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Pericolosità sociale: i criteri per la valutazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un condannato contro il diniego dell’affidamento in prova. La decisione sottolinea come la valutazione della pericolosità sociale debba tenere conto non solo di elementi positivi come una nuova attività lavorativa, ma soprattutto di indici negativi quali ulteriori precedenti penali, carichi pendenti e informative di polizia, che in questo caso sono stati ritenuti prevalenti.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pericolosità Sociale: Come Viene Valutata per le Misure Alternative?

L’accesso a misure alternative alla detenzione, come l’affidamento in prova, è subordinato a una valutazione cruciale: quella sulla pericolosità sociale del condannato. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 10534/2024) offre chiarimenti importanti sui criteri che guidano questa decisione, stabilendo una gerarchia tra gli elementi positivi di risocializzazione e gli indici negativi che segnalano un rischio di recidiva. Analizziamo insieme la vicenda.

I Fatti del Caso

Un soggetto condannato presentava ricorso alla Corte di Cassazione avverso un’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza. Quest’ultimo aveva respinto la sua richiesta di affidamento in prova ai servizi sociali. A sostegno del suo ricorso, l’interessato evidenziava alcuni elementi positivi del suo percorso, come l’aver stabilito una nuova residenza e l’avvio di un’attività imprenditoriale. Egli contestava la logica della decisione del Tribunale, ritenendola inadeguata a giustificare il diniego della misura alternativa.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando in toto la validità del provvedimento impugnato. I giudici di legittimità hanno ritenuto che il Tribunale di Sorveglianza avesse correttamente applicato i principi consolidati in materia, operando una valutazione logica e coerente degli elementi a sua disposizione. Secondo la Corte, il ricorso non riusciva a scalfire la solidità delle argomentazioni del giudice di merito, risultando di fatto non pertinente e infondato.

Le Motivazioni: La Valutazione della Pericolosità Sociale

Il cuore della decisione risiede nel metodo di valutazione della pericolosità sociale. La Cassazione ha ribadito che il giudice deve effettuare un bilanciamento complessivo di tutti gli indizi disponibili. Nel caso specifico, il Tribunale di Sorveglianza aveva dato maggior peso a una serie di indicatori negativi, ritenendoli prevalenti rispetto ai segnali di cambiamento proposti dal ricorrente. Tali indici negativi includevano:

* Ulteriori precedenti penali: Oltre ai reati per cui stava scontando la pena, il soggetto aveva altre condanne a suo carico.
* Processi in corso: L’esistenza di carichi pendenti per fatti successivi a quelli in esecuzione è stata considerata un forte segnale di persistente tendenza a delinquere.
* Negative informative di polizia: Le relazioni delle forze dell’ordine sul conto dell’interessato contribuivano a delineare un profilo di rischio.

La Corte ha specificato che elementi come la creazione di un’attività imprenditoriale, pur positivi, non sono di per sé sufficienti a superare un quadro indiziario così negativo. Anche le argomentazioni difensive relative alla lontananza nel tempo di uno dei reati in espiazione sono state respinte, poiché la commissione di illeciti successivi e la presenza di nuovi procedimenti penali annullavano la rilevanza di tale distanza temporale.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza consolida un principio fondamentale nell’ambito dell’esecuzione penale: la valutazione sulla concessione di misure alternative non è un mero calcolo matematico, ma un giudizio prognostico complesso. Per il condannato che aspira a un beneficio, non è sufficiente dimostrare l’avvio di un percorso di reinserimento lavorativo o sociale. È necessario che questo percorso sia accompagnato da una reale e dimostrabile assenza di indicatori di pericolosità sociale. Precedenti penali, carichi pendenti e informazioni negative delle autorità mantengono un peso determinante e possono precludere l’accesso alle misure alternative, anche a fronte di apparenti progressi nel percorso di risocializzazione.

Quali elementi considera il giudice per valutare la pericolosità sociale di un condannato?
Sulla base dell’ordinanza, il giudice considera non solo i reati in espiazione, ma anche l’esistenza di ulteriori precedenti penali, processi in corso (carichi pendenti) e le informative negative di polizia a carico del soggetto.

Avviare un’attività lavorativa o cambiare residenza sono sufficienti a dimostrare il superamento della pericolosità sociale?
No. Secondo la Corte, questi elementi positivi, pur essendo presi in considerazione, possono essere ritenuti non sufficienti a superare un giudizio di pericolosità sociale qualora siano presenti indici negativi prevalenti, come altri precedenti penali e procedimenti in corso.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le censure mosse dal ricorrente sono state giudicate illogiche e non in grado di inficiare il percorso motivazionale del Tribunale di Sorveglianza, il quale aveva correttamente e coerentemente applicato i principi giurisprudenziali consolidati nella valutazione della pericolosità sociale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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