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Pericolosità sociale e limiti del ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro una misura di prevenzione basata sulla pericolosità sociale del soggetto. La Corte ha ribadito che, in questa materia, il ricorso è consentito solo per violazione di legge e non per vizi di motivazione, confermando la decisione del giudice di merito e condannando il ricorrente al pagamento delle spese e di una sanzione.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pericolosità Sociale: I Limiti del Ricorso in Cassazione

L’ordinanza in esame offre un’importante lezione sui limiti del ricorso per Cassazione in materia di misure di prevenzione, con un focus specifico sul concetto di pericolosità sociale. La Suprema Corte chiarisce in modo netto la distinzione tra ‘violazione di legge’ e ‘vizio di motivazione’, stabilendo paletti procedurali invalicabili per chi intende contestare la valutazione sull’attualità della propria pericolosità. Analizziamo insieme i dettagli di questa decisione.

Il Caso in Analisi: Misura di Prevenzione e Appello

Il caso nasce dal ricorso di un individuo contro un decreto della Corte d’Appello di Catania, che aveva confermato una misura di prevenzione nei suoi confronti. La misura era stata originariamente disposta sulla base di un giudizio di pericolosità sociale, ovvero sulla ritenuta probabilità che il soggetto potesse commettere reati in futuro. Il ricorrente ha deciso di portare la questione davanti alla Corte di Cassazione, massima istanza della giustizia italiana.

I Motivi del Ricorso e la valutazione della pericolosità sociale

Il ricorrente ha basato la sua difesa su un unico motivo: la presunta violazione di legge e il vizio di motivazione del provvedimento della Corte d’Appello. Nello specifico, contestava il requisito dell’attualità della pericolosità sociale. A suo dire, i giudici di merito non avrebbero motivato in modo adeguato le ragioni per cui egli dovesse essere considerato ancora socialmente pericoloso al momento della decisione, rendendo la misura di prevenzione ingiustificata.

La Decisione della Suprema Corte: Inammissibilità del Ricorso

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, dichiarandolo inammissibile. La decisione si fonda su un principio cardine della procedura penale relativa alle misure di prevenzione, sancito dal Decreto Legislativo n. 159 del 2011 (il cosiddetto ‘Codice Antimafia’). Secondo la normativa, il ricorso per Cassazione contro i decreti in questa materia è ammesso soltanto per violazione di legge.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha spiegato che la doglianza del ricorrente, sebbene formalmente presentata come ‘violazione di legge’, mirava in realtà a contestare il merito della valutazione fatta dalla Corte d’Appello. Criticare il modo in cui un giudice ha ponderato gli elementi a disposizione e ha tratto le sue conclusioni sulla pericolosità sociale attiene al ‘vizio di motivazione’, un terreno precluso all’esame della Cassazione in questo specifico ambito. La Suprema Corte non può sostituire la propria valutazione a quella dei giudici di merito, a meno che la motivazione non sia palesemente illogica o del tutto assente, cosa che in questo caso non è stata riscontrata. I giudici di legittimità hanno infatti ritenuto che la Corte d’Appello avesse esplicitato in modo congruo e non apparente le ragioni del proprio convincimento, valorizzando le misure cautelari già applicate al soggetto e applicando corretti argomenti giuridici. Di conseguenza, il ricorso è stato giudicato in parte non consentito (perché contestava la motivazione) e in parte manifestamente infondato.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un’importante implicazione pratica per la difesa legale: quando si impugna una misura di prevenzione davanti alla Corte di Cassazione, è fondamentale concentrare le proprie argomentazioni su una chiara e diretta violazione di una norma di legge. Tentare di ottenere una nuova valutazione dei fatti o criticare l’adeguatezza della motivazione del giudice di merito è una strategia destinata al fallimento. La decisione conferma che il giudizio sull’attualità della pericolosità sociale è di competenza esclusiva dei giudici di merito, il cui operato è sindacabile in sede di legittimità solo entro i ristretti confini della violazione di legge. La dichiarazione di inammissibilità comporta, inoltre, pesanti conseguenze economiche per il ricorrente, condannato non solo alle spese processuali ma anche al pagamento di una significativa somma alla Cassa delle ammende.

È possibile contestare la valutazione sulla pericolosità sociale di una persona davanti alla Corte di Cassazione?
No, non è possibile contestare il merito della valutazione sulla pericolosità sociale, ovvero il modo in cui il giudice ha ragionato sui fatti. Il ricorso in Cassazione in materia di misure di prevenzione è ammesso solo per denunciare una ‘violazione di legge’, cioè un errore nell’applicazione delle norme giuridiche.

Quali sono i motivi per cui un ricorso per una misura di prevenzione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso può essere dichiarato inammissibile principalmente per due ragioni: se viene proposto per motivi non consentiti dalla legge (come il ‘vizio di motivazione’ in questo ambito) o se è considerato ‘manifestamente infondato’, cioè privo di qualsiasi fondamento giuridico.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, il ricorrente è condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende. Nel caso specifico, la somma è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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