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Pericolosità sociale: i limiti del ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro una misura di sorveglianza speciale basata sulla pericolosità sociale di un individuo. La sentenza chiarisce che, in materia di misure di prevenzione, il controllo di legittimità è limitato alla sola violazione di legge, escludendo la possibilità di contestare la logicità della motivazione del giudice di merito, a meno che questa non sia totalmente assente o meramente apparente.

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pericolosità Sociale: I Rigidi Confini del Controllo della Cassazione

La valutazione della pericolosità sociale è un pilastro del sistema delle misure di prevenzione, strumenti volti a prevenire la commissione di reati da parte di soggetti ritenuti inclini a delinquere. Tuttavia, quali sono i limiti entro cui la Corte di Cassazione può sindacare tale valutazione? Una recente sentenza chiarisce che il perimetro del controllo di legittimità è molto stretto, escludendo critiche sulla logicità delle argomentazioni dei giudici di merito.

I Fatti del Caso

Il caso nasce dal decreto della Corte di appello che confermava l’applicazione della misura della sorveglianza speciale di P.S. per un anno nei confronti di una donna. La misura era fondata su un giudizio di pericolosità sociale specifica, in quanto la persona era indiziata per reati gravi come il riciclaggio e l’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, entrambi aggravati dal metodo mafioso.

La difesa ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando una violazione di legge e un vizio di motivazione. Secondo il ricorrente, la Corte di appello era caduta in contraddizione: pur riconoscendo l’assenza del requisito dell’abitualità e della prova che i profitti illeciti sostenessero il tenore di vita della donna, aveva comunque confermato la sua pericolosità. Inoltre, la difesa sosteneva che la decisione si basasse su precedenti giudiziari datati e irrilevanti, senza dimostrare una persistenza attuale della condotta criminale.

La Valutazione della Pericolosità Sociale in Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un principio consolidato, soprattutto dopo la pronuncia delle Sezioni Unite (sent. Repaci, n. 33451/2014), che definisce in modo netto i poteri della Suprema Corte in materia di misure di prevenzione.

Il controllo affidato alla Cassazione in questo ambito è limitato esclusivamente alla violazione di legge. Ciò significa che non è possibile dedurre come motivo di ricorso il cosiddetto “vizio di motivazione” (previsto dall’art. 606, comma 1, lett. e, c.p.p.), ovvero contestare la tenuta logica, la coerenza o la completezza del ragionamento del giudice che ha emesso il provvedimento.

Le motivazioni

La Corte ha spiegato che le censure mosse dalla difesa, sebbene formalmente presentate come violazioni di legge, miravano in realtà a contestare l’iter logico-argomentativo della Corte d’appello. Il ricorso tentava di ottenere una nuova valutazione del merito della vicenda, un’operazione preclusa in sede di legittimità.

L’unico caso in cui un difetto di motivazione può essere fatto valere è quando la motivazione stessa è “inesistente” o “meramente apparente”. Questo si verifica quando le argomentazioni del giudice sono talmente generiche, contraddittorie o prive di senso da non potersi considerare una vera e propria giustificazione della decisione. Nel caso di specie, invece, la Corte d’appello aveva fornito una motivazione, e il ricorso si limitava a criticarne la coerenza interna, un’attività non consentita.

Di conseguenza, argomentazioni difensive che, pur essendo state considerate, non sono state ritenute decisive dal giudice di merito, o che sono state implicitamente assorbite dal ragionamento complessivo, non possono essere riproposte in Cassazione sotto la veste di violazione di legge.

Le conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: il ricorso in Cassazione contro le misure di prevenzione non è una terza istanza di giudizio. Non si possono rimettere in discussione i fatti o la valutazione della prova operata dai giudici di merito. Il focus deve essere esclusivamente sulla corretta applicazione delle norme di diritto. Per contestare un provvedimento basato sulla pericolosità sociale, è necessario dimostrare che il giudice ha commesso un errore nell’interpretare o applicare la legge, e non semplicemente che la sua valutazione dei fatti è, secondo la difesa, illogica o poco convincente.

Quando è possibile ricorrere in Cassazione contro una misura di prevenzione basata sulla pericolosità sociale?
Il ricorso è ammesso solo per violazione di legge. Non è possibile contestare il merito della valutazione sulla pericolosità o la logicità della motivazione, a meno che questa non sia completamente assente o meramente apparente, configurandosi così come una violazione dell’obbligo di motivare i provvedimenti.

La Corte di Cassazione può riesaminare le prove che hanno portato a ritenere una persona socialmente pericolosa?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare le prove né sostituire la propria valutazione a quella dei giudici di merito. Il suo compito è verificare che i giudici abbiano applicato correttamente le norme giuridiche, senza entrare nel merito della ricostruzione dei fatti.

Cosa significa che un ricorso è inammissibile perché le censure sono proposte sotto forma di violazione di legge ma in realtà riguardano vizi di motivazione?
Significa che il ricorrente ha tentato di mascherare una critica alla logica e alla coerenza del ragionamento del giudice (vizio di motivazione) come se fosse un errore nell’applicazione della legge (violazione di legge). Poiché in materia di misure di prevenzione il vizio di motivazione non è un motivo di ricorso ammissibile, tale tentativo rende l’impugnazione inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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