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Pericolosità sociale: il giudice può cambiarne tipo?

La Corte di Cassazione ha stabilito che, in un procedimento di prevenzione, il giudice può applicare una misura basata su una categoria di pericolosità sociale diversa da quella inizialmente proposta, a condizione che si fondi sugli stessi fatti e che sia garantito un pieno contraddittorio alla difesa. Il caso riguardava un soggetto sottoposto a sorveglianza speciale, la cui pericolosità era stata riqualificata da specifica a generica. La Corte ha rigettato il ricorso, confermando la legittimità del decreto impugnato.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pericolosità Sociale: È Legittima la Modifica in Corso di Procedimento?

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 3794/2024, affronta un tema cruciale nei procedimenti di prevenzione: la possibilità per il giudice di modificare la qualificazione della pericolosità sociale rispetto a quella originariamente contestata. Questa decisione offre importanti chiarimenti sui confini del potere giudiziario e sulla tutela del diritto di difesa in un ambito tanto delicato. Vediamo insieme i dettagli di questa pronuncia.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un decreto del Tribunale che applicava a un individuo la misura della sorveglianza speciale di Pubblica Sicurezza, con obbligo di soggiorno nel comune di residenza per due anni. La proposta iniziale inquadrava la pericolosità sociale del soggetto in una specifica categoria prevista dal D.Lgs. 159/2011 (art. 4, lett. d). Tuttavia, nel corso del procedimento, la qualificazione veniva modificata in una più generica (art. 1, lett. c), relativa a chi è dedito a commettere reati che offendono la tranquillità e la sicurezza pubblica. La Corte d’Appello confermava la misura, e l’interessato proponeva ricorso in Cassazione, lamentando principalmente due aspetti.

I Motivi del Ricorso: Difesa Violata?

Il ricorrente sosteneva, in primo luogo, una violazione del suo diritto di difesa. A suo dire, il decreto di fissazione dell’udienza non contestava la pericolosità generica poi riconosciuta, impedendogli di difendersi adeguatamente su quel punto specifico. In secondo luogo, contestava la motivazione della Corte territoriale, ritenendola carente riguardo alla sua effettiva riconducibilità a una delle categorie di pericolosità e all’attualità di tale condizione.

La Riqualificazione della Pericolosità Sociale Secondo la Cassazione

Il cuore della sentenza risiede nella risposta della Suprema Corte alla prima doglianza. Gli Ermellini hanno chiarito che, nei procedimenti di prevenzione, la qualificazione giuridica della pericolosità sociale ha una natura “fluida”. Non è necessario che l’avviso di fissazione dell’udienza specifichi in modo rigido la categoria di pericolosità. Ciò che conta è che alla difesa sia garantito un contraddittorio “effettivo e congruo” sugli elementi di fatto che sostengono la proposta.

La Corte ha affermato che il giudice può operare una diversa qualificazione giuridica della pericolosità a condizione che:
1. La nuova definizione si fondi sui medesimi elementi di fatto posti a base della proposta iniziale.
2. Su tali elementi di fatto sia stato assicurato un pieno contraddittorio.

Nel caso specifico, i fatti considerati dal Tribunale erano gli stessi della proposta originaria. Inoltre, il Pubblico Ministero aveva modificato la propria richiesta in una memoria depositata mesi prima dell’udienza, dando alla difesa tutto il tempo per interloquire sulla nuova qualificazione. Di conseguenza, nessuna violazione del diritto di difesa è stata ravvisata.

La Valutazione dei Fatti e i Limiti del Ricorso in Cassazione

Quanto al secondo motivo di ricorso, la Cassazione lo ha dichiarato inammissibile. Ha ricordato un principio consolidato: nel procedimento di prevenzione, il ricorso in Cassazione è consentito solo per violazione di legge (art. 10, comma 3, D.Lgs. 159/2011). Non è possibile, in sede di legittimità, chiedere una nuova valutazione dei fatti o censurare la motivazione del giudice di merito, a meno che questa non sia totalmente mancante o meramente apparente. Nel caso in esame, la Corte di Appello aveva fornito una motivazione congrua e logica sia sull’esistenza dei presupposti per la misura sia sull’attualità della pericolosità del soggetto, rendendo la censura inammissibile.

Le Motivazioni

La motivazione della Cassazione si fonda sulla distinzione tra procedimento penale e procedimento di prevenzione. In quest’ultimo, l’oggetto del giudizio non è un’accusa specifica, ma la personalità complessiva del proposto e la sua attuale pericolosità sociale. Per questo motivo, la giurisprudenza prevalente ammette una maggiore flessibilità nella qualificazione giuridica, purché il contraddittorio sui fatti sia pienamente rispettato. La Corte sottolinea che la difesa deve essere in grado di controbattere sugli elementi fattuali (precedenti, frequentazioni, tenore di vita, etc.), dai quali si desume la pericolosità, indipendentemente dall’etichetta giuridica inizialmente attribuita. Il rigetto del ricorso si basa quindi sulla constatazione che, nel caso concreto, la difesa ha avuto tutte le opportunità per contestare i fatti posti a fondamento della misura, rendendo irrilevante la modifica della qualificazione giuridica operata dai giudici di merito.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali. La sentenza ribadisce un orientamento consolidato, offrendo un importante bilanciamento tra l’esigenza di efficacia delle misure di prevenzione e la tutela del diritto di difesa. Viene confermato che il perno del contraddittorio è il fatto, non la sua qualificazione giuridica. Finché la difesa è messa in condizione di discutere ampiamente gli elementi fattuali alla base della proposta, il giudice conserva il potere di inquadrare la pericolosità sociale nella categoria normativa che ritiene più appropriata, senza che ciò costituisca una violazione delle garanzie processuali.

Nel procedimento di prevenzione, il giudice può qualificare la pericolosità sociale in modo diverso da quanto indicato nella proposta iniziale?
Sì, la Corte di Cassazione ha affermato che è possibile. La condizione è che la nuova qualificazione giuridica si basi sui medesimi elementi di fatto posti a fondamento della proposta e che su tali elementi sia stato assicurato alla difesa un contraddittorio effettivo e congruo.

Cosa è necessario per garantire il diritto di difesa quando viene modificata la categoria di pericolosità sociale?
È sufficiente l’indicazione degli elementi di fatto dai quali si ritiene desumibile la pericolosità. Non è indispensabile che l’avviso di fissazione dell’udienza indichi il tipo esatto di pericolosità, purché la difesa abbia la piena possibilità di conoscere e contestare i fatti che sostengono la richiesta della misura di prevenzione.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione sulla sussistenza della pericolosità sociale fatta dal giudice di merito?
No, il ricorso per cassazione in materia di prevenzione è ammesso solo per violazione di legge. Non è possibile utilizzarlo per ottenere una nuova valutazione dei fatti o per criticare le motivazioni della decisione, a meno che la motivazione non sia completamente assente, illogica o meramente apparente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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