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Pericolosità sociale: quando il giudice può cambiarla?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un soggetto sottoposto a misura di prevenzione. La Corte ha stabilito che un giudice può modificare la qualificazione giuridica della pericolosità sociale rispetto a quella inizialmente contestata, a condizione che la decisione si basi sugli stessi fatti e sia garantito il diritto di difesa. Ha inoltre ribadito che non può riesaminare nel merito i fatti, confermando la decisione della Corte d’Appello.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pericolosità Sociale: la Cassazione chiarisce i poteri del Giudice

Il concetto di pericolosità sociale è un pilastro del sistema delle misure di prevenzione, strumenti volti a impedire la commissione di reati da parte di soggetti ritenuti inclini a delinquere. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato una questione cruciale: può un giudice modificare la qualificazione giuridica della pericolosità durante il procedimento? La risposta affermativa della Corte delinea i confini del potere giudiziario e riafferma la natura specifica di questi procedimenti.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dal ricorso di un individuo contro un decreto della Corte di Appello di Napoli. Quest’ultima, in parziale riforma di una precedente decisione del Tribunale, aveva dichiarato il ricorrente portatore di una specifica forma di pericolosità sociale ai sensi del D.Lgs. 159/2011 (il cosiddetto Codice Antimafia), confermando l’applicazione di una misura di prevenzione.

Il ricorrente si è rivolto alla Corte di Cassazione lamentando, tra le altre cose, una violazione di legge. A suo dire, la Corte d’Appello lo aveva condannato per una categoria di pericolosità generica, mentre la proposta iniziale faceva riferimento a un’altra tipologia. Sosteneva inoltre che i presupposti per l’applicazione della misura e la sua durata fossero stati valutati in modo errato.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo tutte le censure mosse dal ricorrente. La decisione si fonda su due principi cardine del procedimento di prevenzione e del giudizio di legittimità.

In primo luogo, ha chiarito che non vi è alcuna violazione del principio di correlazione tra accusa e sentenza se il giudice applica una misura basata su una categoria di pericolosità sociale diversa da quella originariamente contestata, a patto che i fatti posti a fondamento della decisione siano i medesimi e che la difesa abbia avuto la possibilità di un contraddittorio pieno ed effettivo su di essi.

In secondo luogo, ha ribadito la propria funzione di giudice di legittimità, non di merito. Ciò significa che la Corte non può procedere a una nuova e diversa valutazione dei fatti o delle prove, compito che spetta esclusivamente ai giudici dei gradi precedenti. Se la motivazione della Corte d’Appello è logicamente coerente e giuridicamente corretta, la Cassazione non può intervenire.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato in modo dettagliato le ragioni del suo verdetto, distinguendo nettamente i motivi di ricorso.

Sulla Riqualificazione della Pericolosità Sociale

Il primo motivo di ricorso è stato giudicato manifestamente infondato. La Cassazione ha sottolineato che il procedimento di prevenzione ha una natura diversa da quello penale ordinario. La sua finalità non è accertare una colpevolezza per un reato già commesso, ma valutare la probabilità che un soggetto ne commetta in futuro. In questo contesto, la qualificazione giuridica della pericolosità (ad esempio, generica, qualificata, ecc.) può essere precisata o modificata dal giudice nel corso del procedimento, purché ciò avvenga sulla base dello stesso quadro fattuale presentato nella proposta iniziale. L’essenziale è che sia stato garantito il diritto di difesa, permettendo al soggetto di argomentare su tutti gli elementi di fatto utilizzati per fondare il giudizio di pericolosità.

Sull’Inammissibilità della Rivalutazione dei Fatti

Per quanto riguarda il secondo e il terzo motivo, relativi ai presupposti di applicazione e alla durata della misura, la Corte li ha ritenuti inammissibili. Il ricorrente, infatti, chiedeva alla Suprema Corte di effettuare una ‘rilettura’ degli elementi di fatto, proponendo criteri di valutazione diversi da quelli adottati dal giudice di merito. Citando una consolidata giurisprudenza delle Sezioni Unite, la Corte ha ricordato che esula dai suoi poteri sostituire la propria valutazione a quella del giudice di appello. Il controllo di legittimità si limita a verificare l’assenza di vizi logici o giuridici nella motivazione della sentenza impugnata, senza entrare nel merito delle scelte valutative.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame rafforza due principi fondamentali. Da un lato, conferma la flessibilità del procedimento di prevenzione, in cui il giudice può affinare la qualificazione giuridica della pericolosità sociale sulla base di un’analisi approfondita dei medesimi fatti, tutelando al contempo il diritto al contraddittorio. Dall’altro, traccia una linea netta sulle competenze della Corte di Cassazione, il cui ruolo non è quello di un terzo grado di giudizio sui fatti, ma di garante della corretta applicazione della legge. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Può un giudice applicare una misura di prevenzione per una categoria di pericolosità sociale diversa da quella inizialmente proposta?
Sì, secondo la Corte è possibile a condizione che la nuova definizione giuridica si fondi sui medesimi elementi di fatto posti alla base della proposta e che sia stato assicurato alla difesa un contraddittorio effettivo e congruo su tali fatti.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove e i fatti di un caso di prevenzione?
No, la Corte di Cassazione ha ribadito che esula dai suoi poteri la ‘rilettura’ degli elementi di fatto che fondano la decisione. Il suo compito è verificare la correttezza giuridica e la logicità della motivazione del giudice di merito, non effettuare una nuova valutazione dei fatti.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso in Cassazione?
Comporta la conferma definitiva della decisione impugnata. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come stabilito nell’ordinanza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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