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Pericolosità sociale: quando è attuale per la Legge?

La Cassazione ha confermato una misura di prevenzione basata sulla pericolosità sociale attuale di una donna legata a un clan mafioso. La sua pericolosità è stata ritenuta attuale nonostante il sequestro delle aziende, data la continuità dei suoi comportamenti illeciti dal 2012 al 2021, anche in assenza di condanne definitive per i reati più recenti.

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Pubblicato il 7 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pericolosità Sociale: la Cassazione Definisce il Concetto di Attualità

Il concetto di pericolosità sociale è uno dei pilastri del nostro sistema di misure di prevenzione. Ma cosa significa esattamente che tale pericolosità debba essere ‘attuale’? Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali, stabilendo che una lunga e ininterrotta catena di condotte illecite, anche se non ancora sfociate in condanne definitive, può bastare a giustificare una misura di prevenzione, persino quando i beni usati per delinquere sono stati sequestrati. Analizziamo insieme questa importante decisione.

Il Caso in Analisi

Il caso riguarda una donna destinataria di una misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno. La Corte d’Appello aveva confermato la misura, ritenendola socialmente pericolosa a causa dei suoi legami e delle sue attività a favore di un noto clan mafioso. In particolare, le venivano contestate due imputazioni per intestazione fittizia di beni aggravata dal metodo mafioso, risalenti al 2018-2019, per le quali era stata rinviata a giudizio, e una precedente condanna per favoreggiamento aggravato del 2012.

La difesa della donna ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo principalmente due punti:
1. La motivazione della Corte d’Appello era solo apparente e non dimostrava l’attualità della pericolosità sociale.
2. Il sequestro delle aziende, avvenuto nel 2021, aveva di fatto interrotto ogni possibile condotta illecita, rendendo la pericolosità non più attuale.

In sostanza, secondo la ricorrente, senza le aziende non c’era più lo strumento per delinquere e, quindi, non c’era più pericolo.

La Valutazione della Pericolosità Sociale da Parte della Cassazione

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, ritenendolo inammissibile e confermando la decisione dei giudici di merito. La sentenza si sofferma su alcuni principi chiave per la valutazione della pericolosità sociale attuale.

La Continuità del Comportamento Criminale

I giudici hanno sottolineato che non ci si trovava di fronte a episodi sporadici o isolati. Le condotte della ricorrente, dal favoreggiamento del 2012 fino all’intestazione fittizia terminata solo con il sequestro del 2021, si inserivano tutte nel medesimo ‘contesto delinquenziale di stampo mafioso’. Questo filo conduttore, omogeneo e reiterato nel tempo, dimostrava una personalità stabilmente orientata a sostenere le attività del clan.

L’Importanza degli Indizi da Procedimenti in Corso

La Corte ha ribadito un principio fondamentale: per valutare la pericolosità non servono solo sentenze di condanna definitive. Anche elementi provenienti da procedimenti penali ancora in corso, come un rinvio a giudizio o l’applicazione di misure cautelari reali (come il sequestro), sono pienamente utilizzabili. Questi atti, pur non provando la colpevolezza, indicano una gravità indiziaria sufficiente a fondare un giudizio di pericolosità ai fini della prevenzione.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha ritenuto la motivazione della Corte d’Appello logica, coerente e tutt’altro che apparente. Il cuore del ragionamento giuridico risiede nella valutazione complessiva e diacronica della condotta della ricorrente. La sua pericolosità non derivava da un singolo atto, ma da un percorso criminale durato quasi un decennio, finalizzato a supportare l’attività monopolistica illecita di un clan nel settore del mercato ittico. La donna aveva avuto un ruolo attivo nella gestione di società usate come paravento e nel tentativo di schermarle dall’aggressione patrimoniale dello Stato.

L’argomento difensivo cruciale, relativo al sequestro delle aziende come evento che avrebbe ‘destrutturato’ la pericolosità attuale, è stato respinto con fermezza. Secondo la Cassazione, l’ablazione dei beni non dimostra di per sé un’evoluzione positiva della personalità della ricorrente o un abbandono delle logiche criminali. In assenza di altri elementi concreti che indichino un reale cambiamento di vita, il breve lasso di tempo trascorso dal sequestro non è sufficiente a cancellare un giudizio di pericolosità fondato su anni di condotte illecite sistematiche. Il pericolo, quindi, non risiede solo nello strumento (l’azienda), ma nella persona e nella sua persistente adesione a un modello criminale.

Le Conclusioni

Questa sentenza consolida un orientamento rigoroso in materia di misure di prevenzione. Le conclusioni che possiamo trarre sono principalmente due:
1. La pericolosità sociale si valuta nel tempo: non basta analizzare l’ultimo reato, ma è necessario guardare alla coerenza e alla continuità del comportamento di un soggetto. Un percorso criminale lungo e omogeneo è un indicatore forte di una pericolosità radicata e attuale.
2. Il sequestro non è una ‘purga’ automatica: l’aver perso la disponibilità dei beni usati per delinquere non è sufficiente a far ritenere cessato il pericolo. La pericolosità è insita nella persona e nella sua mentalità; per dimostrare il suo superamento, servono prove concrete di un cambiamento di vita, che non possono essere dedotte semplicemente da un evento esterno come un provvedimento giudiziario.

Un rinvio a giudizio è sufficiente per applicare una misura di prevenzione basata sulla pericolosità sociale?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che, nel giudizio di prevenzione, possono essere valutati tutti gli elementi emergenti da processi penali pendenti, inclusi il rinvio a giudizio e l’adozione di misure cautelari reali, poiché sono idonei a fondare la valutazione di pericolosità.

Il sequestro dei beni usati per commettere reati elimina automaticamente la pericolosità sociale di una persona?
No. Secondo la Corte, il sequestro delle aziende attraverso cui sono state realizzate condotte criminose non è, di per sé, un elemento che dimostra l’abbandono delle logiche criminali o un’evoluzione positiva della personalità del soggetto. In assenza di altri elementi significativi di un mutamento di vita, non è sufficiente a escludere il giudizio di attualità della pericolosità.

Cosa si intende per condotte ‘omologhe e reiterate’ ai fini della valutazione della pericolosità?
Si intendono comportamenti che, sebbene diversi nella loro forma giuridica (es. favoreggiamento e intestazione fittizia), si collocano tutti all’interno del medesimo contesto delinquenziale e sono orientati allo stesso fine, come il rafforzamento dell’operatività di un’associazione mafiosa. La loro ripetizione nel tempo dimostra una scelta di vita criminale persistente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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