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Pericolosità sociale: i limiti del ricorso in Cassazione

Un soggetto ricorre in Cassazione contro una misura di prevenzione basata sulla sua presunta pericolosità sociale. La Corte dichiara il ricorso inammissibile, ribadendo che in materia di prevenzione il suo sindacato è limitato alla sola violazione di legge e non può estendersi alla logicità della motivazione, se questa non è meramente apparente o inesistente.

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Pubblicato il 16 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pericolosità Sociale: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

La valutazione della pericolosità sociale di un individuo è un tema delicato che sta alla base delle misure di prevenzione. Ma quali sono i limiti entro cui questa valutazione può essere contestata davanti alla Corte di Cassazione? Con la sentenza n. 19952 del 2024, la Suprema Corte ribadisce un principio fondamentale: nei procedimenti di prevenzione, il ricorso è ammesso solo per violazione di legge, non per riesaminare la logica delle decisioni dei giudici di merito.

I Fatti del Caso: Una Misura di Prevenzione Contestata

Il caso riguarda un soggetto sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale di Pubblica Sicurezza per un anno e sei mesi dalla Corte d’Appello di Catania. La decisione si fondava su una valutazione di pericolosità sociale basata su condanne passate per reati contro il patrimonio e due procedimenti pendenti per bancarotta.

Il ricorrente, tramite il suo difensore, ha contestato questa decisione, sostenendo che la Corte d’Appello avesse basato il suo giudizio su precedenti molto datati, senza considerare l’assenza di elementi attuali che potessero giustificare la misura. Inoltre, la difesa evidenziava la lecita provenienza dei redditi familiari e l’assenza di una reale sproporzione tra il tenore di vita e le entrate dichiarate, elementi che, a suo dire, erano stati ingiustamente trascurati.

La Decisione della Corte di Cassazione e il Sindacato sulla Pericolosità Sociale

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un punto cruciale del nostro ordinamento processuale: il ruolo della Cassazione nei procedimenti di prevenzione. La legge (art. 10, comma 3, D.Lgs. 159/2011) stabilisce che il ricorso è ammesso solo per violazione di legge.

Questo significa che la Cassazione non può entrare nel merito della valutazione compiuta dalla Corte d’Appello, né può sindacare la logicità della sua motivazione. Unica eccezione è il caso di una motivazione inesistente o meramente apparente, che equivarrebbe a una violazione dell’obbligo di motivare i provvedimenti imposto al giudice.

Le Motivazioni della Sentenza

Nel caso specifico, la Suprema Corte ha ritenuto che la motivazione della Corte d’Appello non fosse né inesistente né apparente. I giudici di secondo grado avevano infatti esaminato e collegato diversi elementi per fondare il loro giudizio di pericolosità sociale attuale:

1. La Continuità dell’Agire Illecito: La Corte territoriale aveva sottolineato come l’ampio arco temporale delle attività delittuose (dal 1994 al 2019) confermasse la non occasionalità delle condotte.
2. La Sproporzione Economica: Era stata rilevata una sproporzione tra i redditi documentati e gli investimenti imprenditoriali sostenuti tramite diverse società, riconducibili direttamente o indirettamente al soggetto.

La Cassazione ha osservato che la Corte d’Appello aveva risposto a tutte le censure sollevate dalla difesa, fornendo una giustificazione logica e coerente. Il fatto che il ricorrente non condividesse tale valutazione o ritenesse che alcuni elementi (come le assoluzioni) fossero stati sottovalutati non costituisce un vizio di violazione di legge, ma una critica al merito della decisione, non ammissibile in sede di legittimità.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia consolida un orientamento giurisprudenziale chiaro: chi intende impugnare una misura di prevenzione in Cassazione deve dimostrare un errore di diritto o una motivazione talmente carente da essere considerata inesistente. Non è sufficiente proporre una lettura alternativa dei fatti o contestare la logica con cui il giudice di merito ha ponderato gli indizi.

In pratica, la sentenza rafforza l’autonomia dei giudici di merito nella valutazione della pericolosità sociale, un giudizio complesso basato su una pluralità di indicatori. Per la difesa, ciò significa che l’unica strada percorribile in Cassazione è quella di individuare precise violazioni di norme di legge o un difetto motivazionale radicale, un compito processualmente molto arduo.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione sulla pericolosità sociale fatta da una Corte d’Appello?
Sì, ma solo per ‘violazione di legge’. Non è possibile contestare la logica o il merito della valutazione se il giudice ha fornito una motivazione. Il ricorso è ammesso solo se la motivazione è totalmente assente o puramente apparente, non se si ritiene che il giudice abbia semplicemente sottovalutato alcuni elementi.

Cosa intende la Corte per motivazione ‘meramente apparente’ in un procedimento di prevenzione?
Secondo la giurisprudenza citata, si ha una motivazione meramente apparente quando le argomentazioni del giudice sono tali da non rispondere effettivamente alle censure sollevate, o quando non prendono in considerazione gli argomenti difensivi, svuotando di contenuto l’obbligo di motivare il provvedimento.

Quali elementi possono fondare un giudizio di attuale pericolosità sociale?
La sentenza conferma che i giudici possono basare la loro valutazione su una serie di elementi, tra cui condanne passate (anche remote, se inserite in un quadro di condotta persistente), procedimenti penali pendenti e una sproporzione tra i redditi dichiarati e gli investimenti effettuati. L’insieme di questi fattori può delineare un quadro di pericolosità attuale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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