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Pericolosità sociale: quando va rivalutata la misura?

La Cassazione chiarisce che un ritardo di un anno tra l’applicazione e l’esecuzione di una misura di prevenzione non impone una nuova valutazione della pericolosità sociale del soggetto, se questi non era detenuto. La violazione degli obblighi è un reato istantaneo.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pericolosità Sociale e Misure di Prevenzione: L’Attualità del Requisito

L’applicazione delle misure di prevenzione personali si fonda su un concetto cardine del nostro ordinamento: la pericolosità sociale. Ma cosa accade se passa molto tempo tra la decisione del giudice e l’effettiva esecuzione della misura? La pericolosità, accertata in passato, può ancora considerarsi attuale? Con una recente sentenza, la Corte di Cassazione ha fornito un’importante precisazione su questo tema, distinguendo nettamente le situazioni in cui è obbligatoria una nuova valutazione.

I Fatti del Caso

Un soggetto veniva sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, con l’obbligo di soggiornare in un determinato Comune e di non allontanarsene senza autorizzazione. Un giorno, veniva sorpreso mentre transitava in un altro Comune. Per questa violazione, veniva condannato sia in primo grado che in appello.

La Tesi Difensiva: la Carenza di Pericolosità Sociale Attuale

Il ricorrente, tramite il suo difensore, ha basato il proprio ricorso in Cassazione su un unico, cruciale motivo: l’illogicità della motivazione riguardo all’attualità della sua pericolosità sociale.
Nello specifico, la difesa evidenziava come il provvedimento che applicava la misura, emesso nel giugno 2017, fosse stato notificato ed eseguito solo un anno dopo, nel giugno 2018. Questo lasso di tempo, secondo il ricorrente, avrebbe dovuto imporre al giudice una nuova valutazione della sua pericolosità al momento dell’effettiva applicazione della misura. In assenza di questo requisito di attualità, la misura stessa e, di conseguenza, la condanna per la sua violazione, sarebbero state illegittime.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato. I giudici hanno chiarito che i principi di diritto invocati dalla difesa non erano applicabili al caso specifico.

La Corte ha richiamato la sentenza della Corte Costituzionale n. 291 del 2013 e la successiva legislazione (art. 14, comma 2-ter, d.lgs. 159/2011), che hanno stabilito l’obbligo di rivalutare la pericolosità sociale del destinatario di una misura di prevenzione quando l’esecuzione di quest’ultima sia rimasta sospesa a causa di un lungo stato di detenzione (per almeno due anni). La logica di questa norma risiede nel fatto che un lungo periodo in carcere, specialmente se accompagnato da un percorso di risocializzazione, può modificare l’atteggiamento della persona e far venir meno la sua pericolosità.

Tuttavia, nel caso in esame, la situazione era diversa. L’imputato non era stato detenuto e il tempo trascorso tra l’emissione del provvedimento e la sua esecuzione era solo di un anno. In una simile circostanza, ha affermato la Corte, non sussisteva alcun obbligo per il giudice della prevenzione di procedere d’ufficio a una nuova valutazione dell’attualità della pericolosità.

Inoltre, la Corte ha ribadito la natura del reato contestato. La violazione dell’obbligo di soggiorno è un reato istantaneo, che si consuma nel preciso momento in cui il soggetto si allontana senza autorizzazione dal Comune designato. È irrilevante che lo spostamento sia temporaneo o che la condotta non sia abituale; il semplice allontanamento non autorizzato integra il reato.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un principio fondamentale: l’obbligo di rivalutazione della pericolosità sociale non è automatico e non deriva dal semplice trascorrere del tempo. Tale obbligo scatta in circostanze specifiche e normativamente previste, come la sospensione dell’esecuzione della misura a causa di una detenzione protratta per almeno un biennio. Al di fuori di queste ipotesi, la valutazione di pericolosità effettuata al momento dell’applicazione della misura rimane valida. La violazione degli obblighi imposti, come quello di soggiorno, costituisce un reato istantaneo, perfezionato con il semplice compimento della condotta vietata.

Quando è necessario rivalutare la pericolosità sociale di un soggetto prima di eseguire una misura di prevenzione?
La rivalutazione della pericolosità sociale è obbligatoria, anche d’ufficio, quando l’esecuzione della misura di prevenzione è stata sospesa a causa di uno stato di detenzione per espiazione di pena che si sia protratto per almeno due anni.

Un ritardo di un anno tra l’emissione e l’esecuzione di una misura di prevenzione la rende illegittima?
No. Secondo la Corte, un ritardo di un solo anno tra l’adozione del provvedimento e la sua esecuzione, in assenza di uno stato di detenzione, non impone automaticamente un obbligo di rivalutazione della pericolosità sociale dell’imputato.

Come si configura il reato di violazione dell’obbligo di soggiorno?
Il reato di violazione dell’obbligo di soggiorno ha carattere istantaneo. Si consuma nel momento stesso in cui avviene l’abusivo allontanamento dal Comune in cui l’imputato è obbligato a risiedere, anche in caso di spostamento temporaneo non autorizzato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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