla Sorveglianza Speciale al Ricorso

Il caso riguarda un soggetto sottoposto a una misura di prevenzione della sorveglianza di pubblica sicurezza, applicata originariamente nel 2012. L’esecuzione della misura era stata più volte sospesa a causa di periodi di detenzione e ripristinata nel marzo 2022. L’interessato aveva richiesto la revoca o la modifica della misura, ma la sua istanza era stata rigettata prima dal Tribunale di Cosenza e poi dalla Corte d’Appello di Catanzaro.

Contro la decisione della Corte d’Appello, il soggetto ha proposto ricorso per cassazione, lamentando un difetto di motivazione. A suo dire, la valutazione sulla sua attuale pericolosità si basava unicamente su un procedimento penale pendente, nel quale peraltro il fratello si era assunto ogni responsabilità. Sosteneva inoltre che non erano stati considerati elementi a suo favore, come l’assenza di frequentazioni con pregiudicati e il lungo tempo trascorso dai reati contestati in origine.

L’aggiornamento della pericolosità sociale secondo la Corte d’Appello

La Corte d’Appello aveva invece fondato la propria decisione su elementi concreti e recenti. In particolare, aveva evidenziato due episodi significativi:

1. Un arresto avvenuto nel luglio 2021 per il possesso di quasi 300 cartucce e un fucile a canne sovrapposte.
2. Una violazione commessa nel febbraio 2022, quando era stato sorpreso alla guida di un veicolo nonostante la patente gli fosse stata revocata.

Questi fatti, secondo i giudici di merito, dimostravano la persistenza di una concreta pericolosità sociale e l’assenza di un percorso di ravvedimento, giustificando il mantenimento della misura di prevenzione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, aderendo alle conclusioni del Procuratore Generale. Il fulcro della motivazione risiede nella natura stessa del ricorso per cassazione in materia di misure di prevenzione. La legge (art. 10, d.lgs. 159/2011) stabilisce che il ricorso è ammesso solo per violazione di legge, non per vizi di motivazione come l’illogicità o la contraddittorietà.

L’unico vizio motivazionale che può essere fatto valere è la “mancanza” assoluta di motivazione, ovvero quando il testo della decisione è talmente carente o apparente da non rendere comprensibile l’iter logico seguito dal giudice. Nel caso di specie, la Corte di Cassazione ha riscontrato che la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione chiara e basata su elementi fattuali specifici (l’arresto per le armi e la guida senza patente). Questi elementi sono stati ritenuti sufficienti a fondare, in modo non apparente, il giudizio sull’attualità della pericolosità sociale.

Di conseguenza, le censure sollevate dal ricorrente sono state interpretate come un tentativo di ottenere dalla Cassazione una nuova e diversa valutazione dei fatti, un’operazione preclusa in sede di legittimità. La Corte non può sostituire il proprio giudizio a quello del giudice di merito se quest’ultimo ha fornito una giustificazione logica e coerente.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza ribadisce un principio consolidato: il giudizio sull’attualità della pericolosità sociale è una valutazione di merito, ampiamente discrezionale, che spetta ai giudici dei primi due gradi di giudizio. Il controllo della Corte di Cassazione è limitato a verificare che tale giudizio sia supportato da una motivazione che non sia meramente apparente. Finché la decisione impugnata si basa su elementi concreti e spiega il percorso logico che ha portato a confermare la misura, le possibilità di successo di un ricorso per cassazione sono estremamente ridotte. La decisione comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000,00 euro alla Cassa delle ammende, a causa della colpa nella determinazione della causa di inammissibilità.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione sulla pericolosità sociale fatta dai giudici di merito?
No, non è possibile contestare il merito della valutazione. Il ricorso per cassazione in materia di misure di prevenzione è ammesso solo per violazione di legge. Un vizio di motivazione può essere denunciato solo se la motivazione è completamente assente o meramente apparente, non se è semplicemente illogica o contraddittoria.

Quali elementi possono fondare un giudizio di attuale pericolosità sociale?
Il giudizio si può fondare su elementi di fatto concreti e recenti che dimostrino la probabilità che il soggetto commetta futuri reati. Nel caso esaminato, sono stati ritenuti rilevanti l’arresto per possesso illegale di armi e munizioni e la guida con patente revocata.

Cosa succede se un ricorso per cassazione in materia di prevenzione viene dichiarato inammissibile?
Se il ricorso è dichiarato inammissibile, la decisione impugnata diventa definitiva. Inoltre, come stabilito dalla Corte in questa sentenza, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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