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Pericolosità Sociale: la Cassazione conferma la misura

La Corte di Cassazione ha confermato una misura di prevenzione della sorveglianza speciale basata sull’attuale pericolosità sociale di un individuo. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le prove, tra cui il rinvenimento di un’arma e materiale per il narcotraffico, dimostravano una pericolosità persistente, rendendo irrilevante l’annullamento di una singola accusa e generiche le censure del ricorrente.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

La Pericolosità Sociale e le Misure di Prevenzione: Analisi della Sentenza 3366/2024

Il concetto di pericolosità sociale è uno dei pilastri del nostro sistema di prevenzione criminale. Ma come si determina se una persona è ‘attualmente’ pericolosa? La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 3366 del 2024 offre chiarimenti cruciali, sottolineando l’importanza di prove concrete e attuali per giustificare l’applicazione di misure come la sorveglianza speciale. Analizziamo insieme questo importante caso.

I Fatti del Caso: Tra Narcotraffico e Armi

La vicenda ha origine da un decreto della Corte di Appello di Lecce, che aveva confermato l’applicazione di una misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza per cinque anni, con obbligo di soggiorno nel comune di residenza, a un individuo. La decisione si fondava sulla sua ritenuta pericolosità sociale, derivante dal suo presunto coinvolgimento, tra il 2018 e il 2020, in un’associazione dedita al narcotraffico. A suo carico vi erano anche due attentati con armi da sparo ai danni di una spacciatrice per costringerla a rifornirsi dal suo gruppo.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’interessato ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la sua pericolosità sociale non fosse più attuale. Le sue argomentazioni si basavano su diversi punti:
1. Il tempo trascorso dai fatti contestati.
2. La chiusura del procedimento relativo al reato associativo.
3. L’esito negativo di una perquisizione alla ricerca di armi.
4. L’annullamento da parte della stessa Cassazione di una misura cautelare per il reato di associazione mafiosa (art. 416-bis c.p.).

In sostanza, la difesa mirava a dimostrare che gli elementi a carico erano datati o erano stati ridimensionati in altre sedi giudiziarie, venendo meno il presupposto fondamentale dell’attualità del pericolo.

L’Analisi della Corte: Come si Valuta la Pericolosità Sociale Attuale?

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo generico e manifestamente infondato. I giudici hanno chiarito che il ricorso per cassazione in materia di prevenzione non consente un riesame dei fatti, ma solo un controllo sulla violazione di legge e sulla logicità della motivazione.

Il punto cruciale della decisione risiede nell’analisi degli elementi valorizzati dalla Corte di Appello. Sebbene l’accusa per associazione mafiosa fosse stata annullata, era stata confermata la misura per l’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti (art. 74 D.P.R. 309/90), oltre a una condanna in primo grado per tentata estorsione aggravata.

L’elemento decisivo che ha sigillato la valutazione di attuale pericolosità sociale è stato il rinvenimento, durante una perquisizione del luglio 2020 in un immobile nella sua disponibilità, di:
* Una pistola con matricola abrasa.
* Una pressa idraulica per confezionare panetti di droga.
* Quindici chilogrammi di sostanza da taglio.

Secondo la Cassazione, questi elementi concreti e oggettivi dimostravano in modo inequivocabile la persistenza di un’attività delittuosa, confermando così l’attualità della pericolosità e giustificando pienamente la misura di prevenzione.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha stabilito che la motivazione della Corte di Appello non era né assente né meramente apparente, ma era anzi ben ancorata a dati fattuali oggettivi. I giudici di merito avevano correttamente considerato non solo gli esiti processuali, ma anche le risultanze investigative come intercettazioni, video e, soprattutto, le prove materiali scoperte durante la perquisizione. Il tentativo del ricorrente di sminuire tali prove è stato interpretato come una richiesta inammissibile di rivalutazione del merito. La decisione ha quindi ribadito il principio secondo cui la valutazione della pericolosità deve basarsi su un’analisi complessiva e aggiornata del comportamento della persona, fondata su dati oggettivi e non su mere supposizioni.

Conclusioni: L’Importanza delle Prove Oggettive

Questa sentenza rafforza un principio fondamentale nel diritto della prevenzione: la pericolosità sociale non può essere presunta sulla base di precedenti penali datati, ma deve essere provata attraverso elementi concreti che ne dimostrino l’attualità. Il rinvenimento di armi, strumenti per il confezionamento di droga e sostanze da taglio costituisce una prova schiacciante di un’inclinazione a delinquere ancora attiva e perdurante. La decisione insegna che, di fronte a una motivazione logica e ben supportata da prove oggettive da parte dei giudici di merito, la Corte di Cassazione non può intervenire per sostituire la propria valutazione, ma solo per verificare la corretta applicazione della legge.

Quando una persona può essere considerata socialmente pericolosa ai fini di una misura di prevenzione?
Quando, sulla base di elementi di fatto oggettivi e attuali, si ritiene probabile che commetta reati. La sentenza chiarisce che il rinvenimento di armi e materiale per il narcotraffico è un forte indicatore di pericolosità attuale.

L’annullamento di un’accusa penale (come quella per 416-bis in questo caso) elimina automaticamente la pericolosità sociale?
No. La valutazione sulla pericolosità è autonoma. Anche se un’accusa specifica viene meno, la pericolosità può essere confermata sulla base di altre accuse, condanne, e soprattutto su prove concrete che dimostrano un’inclinazione attuale a delinquere, come il possesso di armi e materiale per il traffico di droga.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove in un procedimento di prevenzione?
No, il ricorso per cassazione in materia di prevenzione è ammesso solo per violazione di legge. Non è possibile contestare la valutazione dei fatti e delle prove effettuata dai giudici di merito, a meno che la loro motivazione non sia completamente assente, illogica o meramente apparente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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