LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Pericolosità sociale: quando non basta il pentimento

Un soggetto, sottoposto a misura di prevenzione per la sua lunga carriera in reati di narcotraffico e riciclaggio, ha impugnato il provvedimento sostenendo di essere cambiato, portando come prove una confessione e un’autobiografia. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, chiarendo che per superare una presunzione di pericolosità sociale radicata nel tempo, non bastano le dichiarazioni di pentimento. È necessario dimostrare con fatti concreti e tangibili, osservati per un congruo periodo, un cambiamento di vita definitivo e irreversibile.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 26 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pericolosità Sociale: Quando Confessione e Pentimento Non Bastano

L’ordinamento giuridico prevede strumenti, noti come misure di prevenzione, per gestire la pericolosità sociale di un individuo, anche a prescindere da una condanna definitiva. Ma cosa succede quando un soggetto, con un lungo passato criminale, afferma di essere cambiato? Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sentenza n. 26833/2025) offre chiarimenti cruciali, stabilendo che una confessione e un percorso di revisione critica del proprio passato non sono automaticamente sufficienti a dimostrare la cessazione della pericolosità.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un individuo a cui era stata applicata la misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con obbligo di soggiorno per due anni e sei mesi. La decisione si basava sul suo coinvolgimento, in un arco temporale di vent’anni (dal 2002 al 2022), in gravi reati quali coltivazione e cessione di sostanze stupefacenti, riciclaggio e autoriciclaggio. Secondo i giudici di merito, egli traeva abitualmente le proprie risorse economiche da queste attività illecite, configurando un quadro di elevata pericolosità sociale.

L’interessato ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che i giudici non avessero adeguatamente considerato la sua attuale condizione. A suo dire, la Corte d’Appello si era limitata a un’analisi del suo passato criminale, trascurando elementi fondamentali che avrebbero dovuto portare a un giudizio prognostico favorevole. In particolare, la difesa ha evidenziato due aspetti:
1. Una confessione ampia e incondizionata resa nel 2022.
2. La stesura di un’autobiografia durante la detenzione, in cui emergeva un percorso di pentimento e una volontà di cambiamento, confermati anche dalla concessione della detenzione domiciliare e della liberazione anticipata.

La Tesi della Difesa: Oltre il Passato Criminale

Secondo il ricorrente, la Corte territoriale aveva errato nel fermarsi a un giudizio “constatativo” (basato sui fatti passati) senza compiere un reale giudizio “prognostico” (orientato a valutare la pericolosità attuale e futura). La difesa riteneva che la confessione e l’autobiografia fossero state ingiustamente svalutate, rappresentando invece prove concrete di un effettivo ravvedimento.

L’Analisi della Pericolosità Sociale da parte della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte d’Appello e fornendo importanti principi sulla valutazione della pericolosità sociale. I giudici supremi hanno ribadito che tale valutazione è un’operazione complessa che si articola in due fasi:

1. Fase Ricostruttiva: Inquadrare il soggetto in una delle categorie criminologiche previste dalla legge (es. persona dedita a traffici delittuosi), basandosi sul suo agire passato.
2. Fase Prognostica: Valutare, sulla base di tale inquadramento, la probabilità di future condotte lesive dei beni giuridici tutelati.

Secondo la Corte, il passato agisce come “indice rivelatore” della possibilità di compiere future azioni illecite. Pertanto, per superare questa prognosi negativa, non è sufficiente una semplice dichiarazione di intenti.

Le Motivazioni

Nelle motivazioni, la Corte di Cassazione ha spiegato che, sebbene la confessione e il percorso di revisione critica fossero elementi credibili, non erano di per sé sufficienti ad attestare l’assenza di un’attuale pericolosità sociale. La Corte d’Appello aveva correttamente considerato la “risalente, profonda e radicata dedizione al delitto” del soggetto, da cui erano derivati ingenti profitti. Di fronte a un simile quadro, i giudici hanno ritenuto necessari “tangibili elementi fattuali indicativi di tale definitivo ed irreversibile cambio di rotta”.

In altre parole, la “labiale professione di riconoscimento delle proprie responsabilità” deve essere accompagnata da prove concrete di un cambiamento reale e consolidato. Inoltre, la Corte ha sottolineato che un lasso temporale di circa due anni tra la confessione e l’applicazione della misura non era abbastanza significativo per poter considerare il cambiamento come definitivo e irreversibile, data la gravità e la durata della carriera criminale precedente.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: nel giudizio di prevenzione, la prova della cessata pericolosità è a carico del proposto e richiede un onere probatorio particolarmente rigoroso quando si tratta di soggetti con una lunga storia criminale. Il mero pentimento, anche se documentato, non basta. Occorrono fatti concreti che dimostrino un allontanamento effettivo e stabile dal mondo del crimine. Questa decisione rafforza la natura preventiva di tali misure, che mirano a neutralizzare un rischio attuale per la collettività, basando la valutazione non solo sulle parole, ma su un’analisi complessiva della vita del soggetto, passata e presente.

Una confessione è sufficiente a dimostrare la cessata pericolosità sociale?
No, secondo la Corte di Cassazione, una confessione, anche se ampia e credibile, non è di per sé sufficiente a superare una valutazione di pericolosità sociale, specialmente a fronte di una “risalente, profonda e radicata dedizione al delitto”. Sono necessari ulteriori e tangibili elementi fattuali che indichino un cambio di vita definitivo e irreversibile.

Come viene valutata l’attualità della pericolosità sociale?
La valutazione si compone di due fasi: una “ricostruttiva”, che inquadra il soggetto in una categoria criminologica sulla base del suo passato, e una “prognostica”, che valuta la probabilità di future condotte illecite. Il passato viene utilizzato come “indice rivelatore” per formulare una previsione sul comportamento attuale e futuro della persona.

Perché il ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le argomentazioni della difesa non contestavano una violazione di legge, ma miravano a ottenere una nuova valutazione nel merito dei fatti e delle prove (come l’importanza da attribuire alla confessione e all’autobiografia). Questo tipo di riesame non è consentito nel giudizio di legittimità, che è limitato al controllo della corretta applicazione del diritto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati