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Pericolosità sociale e contrabbando: la condanna

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna a due anni per un individuo accusato di contrabbando di tabacchi lavorati esteri. Il ricorso, basato sulla richiesta di sospensione condizionale della pena e sulla presunta pericolosità sociale, è stato rigettato. La Corte ha stabilito che, nonostante l’imputato fosse incensurato, gli elementi che indicavano un’attività organizzata e inserita in un contesto criminale più ampio erano sufficienti a dimostrare la sua pericolosità sociale, giustificando così il diniego del beneficio e l’applicazione di una misura di sicurezza.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sospensione della pena negata per pericolosità sociale anche all’incensurato

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 12762 del 2024, offre un importante chiarimento sui criteri di valutazione della pericolosità sociale ai fini della concessione della sospensione condizionale della pena. Anche in assenza di precedenti penali, elementi concreti che indicano l’inserimento del reo in un contesto criminale organizzato possono precludere il beneficio. Analizziamo insieme questa decisione.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un individuo condannato in primo e secondo grado a due anni di reclusione e a una multa di quasi 1.9 milioni di euro per il reato di contrabbando di tabacchi lavorati esteri. La condanna era scaturita dal ritrovamento di un ingente quantitativo di merce illegale, detenuta in un locale adibito a deposito e trasportata su un veicolo intestato a terzi.

Nonostante l’imputato fosse incensurato e avesse ammesso parzialmente i fatti, i giudici di merito gli avevano negato il beneficio della sospensione condizionale della pena, ritenendolo socialmente pericoloso.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione lamentando principalmente due aspetti:

1. Errata valutazione della pericolosità sociale: Secondo il ricorrente, la motivazione della Corte d’Appello sarebbe stata illogica, in quanto il giudizio di pericolosità non teneva conto della sua condizione di incensurato e della resipiscenza dimostrata attraverso l’ammissione degli addebiti e l’avvio di un’attività lavorativa.
2. Illegittimità costituzionale: Si contestava l’automatismo nell’applicazione della misura di sicurezza della libertà vigilata, previsto dall’art. 300 del d.P.R. n. 43/1973.

La Valutazione della Pericolosità Sociale secondo la Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il primo motivo di ricorso. I giudici hanno sottolineato che il ricorso non si confrontava adeguatamente con la solida motivazione della Corte d’Appello. Quest’ultima aveva correttamente basato il suo giudizio sulla pericolosità sociale non sull’assenza di precedenti, ma su elementi di fatto concreti e allarmanti:

* L’ingente quantitativo di merce di contrabbando.
* L’organizzazione logistica dell’attività illecita, che includeva la disponibilità di un deposito e di un veicolo specifico.
* L’inserimento dell’attività in un contesto criminale organizzato, con collegamenti ad altri soggetti non svelati dall’imputato.

La Corte ha inoltre specificato che la confessione, limitandosi ad ammettere fatti già accertati, e la semplice attestazione di un’attività lavorativa non erano sufficienti a dimostrare un reale cambiamento e a fondare un giudizio positivo sulla futura astensione dal commettere reati.

Misure di Sicurezza: Non più Automatiche

Sul secondo punto, la Cassazione ha ribadito un principio consolidato: l’applicazione delle misure di sicurezza non è mai automatica. Il riferimento all’avverbio ‘sempre’ nell’art. 300 d.P.R. n. 43/1973 deve considerarsi tacitamente abrogato dalla legislazione successiva (in particolare la L. n. 663/1986). Pertanto, anche per il reato di contrabbando, la misura della libertà vigilata può essere applicata solo dopo un accertamento concreto e motivato della pericolosità sociale del condannato. In questo caso, la Corte d’Appello aveva compiuto tale valutazione, rendendo la sua decisione legittima.

Le Motivazioni della Decisione

La Cassazione ha rigettato il ricorso perché il primo motivo era aspecifico e non criticava puntualmente le argomentazioni della sentenza impugnata, che si fondavano su una corretta e logica valutazione della pericolosità sociale basata su elementi fattuali concreti. Il secondo motivo è stato ritenuto in parte manifestamente infondato, per il superamento del principio di automatismo delle misure di sicurezza, e in parte infondato, poiché la Corte d’Appello aveva effettivamente motivato sulla pericolosità, sanando una precedente carenza della sentenza di primo grado. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: la valutazione per la concessione della sospensione condizionale della pena va oltre il semplice certificato penale. La pericolosità sociale deve essere accertata in concreto, analizzando le modalità del fatto, la personalità del reo e il contesto in cui il reato è maturato. L’essere incensurati non costituisce una garanzia automatica per ottenere il beneficio, specialmente quando il reato è sintomo di un inserimento in strutture criminali organizzate e complesse.

Perché è stata negata la sospensione condizionale della pena a un imputato incensurato?
La sospensione è stata negata perché, nonostante l’assenza di precedenti penali, la Corte ha ritenuto sussistente la sua pericolosità sociale sulla base di elementi concreti: l’ingente quantitativo di merce di contrabbando e il contesto organizzato dell’attività illecita (disponibilità di un deposito, un veicolo intestato a terzi), che indicavano un inserimento in un circuito criminale più ampio.

Una confessione è sufficiente per dimostrare il ravvedimento e ottenere benefici?
No, secondo questa sentenza, una confessione non è automaticamente sinonimo di ravvedimento (resipiscenza). Se l’imputato si limita ad ammettere fatti già palesemente accertati dalle indagini, senza fornire elementi utili a smantellare la rete criminale, la confessione può essere ritenuta non significativa ai fini di un giudizio prognostico favorevole.

L’applicazione di una misura di sicurezza come la libertà vigilata è automatica in caso di condanna per contrabbando?
No. La Corte di Cassazione ha confermato che qualsiasi ipotesi di applicazione automatica delle misure di sicurezza è stata superata dalla legge. La misura di sicurezza può essere applicata solo dopo un accertamento specifico e motivato, caso per caso, della concreta pericolosità sociale del condannato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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