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Pericolosità sociale: la valutazione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un soggetto sottoposto a sorveglianza speciale, il quale sosteneva che la sua prolungata custodia cautelare avesse fatto venir meno la sua pericolosità sociale attuale. La Corte ha chiarito che, a differenza dell’espiazione di una pena definitiva, la custodia cautelare conferma la persistenza delle esigenze che giustificano la misura di prevenzione. I motivi di ricorso basati su una diversa interpretazione dei fatti sono stati giudicati inammissibili.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Misure di Prevenzione e Pericolosità Sociale: La Cassazione Fa Chiarezza

La valutazione della pericolosità sociale è un pilastro del sistema delle misure di prevenzione. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. Num. 11781/2025) offre importanti chiarimenti su come tale valutazione debba essere condotta, specialmente quando il soggetto è già sottoposto a una misura restrittiva come la custodia cautelare. Analizziamo la decisione per comprendere i principi affermati dai giudici di legittimità.

I Fatti del Caso e la Decisione Iniziale

Il caso riguarda un individuo a cui la Corte d’Appello aveva confermato l’applicazione della misura di prevenzione della sorveglianza speciale, con obbligo di soggiorno nel comune di residenza per la durata di due anni e sei mesi. La decisione si fondava sulla ritenuta pericolosità sociale attuale del soggetto, collegata a procedimenti penali per reati gravi, tra cui il narcotraffico in un contesto associativo.

I Motivi del Ricorso: Una Questione di Pericolosità Sociale Attuale

L’interessato ha proposto ricorso in Cassazione, sollevando due questioni principali:

1. Mancanza di attualità della pericolosità: Secondo la difesa, la valutazione della pericolosità sociale era errata perché basata su fatti risalenti nel tempo (2016 e 2018) e, soprattutto, perché non teneva conto del lungo periodo di detenzione in custodia cautelare sofferto dal ricorrente. Tale stato detentivo avrebbe dovuto interrompere la presunzione di pericolosità, rendendo necessaria una nuova e più rigorosa verifica della sua attualità.
2. Sproporzione della durata: La durata della misura (due anni e sei mesi) veniva ritenuta eccessiva e sproporzionata.

La difesa contestava inoltre nel merito la ricostruzione dei fatti e l’identificazione stessa del proprio assistito in alcune conversazioni intercettate, ritenendo le prove insufficienti.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato. Le motivazioni della decisione sono cruciali per comprendere l’orientamento della giurisprudenza in materia.

Distinzione tra Custodia Cautelare ed Espiazione Pena

Il punto centrale della sentenza riguarda la natura dello stato detentivo. I giudici hanno chiarito che esiste una differenza fondamentale tra la detenzione subita in esecuzione di una pena definitiva e quella sofferta in regime di custodia cautelare. Mentre la prima può portare alla sospensione della misura di prevenzione e richiedere una nuova valutazione della pericolosità al termine della pena (come stabilito dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 162/2024), la seconda ha una logica opposta. La custodia cautelare è disposta proprio perché persistono esigenze di prevenzione speciale, le stesse che sono alla base della misura di prevenzione. Pertanto, lo stato di custodia cautelare non solo non elide la pericolosità sociale, ma ne costituisce, in un certo senso, una conferma.

Inammissibilità della Rivalutazione dei Fatti

Per quanto riguarda le critiche alla ricostruzione dei fatti e alle prove, la Corte ha ribadito un principio consolidato: il ricorso per cassazione non è una terza istanza di giudizio. In materia di misure di prevenzione, è ammesso solo per violazione di legge. Le argomentazioni della difesa, che proponevano una rilettura delle intercettazioni e delle prove, sono state qualificate come un tentativo inammissibile di ottenere una rivalutazione del merito della vicenda, compito che spetta esclusivamente ai giudici dei gradi precedenti. La Corte ha sottolineato che la motivazione del provvedimento impugnato era logica, coerente e non meramente apparente.

Proporzionalità della Durata della Misura

Anche il motivo relativo alla durata della misura è stato respinto. La Corte ha osservato che la durata imposta era “ben inferiore a quella massima prevista” dalla legge. La determinazione concreta della durata rientra nell’ambito delle valutazioni di merito dei giudici, e non può essere censurata in sede di legittimità se, come in questo caso, è supportata da una motivazione adeguata.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un importante principio: la custodia cautelare non neutralizza la pericolosità sociale ai fini dell’applicazione di una misura di prevenzione. Al contrario, essa rappresenta un indicatore della persistenza delle esigenze preventive che giustificano tali misure. La decisione riafferma inoltre i limiti del sindacato della Corte di Cassazione, che non può sostituire la propria valutazione dei fatti a quella, motivata, dei giudici di merito. Questa pronuncia fornisce quindi un criterio guida per operatori del diritto e cittadini, chiarendo come lo status detentivo di una persona influenzi la valutazione della sua pericolosità in contesti diversi.

La detenzione in custodia cautelare fa venire meno la pericolosità sociale attuale ai fini di una misura di prevenzione?
No, secondo la Corte di Cassazione, la restrizione in custodia cautelare, a differenza dell’espiazione di una pena definitiva, è disposta proprio in ragione della persistenza di esigenze cautelari e non interrompe la valutazione di pericolosità. Anzi, ne è una conferma.

È possibile contestare in Cassazione la ricostruzione dei fatti che hanno portato all’applicazione di una misura di prevenzione?
No, il ricorso per cassazione in materia di misure di prevenzione è ammesso solo per violazione di legge. Introdurre interpretazioni alternative delle prove o contestare l’apprezzamento dei fatti da parte dei giudici di merito costituisce una rivalutazione inammissibile in sede di legittimità.

Come valuta la Corte di Cassazione la durata di una misura di prevenzione?
La Corte ha ritenuto infondate le lamentele sulla durata, specificando che la misura applicata nel caso di specie era ben inferiore a quella massima prevista. La valutazione sulla congruità della durata rientra nell’apprezzamento di merito dei giudici precedenti e non è sindacabile in Cassazione se adeguatamente motivata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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