Pericolosità Sociale: La Cassazione Traccia i Confini del Ricorso
L’ordinanza in esame offre un’importante lezione sui limiti del sindacato della Corte di Cassazione in materia di pericolosità sociale. Quando un giudice valuta se una persona è ancora socialmente pericolosa, compie un’analisi dei fatti e dei comportamenti. Un recente provvedimento della Suprema Corte ha ribadito che contestare questa analisi nel merito, senza individuare vizi di legittimità, porta inevitabilmente a una dichiarazione di inammissibilità del ricorso.
Il Fatto: La Proroga della Libertà Vigilata
Il caso nasce dalla decisione del Tribunale di Napoli, che aveva confermato la proroga della misura di sicurezza della libertà vigilata nei confronti di un soggetto. Questa decisione si basava su una valutazione di persistente pericolosità sociale, supportata da una serie di episodi recenti e sintomatici:
* Il possesso di sostanze stupefacenti dopo essere stato ammesso al lavoro esterno.
* La frequentazione di un soggetto pregiudicato.
* L’assenza di un’attività lavorativa stabile.
* Lo svolgimento incostante di attività di volontariato, con assenze ripetute.
* Un atteggiamento polemico e oppositivo durante i controlli delle forze dell’ordine.
Sulla base di questi elementi, il Tribunale aveva concluso che il percorso di reinserimento non era ancora consolidato e che permaneva il rischio di recidiva.
Il Ricorso alla Suprema Corte
Contro l’ordinanza del Tribunale, l’interessato ha proposto ricorso per cassazione. Tuttavia, le sue argomentazioni non si sono concentrate su presunti errori di diritto o vizi logici nella motivazione del provvedimento. Al contrario, il ricorrente ha proposto una diversa lettura degli stessi elementi fattuali, ritenendoli non così gravi o significativi come valutato dal Tribunale. In sostanza, ha chiesto alla Cassazione di effettuare un nuovo e diverso apprezzamento del merito della sua situazione, una richiesta che esula dalle competenze del giudice di legittimità.
Le Motivazioni della Corte: Inammissibile il Dissenso sul Merito
La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo una motivazione chiara e lineare. I giudici hanno spiegato che l’appello si risolveva in “un argomentato dissenso rispetto al merito della decisione”, senza muovere alcuna critica specifica alla struttura logico-giuridica della motivazione.
Il ruolo della Corte di Cassazione non è quello di riesaminare i fatti come un terzo giudice di merito, ma di verificare che la decisione impugnata sia immune da vizi di legittimità. In questo caso, il Tribunale aveva correttamente indicato gli elementi fattuali a sostegno della sua prognosi sfavorevole sulla pericolosità sociale e aveva spiegato perché tali elementi fossero prevalenti rispetto ad altri di segno opposto. La motivazione era quindi completa, logica e coerente. Chiedere alla Cassazione di dare un peso diverso a quegli stessi fatti significa invadere un campo – quello dell’apprezzamento di merito – riservato esclusivamente ai giudici delle fasi precedenti.
Le Conclusioni: Condanna alle Spese e alla Cassa delle Ammende
L’esito del giudizio è stato netto: il ricorso è stato dichiarato inammissibile. Come conseguenza diretta, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali. Inoltre, la Corte ha applicato un’ulteriore sanzione: il versamento di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa condanna accessoria scatta quando, come in questo caso, non emergono elementi per escludere la “colpa nella determinazione della causa di inammissibilità”. Proporre un ricorso basato su motivi che palesemente non rientrano nelle competenze della Cassazione costituisce, infatti, una condotta colposa. La decisione riafferma un principio fondamentale: il processo di legittimità ha regole precise che non possono essere aggirate per ottenere una nuova valutazione dei fatti.
È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare i fatti che hanno portato a un giudizio di pericolosità sociale?
No. Secondo questa ordinanza, la Corte di Cassazione non può riesaminare i fatti o sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito. Il suo compito è verificare che la decisione sia legalmente corretta e motivata in modo logico, non di stabilire se i fatti siano stati interpretati nel modo ‘giusto’.
Quali elementi possono indicare una persistente pericolosità sociale per una persona in libertà vigilata?
La decisione si basa su specifici comportamenti recenti, quali il possesso di stupefacenti, la frequentazione di pregiudicati, l’assenza di un’attività lavorativa stabile, l’incostanza in attività di volontariato e un atteggiamento polemico durante i controlli.
Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Il ricorrente viene condannato a pagare le spese processuali. Inoltre, se non ci sono elementi per escludere una sua colpa nel presentare un’impugnazione senza fondamento, viene anche condannato a versare una somma di denaro alla Cassa delle ammende, come avvenuto in questo caso con una sanzione di 3.000 euro.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 26753 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 26753 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 20/06/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME COGNOME nato a SOLOPACA il DATA_NASCITA
avverso l’ordinanza del 22/02/2024 del TRIBUNALE di NAPOLI
dato avviso alle parti; udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Visti gli atti.
Esaminati il ricorso e l’ordinanza impugnata.
ritenuto che l’unico motivo posto da NOME COGNOME a base dell’impugnazione sollecita nuovi apprezzamenti riservanti al giudice del merito e si risolve nella prospettazione di un argomentato dissenso rispetto al merito della decisione, senza alcuna critica alla struttura della motivazione e dunque al di là dei limiti del sindacato motivazionale consentito nel giudizio di legittimità.
L’ordinanza impugnata, nel giustificare la conferma del provvedimento del Magistrato di sorveglianza che aveva disposto la proroga della misura di sicurezza della libertà vigilata, ha osservato che il condannato, alla luce dei criteri di cui all’art. 133 cod. per., doveva ritenersi ancora socialmente pericoloso alla luce di specifici comportamenti sintomatici posti in essere in epoca recente: – possesso di stupefacente dopo l’ammissione al lavoro esterno all’istituto penitenziario, controllo in compagnia di un pregiudicato sprovvisto della carta precettiva; assenza di attività lavorativa stabile; – svolgimento del volontariato in modo non continuato, tanto da non essere stato trovato in più occasioni presente sui luoghi dove si era impegnato a svolgere la prestazione; atteggiamento polemico durante i controlli.
Il ricorrente si limita ad operare una diversa valutazione dei medesimi elementi fattuali non ignorati dal Tribunale, ma ritenuti recessivi e meno pregnanti rispetto a quelli indicati a sostegno della prognosi sfavorevole sull’attualità della pericolosità sociale.
Rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e, in mancanza di elementi atti a escludere la colpa nella determinazione della causa di inammissibilità, al versamento della somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso, in Roma 20 giugno 2024.