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Pericolosità sociale: legittima la misura preventiva

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo contro una misura di prevenzione della sorveglianza speciale. Nonostante l’assoluzione dall’accusa di associazione a delinquere, la Corte ha ritenuto che la sua pericolosità sociale fosse ampiamente dimostrata da numerose altre condanne e procedimenti pendenti per reati come traffico di stupefacenti, ricettazione e furto. La sentenza chiarisce che la valutazione della pericolosità sociale può basarsi su un quadro complessivo della condotta di vita del soggetto, giustificando la misura preventiva anche in assenza di un vincolo associativo.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pericolosità Sociale: La Cassazione Conferma la Misura Preventiva anche Senza Reato Associativo

La valutazione della pericolosità sociale è un tema centrale nel diritto della prevenzione, poiché consente allo Stato di intervenire prima che un reato venga commesso. Con la sentenza n. 11106 del 2024, la Corte di Cassazione ha ribadito principi fondamentali su come questa valutazione debba essere condotta, anche quando viene a mancare l’ipotesi di reato associativo inizialmente contestata. Il caso esaminato offre spunti cruciali per comprendere quando una persona possa essere considerata un pericolo per la collettività, giustificando l’applicazione di misure restrittive come la sorveglianza speciale.

I Fatti del Caso: Dalla Misura Iniziale al Ricorso in Cassazione

Il Tribunale di Catanzaro aveva applicato a un individuo la misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, con obbligo di soggiorno nel comune di residenza per due anni. La decisione era basata su un quadro di presunta “pericolosità qualificata”, legata alla sua partecipazione a un’associazione a delinquere. Successivamente, la Corte di Appello, pur prendendo atto dell’assoluzione del soggetto da tale accusa, ha confermato la misura, riqualificando la sua pericolosità come “generica”.

Questa nuova valutazione si fondava su un’analisi complessiva della sua vita: numerose condanne definitive per traffico di stupefacenti e ricettazione, altre condanne non ancora definitive, e diversi procedimenti penali in corso per reati contro il patrimonio e la persona. L’interessato ha quindi proposto ricorso per cassazione, sostenendo che l’assoluzione dal reato associativo dovesse far cadere l’intera impalcatura accusatoria e che i reati passati, per i quali aveva già scontato la pena, non potessero dimostrare un’attuale pericolosità.

La Valutazione della Pericolosità Sociale e l’Assoluzione

Uno dei punti cardine del ricorso riguardava la legittimità della Corte d’Appello nel modificare la natura della pericolosità sociale da “qualificata” a “generica”. L’appellante riteneva che, venuta meno l’accusa principale di associazione criminale, la sua pericolosità non potesse più essere affermata. La Suprema Corte, tuttavia, ha respinto questa tesi, chiarendo un principio consolidato in giurisprudenza: nel procedimento di prevenzione, il giudice può riqualificare la categoria di pericolosità, purché si basi sugli stessi elementi di fatto originariamente proposti e sia garantito il diritto di difesa.

L’assoluzione dal singolo reato associativo non cancella, infatti, la rilevanza degli altri numerosi elementi a carico. La Corte ha sottolineato come la valutazione della pericolosità sociale non sia un’equazione matematica, ma un giudizio complessivo basato su una pluralità di “indicatori” fattuali.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per diverse ragioni, illustrando con chiarezza i paletti del proprio sindacato e la logica sottesa alla decisione dei giudici di merito.

La Coerenza del Giudizio di Pericolosità

I giudici di legittimità hanno ritenuto la motivazione della Corte d’Appello pienamente logica e coerente. I numerosi precedenti penali, che spaziavano dal traffico di droga al furto aggravato fino alla detenzione di armi, disegnavano il profilo di un soggetto dedito stabilmente ad attività illecite. La mancanza di un’attività lavorativa stabile e durevole è stata considerata un ulteriore elemento a supporto della tesi che egli vivesse, almeno in parte, con i proventi di attività delittuose. In questo contesto, la funzione rieducativa delle pene già espiate è stata ritenuta non efficacemente dispiegata.

I Limiti del Ricorso in Materia di Prevenzione

La Corte ha colto l’occasione per ricordare che il ricorso per cassazione nei procedimenti di prevenzione è ammesso solo per “violazione di legge”. Non è possibile, quindi, contestare l’analisi dei fatti o la logicità della motivazione, a meno che questa non sia totalmente assente o meramente apparente. Nel caso di specie, la motivazione esisteva ed era dettagliata, basandosi su un’elencazione puntuale di fatti storici concreti. Il ricorrente, di fatto, chiedeva una nuova valutazione del merito, preclusa in sede di legittimità.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza consolida un orientamento fondamentale: la pericolosità sociale è un concetto ampio, che deve essere valutato sulla base dell’intera condotta di vita di un individuo. L’assoluzione da un’accusa specifica, anche grave come quella di associazione a delinquere, non preclude automaticamente l’applicazione di una misura di prevenzione se altri elementi concreti dimostrano una propensione a commettere reati. La decisione evidenzia la differenza tra il processo penale, che accerta la colpevolezza per un reato specifico, e il procedimento di prevenzione, che formula un giudizio prognostico sulla probabilità di futuri comportamenti criminali, al fine di tutelare la sicurezza pubblica.

È possibile applicare una misura di prevenzione basata su una ‘pericolosità generica’ se la proposta iniziale si fondava su una ‘pericolosità qualificata’ legata a reati associativi?
Sì. La giurisprudenza ammette che il giudice, nel corso del procedimento di prevenzione, possa riqualificare la categoria di pericolosità (ad esempio da ‘qualificata’ a ‘generica’), a condizione che la nuova definizione si basi sui medesimi elementi di fatto posti a fondamento della proposta iniziale e sia stato garantito un effettivo contraddittorio alla difesa.

L’assoluzione dal reato associativo è sufficiente a escludere la pericolosità sociale di un individuo?
No. L’assoluzione da un singolo reato, anche se grave, non esclude automaticamente la valutazione di pericolosità sociale. I giudici devono considerare tutti gli elementi a carico del soggetto, come la presenza di numerose altre condanne (anche non definitive) e procedimenti pendenti per reati che indicano una tendenza a delinquere e a vivere di proventi illeciti.

Quali sono i limiti del ricorso per cassazione in materia di misure di prevenzione?
Il ricorso per cassazione nei procedimenti di prevenzione è ammesso soltanto per ‘violazione di legge’. Non è possibile contestare la ricostruzione dei fatti o l’illogicità della motivazione, a meno che quest’ultima non sia totalmente inesistente o meramente apparente, ovvero non prenda in considerazione elementi decisivi che avrebbero potuto portare a una conclusione diversa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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