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Pericolosità sociale: non basta la buona condotta

Un soggetto, detenuto ininterrottamente dal 2012, ha contestato la valutazione di attuale pericolosità sociale su cui si fondava una misura di prevenzione. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, affermando che il comportamento regolare in carcere, anche in regime di 41-bis, non è di per sé sufficiente a dimostrare la cessazione della pericolosità sociale, confermando così la decisione della Corte d’Appello.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pericolosità Sociale: Perché la Buona Condotta in Carcere Non È Sufficiente

Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale nel diritto delle misure di prevenzione: il valore da attribuire alla buona condotta tenuta durante un lungo periodo di detenzione ai fini della valutazione della pericolosità sociale attuale. La Corte ha stabilito un principio netto: un comportamento regolare dietro le sbarre, anche per molti anni, non è di per sé sufficiente a dimostrare che un individuo abbia cessato di essere socialmente pericoloso.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso di un individuo contro un decreto della Corte di Appello di Palermo. Quest’ultima aveva confermato la valutazione di attualità della sua pericolosità sociale, disponendo l’esecuzione di una misura di prevenzione decisa anni prima. Il ricorrente, detenuto ininterrottamente dal 2012 e per lungo tempo in regime di 41-bis, sosteneva che proprio questa lunga detenzione, unita a una condotta carceraria irreprensibile (tanto da beneficiare della liberazione anticipata), avrebbe dovuto portare a una conclusione opposta.

L’Argomentazione della Difesa

La difesa ha incentrato il ricorso sulla violazione dell’art. 14, comma 2 ter, del d.lgs. 159/2011, sostenendo che il giudice di merito avesse errato nel non considerare adeguatamente il lungo periodo di detenzione. Secondo questa tesi, l’assenza di comportamenti illeciti per oltre un decennio, sebbene in un contesto di restrizione, rappresentava una prova concreta del venir meno della pericolosità. In sostanza, si chiedeva alla Corte di riconoscere che la neutralizzazione forzata del soggetto avesse prodotto un effetto risocializzante tale da rendere la misura di prevenzione non più attuale.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, basando la sua decisione su due pilastri argomentativi fondamentali.

Limiti del Ricorso per Cassazione

In primo luogo, la Corte ha ribadito che il ricorso in materia di misure di prevenzione patrimoniali è consentito solo per “violazione di legge”. Il ricorrente, pur invocando formalmente una violazione normativa, stava in realtà contestando la logicità e la completezza della motivazione del giudice di merito, ovvero la sua valutazione dei fatti. Un simile vizio è deducibile solo se la motivazione è totalmente assente, meramente apparente o così illogica da essere incomprensibile, circostanze non riscontrate nel caso di specie.

L’Irrilevanza della Sola Buona Condotta e la Pericolosità Sociale

Il cuore della decisione risiede nel secondo punto. La Corte ha affermato con chiarezza che un comportamento regolare tenuto in un ambiente strutturato e controllato come il carcere non è un indicatore automatico della cessata pericolosità sociale. Il contesto detentivo limita le opportunità di commettere reati e impone regole di condotta. Pertanto, il rispetto di tali regole non permette di prevedere con certezza quale sarà il comportamento del soggetto una volta tornato in libertà e reinserito nel suo ambiente di provenienza. La valutazione sulla pericolosità sociale deve essere più ampia e non può basarsi unicamente su questo singolo elemento, per quanto positivo.

Conclusioni Pratiche

La sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale rigoroso: la valutazione della pericolosità sociale è un giudizio complesso che non può essere liquidato con automatismi. Chi è sottoposto a una misura di prevenzione e intende dimostrare il proprio cambiamento non può fare affidamento esclusivamente sulla buona condotta carceraria. Sarà necessario fornire al giudice elementi concreti e diversificati che attestino un reale e profondo distacco dai contesti criminali e un effettivo percorso di risocializzazione, che vada oltre il semplice rispetto delle regole imposte dalla detenzione.

Una lunga detenzione con buona condotta annulla automaticamente la pericolosità sociale?
No. Secondo la Corte di Cassazione, un comportamento regolare tenuto in carcere non è, da solo, sintomatico della sopravvenuta insussistenza o riduzione della pericolosità sociale.

È possibile contestare la valutazione dei fatti di una misura di prevenzione con un ricorso per cassazione?
No. Il ricorso per cassazione avverso i provvedimenti applicativi di misure di prevenzione è ammesso solo per “violazione di legge” e non per riesaminare la logicità o la completezza della motivazione, a meno che questa non sia totalmente assente o meramente apparente.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso?
La parte che ha proposto il ricorso viene condannata al pagamento delle spese processuali e, come nel caso di specie, al versamento di una somma di denaro a favore della cassa delle ammende a causa della colpa nell’aver avviato un’impugnazione priva dei presupposti di legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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