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Pericolosità sociale: quando è legittima la misura

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro una misura di sorveglianza speciale, confermando che la pericolosità sociale di un individuo può essere desunta da un quadro complessivo che include precedenti penali, condanne definitive e gravi procedimenti in corso, come quello per associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. La Corte ha ritenuto le argomentazioni del ricorrente generiche e non idonee a dimostrare una violazione di legge.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pericolosità Sociale e Misure di Prevenzione: La Cassazione Conferma la Sorveglianza Speciale

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 11741 del 2024, è tornata a pronunciarsi sui criteri per l’applicazione delle misure di prevenzione personali, ribadendo come il giudizio sulla pericolosità sociale di un soggetto debba basarsi su una valutazione complessiva e attuale della sua condotta. Il caso in esame offre uno spaccato chiaro su come elementi quali precedenti penali, condanne anche non definitive e la partecipazione a sodalizi criminali possano fondare legittimamente l’applicazione della sorveglianza speciale di Pubblica Sicurezza.

I Fatti del Caso

Un individuo, già gravato da precedenti specifici, si è visto applicare dal Tribunale la misura di prevenzione della sorveglianza speciale per tre anni, con obbligo di soggiorno nel comune di residenza. La misura era stata motivata dalla sua accertata pericolosità sociale, derivante da una serie di elementi:

* Condanne definitive: per detenzione e cessione di stupefacenti (fatti del 2004-2005) e per detenzione di armi clandestine (2010).
* Precedente misura di prevenzione: già destinatario di sorveglianza speciale nel 2007, aggravata nel 2012 per violazione delle prescrizioni.
* Procedimento penale in corso: coinvolgimento in un’indagine per associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti (art. 74 TU Stupefacenti), che aveva portato alla sua custodia cautelare in carcere nel 2019. L’associazione era risultata particolarmente pericolosa, al punto da compiere un feroce pestaggio ai danni di un altro associato.

La Corte di Appello aveva confermato il decreto del Tribunale, ritenendo sussistente e attuale la pericolosità del soggetto. Contro questa decisione, l’interessato ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando una violazione di legge nella valutazione della sua pericolosità.

La Valutazione della Pericolosità Sociale

Il cuore della questione giuridica riguardava il requisito dell'”attualità” della pericolosità sociale. Il ricorrente sosteneva, in sintesi, che i giudici di merito non avessero elementi sufficientemente attuali per giustificare la misura. La Corte di Appello, tuttavia, aveva fondato la sua decisione sulla recente condanna in primo grado (confermata in appello con sentenza del 2022) per il reato associativo, considerandola un chiaro indice della persistenza della pericolosità. Anche se le motivazioni della sentenza d’appello penale non erano ancora state depositate, il fatto stesso della condanna a una pena severa (dieci anni di reclusione) è stato ritenuto un elemento decisivo.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, offrendo importanti chiarimenti. In primo luogo, ha ricordato che nel procedimento di prevenzione, il ricorso per cassazione è consentito solo per “violazione di legge”. Ciò significa che la Corte non può riesaminare i fatti, ma solo verificare che la legge sia stata applicata correttamente e che la motivazione del provvedimento non sia inesistente o puramente apparente.

Nel caso specifico, la motivazione della Corte d’Appello è stata giudicata esaustiva e logica. I giudici di merito avevano correttamente basato la loro valutazione su una pluralità di elementi concreti e convergenti:

1. La storia criminale del soggetto: le condanne passate dimostravano una propensione a delinquere radicata nel tempo.
2. La gravità del reato associativo: la partecipazione a un’associazione per il traffico di droga, aggravata da episodi di violenza interna, è stata considerata un sintomo inequivocabile di elevata pericolosità.
3. L’attualità del pericolo: la condanna recente, sebbene non ancora definitiva nei suoi passaggi formali, confermava che la condotta illecita non era un episodio isolato del passato, ma una caratteristica persistente della personalità del soggetto.

La Cassazione ha definito le argomentazioni del ricorrente come “generiche”, in quanto si limitavano a contestare la mancata attesa del deposito delle motivazioni della sentenza d’appello, senza però indicare quali elementi decisivi sarebbero potuti emergere da esse. Di fronte a un quadro indiziario così solido, la decisione di applicare la misura di prevenzione è stata ritenuta immune da vizi di legittimità.

Le Conclusioni

La sentenza rafforza un principio cardine in materia di misure di prevenzione: la valutazione della pericolosità sociale è un giudizio complessivo che non si ferma alle sole condanne definitive. Anche procedimenti penali gravi e recenti, soprattutto se relativi a reati associativi, possono e devono essere considerati per stabilire se un individuo rappresenti un pericolo attuale per la sicurezza pubblica. La decisione sottolinea inoltre l’importanza di presentare ricorsi in Cassazione fondati su specifiche violazioni di legge, e non su generiche contestazioni nel merito delle valutazioni fatte dai giudici dei gradi inferiori, pena l’inammissibilità e la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Su quali basi può essere applicata una misura di prevenzione come la sorveglianza speciale?
La misura può essere applicata sulla base di un giudizio di “pericolosità sociale” attuale. Secondo la sentenza, tale giudizio si fonda su una valutazione complessiva della persona, che include condanne definitive passate (per droga e armi), precedenti misure di prevenzione violate e, soprattutto, gravi procedimenti penali in corso, come quello per associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti.

Un procedimento penale non ancora concluso con sentenza definitiva è sufficiente per dimostrare la pericolosità sociale?
Sì. La sentenza chiarisce che una condanna in primo e secondo grado per un reato associativo grave, anche se le motivazioni della sentenza d’appello non sono ancora state depositate, costituisce un elemento evidente e attuale della pericolosità sociale, sufficiente a giustificare l’applicazione della misura di prevenzione.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione contro una misura di prevenzione è ritenuto generico?
Se il ricorso non denuncia una specifica “violazione di legge” ma si limita a contestare la valutazione dei fatti operata dai giudici di merito, la Corte di Cassazione lo dichiara inammissibile. Ciò comporta la conferma definitiva della misura di prevenzione e la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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