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Pericolosità Sociale: la valutazione del Giudice

La Corte di Cassazione ha confermato l’applicazione di una misura di sorveglianza speciale, chiarendo come la valutazione della pericolosità sociale possa fondarsi su un insieme di indizi. Nel caso esaminato, nonostante un’iniziale archiviazione, la Corte d’Appello ha legittimamente considerato elementi come un arresto per spaccio, uno stile di vita sproporzionato rispetto ai redditi leciti e precedenti penali per ritenere attuale la pericolosità del soggetto.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pericolosità Sociale: La Prova Indiziaria Basta per la Sorveglianza Speciale

La valutazione della pericolosità sociale è un concetto cardine nel diritto della prevenzione, che consente di applicare misure restrittive della libertà personale non come sanzione per un reato già commesso, ma per prevenire che ne vengano commessi in futuro. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito come tale valutazione possa basarsi su un quadro complessivo di elementi indiziari, anche a fronte di una decisione di primo grado di segno opposto. Il caso analizza la legittimità di una misura di sorveglianza speciale fondata su uno stile di vita incompatibile con i redditi dichiarati e su episodi criminali recenti.

I Fatti del Caso: Dal Tribunale alla Cassazione

La vicenda giudiziaria inizia con la proposta della Procura della Repubblica di applicare la misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno a un soggetto, per la durata di cinque anni. Il Tribunale, in prima istanza, rigetta la richiesta, ritenendo non provata l’attualità della pericolosità sociale. Secondo il primo giudice, un arresto per spaccio avvenuto nell’agosto 2022 era un episodio isolato e i redditi familiari (pensioni e reddito di cittadinanza) erano sufficienti a creare un dubbio sulla provenienza illecita del denaro con cui il soggetto si sostentava.

La Procura Generale impugna la decisione e la Corte d’Appello ribalta il verdetto. I giudici di secondo grado applicano la misura della sorveglianza speciale per due anni, sostenendo che il giudizio di pericolosità può fondarsi su qualsiasi elemento indiziario. La Corte territoriale valorizza l’arresto del 2022, le frequentazioni con pregiudicati e un tenore di vita non giustificabile con i redditi leciti. Contro questa decisione, la difesa propone ricorso per Cassazione.

L’Analisi della Pericolosità Sociale in Appello

Il punto cruciale della controversia risiede nel diverso peso dato agli indizi dai giudici di primo e secondo grado. La Corte d’Appello ha adottato un approccio olistico, considerando non i singoli elementi in modo isolato, ma la loro interconnessione. Per i giudici d’appello, l’attualità della pericolosità sociale emergeva chiaramente da una serie di fattori:

* L’arresto in flagranza: L’episodio del 2022 non è stato visto come un fatto sporadico, ma come la spia di un’attività criminale in corso.
* Le frequentazioni: I contatti con soggetti noti alle forze dell’ordine sono stati considerati un indicatore del contesto in cui l’individuo operava.
* Il tenore di vita: La sproporzione tra le entrate lecite dichiarate e le uscite (come l’acquisto di un’auto di lusso) è stata ritenuta un forte indizio di proventi illeciti.

Questa valutazione complessiva ha portato la Corte a riformare la decisione del Tribunale, ritenendo che gli elementi raccolti fossero sufficienti a delineare un quadro di attuale pericolosità.

I Motivi del Ricorso e la Decisione della Cassazione

La difesa ha contestato la decisione d’appello, sostenendo una motivazione illogica e carente. I principali argomenti difensivi si basavano sulla presunta occasionalità dei fatti, sul lungo periodo trascorso senza procedimenti penali e sulla possibilità di giustificare il tenore di vita con i redditi familiari.

Tuttavia, la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso. Gli Ermellini hanno ricordato che, nei procedimenti di prevenzione, il ricorso in ultima istanza è consentito solo per violazioni di legge e non per rimettere in discussione la valutazione dei fatti compiuta dai giudici di merito. Una critica alla motivazione è ammissibile solo se questa è inesistente o meramente apparente, cosa che non è stata ravvisata nel caso di specie. La Corte ha ritenuto che la decisione d’appello fosse basata su un percorso logico-giuridico chiaro e coerente.

Le Motivazioni della Sentenza

La Cassazione ha evidenziato che la Corte d’Appello ha correttamente fondato la sua decisione su una pluralità di elementi fattuali convergenti. La motivazione della sentenza impugnata non era affatto apparente, ma ancorata a dati precisi:

* Precedenti penali: Anche se risalenti al periodo della minore età, indicavano una pregressa inclinazione a delinquere.
* Recente arresto: Per detenzione e spaccio di quantità significative di cocaina e hashish, con relativo materiale per il confezionamento.
* Acquisto di beni di lusso: Una costosa autovettura con rate mensili insostenibili rispetto ai redditi dichiarati.
* Possesso di denaro contante: Il rinvenimento di oltre 5.000 euro al momento dell’arresto, privo di giustificazione.
* Attività di spaccio documentata: La nota dei Carabinieri che attestava ben 850 episodi di cessione di stupefacenti, documentati tramite filmati di telecamere.

Sulla base di questi elementi, la Cassazione ha concluso che la valutazione della Corte d’Appello – secondo cui il soggetto traeva abitualmente i propri redditi da attività illecite – era logicamente fondata e non censurabile in sede di legittimità. Le argomentazioni difensive sono state liquidate come un tentativo di ottenere un nuovo esame del merito, precluso in Cassazione.

Conclusioni

Questa sentenza riafferma un principio fondamentale in materia di misure di prevenzione: la pericolosità sociale attuale può essere provata attraverso un’analisi complessiva e logica di una serie di indizi. Anche quando un singolo elemento potrebbe apparire non decisivo, è la loro valutazione congiunta a poter fondare legittimamente l’applicazione di una misura restrittiva. La decisione sottolinea inoltre i limiti del sindacato della Corte di Cassazione, che non può sostituire la propria valutazione dei fatti a quella, motivata e non illogica, dei giudici di merito.

Su quali elementi si può basare la valutazione della pericolosità sociale per applicare una misura di prevenzione?
La valutazione può basarsi su un’ampia gamma di elementi indiziari, anche tratti da procedimenti penali in corso o conclusi con assoluzione. Nel caso specifico, sono stati considerati precedenti penali, un recente arresto per spaccio, frequentazioni con pregiudicati, un tenore di vita incompatibile con i redditi leciti e prove documentali di numerose cessioni di stupefacenti.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione dei fatti fatta da un giudice di merito in un procedimento di prevenzione?
No, di regola non è possibile. Il ricorso per Cassazione in materia di prevenzione è ammesso solo per violazioni di legge. La rivalutazione dei fatti o le critiche alla motivazione sono ammesse solo se la motivazione è totalmente mancante, meramente apparente o palesemente illogica.

Un singolo episodio criminale è sufficiente a dimostrare l’attualità della pericolosità sociale?
Dipende dal contesto. Sebbene il Tribunale di primo grado avesse ritenuto un episodio come isolato, la Corte d’Appello, con decisione confermata dalla Cassazione, lo ha inserito in un quadro più ampio (precedenti, stile di vita, altre attività illecite documentate) che, nel loro insieme, dimostravano l’attualità della pericolosità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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