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Pericolosità sociale: l’assoluzione va valutata

La Corte di Cassazione ha annullato un decreto che confermava la pericolosità sociale di un soggetto in sorveglianza speciale. La Corte d’Appello aveva ignorato una sentenza di assoluzione relativa a un fatto posto a fondamento del giudizio di pericolosità. La Suprema Corte ha ribadito che, nonostante l’autonomia tra procedimento penale e di prevenzione, l’assoluzione è un elemento che il giudice deve necessariamente considerare nella sua valutazione.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pericolosità Sociale: Perché una Sentenza di Assoluzione Non Può Essere Ignorata

La valutazione della pericolosità sociale è un pilastro del nostro sistema di misure di prevenzione, ma deve fondarsi su un’analisi completa e aggiornata degli elementi a disposizione del giudice. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 15504/2025) ribadisce un principio fondamentale: un giudizio di pericolosità non può ignorare una sentenza di assoluzione, anche se non ancora definitiva. Questo caso offre spunti cruciali sul rapporto tra procedimento penale e procedimento di prevenzione.

I Fatti del Caso

Un individuo era stato sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno per una durata di tre anni. L’esecuzione della misura era stata sospesa per oltre due anni a causa di un periodo di detenzione. Una volta cessata la detenzione, come previsto dalla legge (art. 14, comma 2-ter, d.lgs. n. 159/2011), il Tribunale prima e la Corte di Appello poi sono stati chiamati a verificare la persistenza della sua pericolosità sociale.

La Corte di Appello, confermando la pericolosità del soggetto, aveva basato la sua decisione principalmente su un procedimento penale a suo carico per un reato risalente al 2022. Tuttavia, la difesa aveva prodotto il dispositivo di una sentenza che, in quel procedimento, aveva assolto l’imputato. La Corte territoriale aveva completamente omesso di valutare questo elemento decisivo.

La Valutazione della Pericolosità Sociale e l’Errore della Corte

Il ricorso in Cassazione si è concentrato proprio su questo punto: la violazione di legge e l’omessa valutazione di una prova fondamentale. Il difensore ha sostenuto che il giudizio sulla persistente pericolosità sociale era viziato, poiché fondato su un fatto che una sentenza, sebbene non ancora definitiva al momento della decisione d’appello, aveva già escluso.

Il principio di non contraddizione, infatti, impedisce di assumere come elemento indiziante un fatto che è stato negato da una pronuncia giudiziale. L’errore della Corte di Appello è stato quello di non confrontarsi con l’esito del processo penale, ignorando un elemento che contraddiceva palesemente la sua conclusione.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando con rinvio il decreto impugnato. Nelle sue motivazioni, ha chiarito un punto nevralgico del rapporto tra il giudizio di prevenzione e quello penale. Pur ribadendo l’autonomia dei due procedimenti, la Corte ha sottolineato che il giudice della prevenzione non può esimersi dal confrontarsi con una sentenza di assoluzione, specialmente se questa dichiara l’insussistenza del fatto.

La valutazione sulla pericolosità sociale deve essere attuale e basata su un quadro completo. Pretermere completamente l’esito di un processo penale significa condurre un’analisi parziale e potenzialmente errata. La Corte ha specificato che il nuovo giudice dovrà riesaminare il caso, tenendo conto non solo del dispositivo ma anche della motivazione della sentenza di assoluzione, nel frattempo divenuta definitiva.

Le Conclusioni

La sentenza in esame rafforza la garanzia che il giudizio di pericolosità sociale, pur essendo proiettato al futuro, debba ancorarsi a fatti concreti e accertati. L’autonomia del procedimento di prevenzione non può tradursi in un’indifferenza rispetto agli esiti del processo penale. Quando un fatto, considerato rilevante per la pericolosità, viene smentito da una sentenza di assoluzione, il giudice della prevenzione ha l’obbligo di prenderne atto e di motivare adeguatamente come e perché, nonostante ciò, ritenga ancora sussistente la pericolosità del soggetto. Questa decisione riafferma l’importanza di un’istruttoria completa e di un giudizio che non si basi su elementi contraddetti o smentiti in altra sede giurisdizionale.

Un giudice può basare la valutazione di pericolosità sociale su un procedimento penale in cui l’imputato è stato poi assolto?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che il giudice della prevenzione non può ignorare una sentenza di assoluzione, specialmente se per insussistenza del fatto, poiché ciò viola il principio di non contraddizione e porta a una valutazione parziale e viziata.

Cosa succede quando la misura della sorveglianza speciale viene sospesa per un lungo periodo di detenzione?
Se la detenzione si è protratta per almeno due anni, alla sua cessazione il tribunale deve verificare d’ufficio la persistenza della pericolosità sociale del soggetto prima di ripristinare la misura per la durata residua, assumendo informazioni aggiornate.

Il procedimento di prevenzione è completamente indipendente da quello penale?
Sebbene i due procedimenti siano autonomi, con finalità e regole probatorie diverse, la sentenza afferma che il giudice della prevenzione deve comunque confrontarsi con gli esiti del procedimento penale. Non può ignorare un elemento cruciale come una sentenza di assoluzione nella sua valutazione complessiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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