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Pericolosità sociale: il sindacato del giudice penale

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un soggetto condannato per la violazione di un provvedimento amministrativo. La sentenza chiarisce che il giudice penale non può sostituire la propria valutazione sulla pericolosità sociale a quella del Questore, ma deve limitarsi a un controllo di legittimità sull’atto, verificandone la corretta motivazione.

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Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pericolosità Sociale: I Limiti del Controllo del Giudice Penale sull’Atto del Questore

L’ordinanza in esame affronta un tema cruciale nel rapporto tra diritto amministrativo e penale: i confini del potere di controllo del giudice penale su un atto amministrativo che costituisce il presupposto di un reato. In particolare, la Corte di Cassazione si sofferma sulla valutazione della pericolosità sociale effettuata dal Questore, chiarendo che il giudice non può sostituirsi all’autorità amministrativa ma deve limitarsi a un sindacato sulla legittimità dell’atto. Approfondiamo i dettagli di questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso: La Contestazione del Foglio di Via

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo per il reato previsto dall’art. 76 del D.Lgs. 159/2011, per non aver ottemperato a un provvedimento amministrativo (un foglio di via obbligatorio). La difesa del ricorrente, sia in primo grado che in appello, si era incentrata sulla presunta illegittimità di tale provvedimento. Secondo il ricorrente, i giudici di merito avrebbero omesso di verificare adeguatamente la motivazione dell’atto del Questore, che si sarebbe basato unicamente su generiche segnalazioni di polizia per fondare il giudizio di pericolosità sociale del soggetto.

La Decisione della Corte di Cassazione: Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo basato su motivi generici e manifestamente infondati. La decisione conferma l’orientamento consolidato della giurisprudenza sui limiti del sindacato del giudice penale e sulla corretta applicazione delle norme procedurali in tema di ricorso per cassazione.

Le Motivazioni della Corte: Il Sindacato sulla Pericolosità Sociale

La Corte di Cassazione ha esaminato i tre motivi di ricorso, respingendoli tutti con argomentazioni precise.

Il Limite del Giudice Penale sull’Atto Amministrativo

Il punto centrale della decisione riguarda il primo motivo di ricorso. La Corte ribadisce un principio fondamentale: il giudice penale non può sovrapporre la propria valutazione a quella espressa dal Questore nel giudizio sulla pericolosità sociale. Un’azione del genere costituirebbe un’indebita ingerenza nel merito amministrativo. Il ruolo del giudice è invece confinato a un sindacato di legittimità. Questo significa che il giudice deve verificare che il provvedimento amministrativo rispetti le prescrizioni di legge, tra cui l’obbligo di motivazione. L’atto del Questore, per essere un valido presupposto del reato, deve:

1. Esplicitare gli elementi di fatto su cui si fonda il giudizio di appartenenza del soggetto a una delle categorie di cui all’art. 1 del D.Lgs. 159/2011.
2. Indicare i motivi specifici che inducono a ritenerlo socialmente pericoloso, desunti da circostanze di fatto ulteriori.

Solo se il provvedimento è sufficientemente motivato, chiaro e razionale, esso è legittimo. Può essere disapplicato solo se si accerta l’insussistenza degli elementi fattuali citati a suo sostegno. Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto che i giudici di merito avessero correttamente verificato la presenza di una motivazione idonea nell’atto del Questore.

Motivi d’Appello Nuovi e Trattamento Sanzionatorio

La Corte ha dichiarato inammissibili anche gli altri due motivi. Il secondo, relativo alla mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p. (particolare tenuità del fatto), è stato respinto perché la questione non era stata sollevata nei motivi d’appello, e non può essere proposta per la prima volta in Cassazione. Il terzo motivo, riguardante la determinazione della pena, è stato giudicato infondato poiché il giudice di merito gode di ampia discrezionalità in materia, e la sua valutazione è insindacabile se non è palesemente arbitraria o illogica. A maggior ragione, come nel caso di specie, quando la pena è inferiore alla media edittale, non è richiesta una motivazione particolarmente dettagliata.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza rafforza la netta distinzione tra il sindacato di legittimità e quello di merito nell’ambito dei reati che hanno come presupposto un atto amministrativo. La pronuncia sottolinea come la valutazione della pericolosità sociale sia una prerogativa dell’autorità amministrativa (il Questore), la quale deve però esercitarla attraverso provvedimenti chiari, logici e fondati su elementi concreti. Il compito del giudice penale non è rifare quella valutazione, ma assicurarsi che sia stata compiuta nel rispetto delle garanzie legali, prima fra tutte l’obbligo di motivazione. Ciò garantisce un equilibrio tra le esigenze di pubblica sicurezza e la tutela dei diritti individuali.

Può il giudice penale annullare un foglio di via se non condivide la valutazione di pericolosità sociale fatta dal Questore?
No, il giudice penale non può sostituire la propria valutazione a quella del Questore. Il suo controllo è un sindacato di legittimità, volto a verificare che l’atto amministrativo sia conforme alla legge e adeguatamente motivato, ma non può entrare nel merito della decisione.

Cosa succede se un motivo di ricorso non viene presentato in appello ma solo in Cassazione?
Il motivo di ricorso viene dichiarato inammissibile. Non è possibile dedurre per la prima volta dinanzi alla Corte di Cassazione questioni che non sono state oggetto dei motivi di gravame nel precedente grado di giudizio.

Il giudice deve sempre motivare in modo dettagliato la misura della pena inflitta?
No. Se la pena irrogata è inferiore alla media edittale, non è necessaria un’argomentazione specifica e dettagliata, poiché si presume che il giudice abbia tenuto conto in modo adeguato dei criteri di cui all’art. 133 c.p. La motivazione è richiesta solo per pene superiori alla media o quando la decisione appare illogica o arbitraria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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