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Pericolosità sociale: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi di un soggetto la cui pericolosità sociale era stata confermata dalla Corte d’Appello. La Suprema Corte ha ribadito che, in materia di misure di prevenzione, il ricorso per cassazione è consentito solo per violazione di legge e non per contestare la logicità della motivazione, a meno che questa non sia totalmente assente o meramente apparente. Nel caso specifico, la motivazione del giudice di merito è stata ritenuta adeguata, in quanto basata sulla mancata dissociazione dal passato criminale e sul ritorno nel territorio di influenza dell’organizzazione di appartenenza.

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Pubblicato il 21 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pericolosità Sociale: I Limiti del Ricorso in Cassazione

La valutazione della pericolosità sociale è un tema centrale nel diritto penale preventivo. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 21635/2024) offre un’importante lezione sui limiti del ricorso contro i decreti che confermano la persistenza di tale pericolosità. La Corte ha chiarito che non è possibile contestare la logica del giudice di merito, ma solo una palese violazione di legge, come una motivazione inesistente o meramente apparente.

I Fatti del Caso: La Persistenza della Pericolosità Sociale

Il caso riguarda un individuo già sottoposto a misura di prevenzione dal 2015. La Corte d’Appello di Napoli, nel novembre 2023, confermava un precedente decreto del Tribunale che riteneva ancora esistente e attuale la sua pericolosità sociale. Questa valutazione si basava su una serie di elementi, nonostante il soggetto avesse intrapreso un percorso lavorativo e trascorso un significativo periodo in detenzione. Il giudice di merito aveva dato peso a episodi specifici, come un illecito disciplinare in carcere e il ritorno dell’uomo nel suo comune di residenza, un territorio storicamente controllato dall’organizzazione criminale di cui faceva parte.

I Motivi del Ricorso: Una Motivazione Apparente?

La difesa ha presentato due distinti ricorsi in Cassazione, sostenendo tesi sovrapponibili. Il punto centrale era la violazione dell’art. 606 cod. proc. pen., in particolare per motivazione inesistente o meramente apparente. Secondo i difensori, la Corte d’Appello aveva:

* Tralasciato elementi positivi, come la ricerca attiva e il conseguimento di un lavoro a tempo indeterminato.
* Interpretato erroneamente un episodio disciplinare avvenuto in carcere, che non dimostrava un’egemonia criminale ma era legato a una protesta sulle norme anti-Covid.
* Attribuito al ricorrente, senza prove giudiziarie, la responsabilità di episodi di sparo avvenuti nel suo territorio di origine, collegandoli a una presunta volontà di riaffermare il proprio potere.
* Sottovalutato il lungo periodo di detenzione e il tempo trascorso dall’applicazione della misura originaria.

In sintesi, la difesa riteneva che la decisione dei giudici di merito fosse basata su una valutazione illogica e parziale dei fatti, configurando una motivazione solo di facciata.

La Decisione della Cassazione sulla Pericolosità Sociale

La Suprema Corte ha dichiarato entrambi i ricorsi inammissibili. La decisione si fonda su un principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità e costituzionale: nel procedimento di prevenzione, il ricorso per cassazione è ammesso solo per violazione di legge. Non è consentito dedurre il vizio di illogicità manifesta della motivazione. L’unico vizio di motivazione che può essere fatto valere è quello che si traduce in una violazione di legge, ovvero quando la motivazione è del tutto assente (inesistente) o talmente viziata da essere considerata ‘apparente’.

Le Motivazioni della Sentenza

La Cassazione ha spiegato che, nel caso di specie, i ricorsi non denunciavano una reale violazione di legge, ma tentavano di ottenere una nuova e diversa valutazione del merito dei fatti, attività preclusa in sede di legittimità. I giudici hanno sottolineato che la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione congrua, diffusa ed esaustiva, e quindi non ‘apparente’.

La Corte territoriale aveva adeguatamente spiegato le ragioni per cui riteneva ancora attuale la pericolosità sociale, individuandole nei seguenti punti chiave:

1. Mancanza di revisione critica: Il soggetto non aveva mostrato alcun segno di aver riconsiderato criticamente le proprie passate condotte delittuose.
2. Nessuna presa di distanza: Non vi era stata una chiara ed esplicita presa di distanza dal proprio passato criminale e dall’ambiente di provenienza.
3. Valenza simbolica del ritorno: Il ritorno nel territorio controllato dall’organizzazione familiare è stato interpretato non come un fatto neutro, ma come un segnale altamente simbolico, idoneo a rendere recessivo il cosiddetto ‘periodo silente’ (assenza di nuovi reati).

Per la Suprema Corte, questa argomentazione è logica, coerente e sufficiente a sostenere la decisione, rendendo impossibile la sua censura in sede di legittimità.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale per chi opera nel diritto penale: il ricorso in Cassazione in materia di misure di prevenzione non è un terzo grado di giudizio sul merito. Le censure devono essere focalizzate su specifiche violazioni di norme di legge, inclusa la totale mancanza di motivazione. Contestare la valutazione degli indizi o proporre una lettura alternativa dei fatti, come hanno fatto i difensori in questo caso, porta inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità. La valutazione della persistenza della pericolosità sociale rimane un potere ampiamente discrezionale del giudice di merito, il cui operato è sindacabile solo in presenza di vizi macroscopici che ne inficino la stessa esistenza logico-giuridica.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione sulla pericolosità sociale solo perché non si è d’accordo con la motivazione del giudice?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che i vizi di illogicità della motivazione non sono deducibili con il ricorso in materia di prevenzione. Il ricorso è ammesso solo per violazione di legge, che include i casi eccezionali di motivazione inesistente o meramente apparente.

Cosa intende la Corte per ‘motivazione meramente apparente’?
Secondo la sentenza, si tratta di una motivazione che è priva dei requisiti minimi di coerenza, completezza e logicità, o che è assolutamente inidonea a rendere comprensibile la ragione della decisione (la ‘ratio decidendi’).

Quali elementi ha considerato il giudice di merito per ritenere ancora attuale la pericolosità sociale del soggetto?
Il giudice ha ritenuto persistente la pericolosità basandosi sull’assenza di una revisione critica delle condotte delittuose, sulla mancata presa di distanza dal passato criminale e sulla circostanza del ritorno nel territorio controllato dall’organizzazione di stampo camorristico, ritenendo tale rientro un fatto di alta valenza simbolica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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