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Pericolosità sociale: Cassazione annulla confisca

La Corte di Cassazione ha annullato un decreto di confisca di beni, rinviando il caso alla Corte d’Appello per un nuovo giudizio. La decisione è fondata sulla mancanza di una motivazione adeguata e concreta riguardo la “pericolosità sociale” del soggetto proposto, in particolare per il periodo compreso tra il 2009 e il 2017, durante il quale era in gran parte detenuto. La Corte ha ritenuto la motivazione del giudice del rinvio meramente “apparente”, in quanto non ha superato le criticità già evidenziate in una precedente sentenza di annullamento.

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Pubblicato il 14 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pericolosità Sociale: La Cassazione Annulla Confisca per Motivazione Apparente

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha affrontato un tema cruciale nell’ambito delle misure di prevenzione patrimoniali: la necessità di una prova rigorosa e attuale della pericolosità sociale del soggetto proposto. In questo caso, i giudici hanno annullato un decreto di confisca perché la Corte d’Appello, in sede di rinvio, non aveva adeguatamente motivato su questo requisito fondamentale, soprattutto in relazione a un lungo periodo in cui l’interessato si trovava in stato di detenzione. La decisione ribadisce l’importanza di una motivazione concreta e non presuntiva per giustificare misure così invasive.

I Fatti del Caso: Un Percorso Giudiziario Complesso

La vicenda trae origine da un decreto di confisca emesso dal Tribunale di Messina nei confronti di un soggetto e dei suoi familiari, qualificati come terzi interessati. Il provvedimento era stato appellato e la questione era già giunta una prima volta in Cassazione, la quale aveva annullato la decisione della Corte d’Appello per un difetto di motivazione. In particolare, era stato chiesto ai giudici del rinvio di fornire una spiegazione rafforzata sulla persistenza della pericolosità sociale del proposto in un arco temporale specifico (2009-2017), durante il quale egli era stato per la maggior parte del tempo detenuto.

Nonostante le precise indicazioni della Suprema Corte, la Corte d’Appello di Messina, nel nuovo giudizio, confermava la confisca. Contro questa nuova decisione, il proposto e i suoi familiari hanno nuovamente presentato ricorso per cassazione.

Le Censure alla Decisione: La Motivazione sulla Pericolosità Sociale

I ricorrenti hanno lamentato principalmente due vizi:

1. Violazione di legge per svalutazione di un precedente giudicato: Si sosteneva che la Corte d’Appello avesse ignorato gli effetti di una precedente decisione del Tribunale di Reggio Calabria, che aveva escluso la pericolosità del soggetto, senza fornire la necessaria “motivazione rafforzata” richiesta dalla Cassazione per ribaltare quella valutazione.
2. Motivazione inesistente sulla pericolosità sociale: I ricorrenti hanno evidenziato come il giudice del rinvio non avesse rispettato il mandato della Cassazione, omettendo di indicare elementi concreti a sostegno dell’attualità della pericolosità nel periodo 2009-2017 e basando la propria decisione su elementi già vagliati o su circostanze successive a tale periodo.

La Decisione della Suprema Corte: Annullamento per Motivazione Apparente

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendo le censure fondate. I giudici hanno stabilito che la motivazione fornita dalla Corte d’Appello era meramente “apparente”, ovvero esistente solo in apparenza ma priva di un reale contenuto argomentativo in grado di rispondere alle criticità sollevate.

Il Vincolo del Giudice del Rinvio

La Corte ha innanzitutto ricordato che, a seguito di un annullamento per vizio di motivazione, il giudice del rinvio ha l’obbligo di conformarsi ai principi di diritto stabiliti e di motivare in modo adeguato sui punti specifici indicati dalla sentenza rescindente. In questo caso, il focus doveva essere la dimostrazione della pericolosità sociale attuale tra il 2009 e il 2017, superando con argomenti solidi la valutazione contraria del Tribunale di Reggio Calabria.

L’Inconsistenza degli Elementi Valutati

La Suprema Corte ha smontato punto per punto gli argomenti del decreto impugnato, definendoli insufficienti a fondare una motivazione reale:

* Le condanne definitive: Il fatto che due sentenze di condanna per omicidi risalenti al 1998 e al 2001 fossero divenute irrevocabili non è stato ritenuto un elemento nuovo o decisivo, poiché i fatti erano datati e già stati considerati in precedenza.
* L’indagine successiva: Un’indagine per un reato commesso nel 2021 non poteva essere utilizzata per dimostrare la pericolosità in un periodo precedente (2009-2017).
* I periodi di libertà: L’argomentazione secondo cui il proposto, nei brevi periodi di libertà, avrebbe continuato a ingerirsi negli affari di famiglia è stata giudicata meramente presuntiva e non supportata da prove concrete.

La Corte ha inoltre sottolineato che il decreto non operava alcuna distinzione tra i beni, alcuni dei quali acquistati prima del periodo di pericolosità contestato, trattando l’intero patrimonio in modo indifferenziato.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Cassazione si fondano sul principio consolidato, anche a Sezioni Unite, secondo cui per applicare una misura di prevenzione patrimoniale è indispensabile accertare l'”attualità” della pericolosità sociale. Questa attualità non può essere presunta, specialmente quando il soggetto è detenuto. Il giudice deve fornire elementi di fatto specifici che dimostrino la persistenza del vincolo associativo e la sua operatività anche dallo stato di detenzione. Nel caso di specie, il giudice del rinvio non ha adempiuto a questo onere, limitandosi a un ragionamento apparente che non ha superato le precise indicazioni fornite dalla precedente sentenza di annullamento. La mancanza di una motivazione concreta e specifica su questo punto cruciale costituisce una violazione di legge che impone l’annullamento della decisione.

Le Conclusioni

In conclusione, la sentenza riafferma un principio di garanzia fondamentale: la confisca, misura di eccezionale gravità, non può fondarsi su motivazioni generiche o presuntive. La prova della pericolosità sociale deve essere rigorosa, ancorata a fatti concreti e, soprattutto, attuale. Il giudice che valuta l’applicazione della misura ha il dovere di spiegare in modo chiaro e specifico perché un soggetto, pur detenuto, continui a rappresentare un pericolo per la società. In mancanza di tale spiegazione, la decisione è illegittima. La Cassazione ha quindi annullato il decreto, rinviando nuovamente gli atti alla Corte d’Appello di Messina per un nuovo esame che dovrà, questa volta, attenersi scrupolosamente ai principi enunciati.

Quando una motivazione del giudice può essere considerata meramente “apparente”?
Una motivazione è considerata “apparente” quando, pur essendo formalmente presente, è talmente generica, illogica o basata su presunzioni da non fornire una reale spiegazione delle ragioni della decisione. Nel caso specifico, non spiegava concretamente perché il soggetto fosse pericoloso nel periodo 2009-2017, nonostante la detenzione.

Quale obbligo ha il giudice del rinvio dopo un annullamento da parte della Cassazione?
Il giudice del rinvio è vincolato a seguire i principi di diritto stabiliti dalla Corte di Cassazione e deve motivare in modo specifico e adeguato sui punti critici che hanno causato il precedente annullamento. Non può limitarsi a riproporre argomenti già ritenuti insufficienti.

È possibile confiscare beni a una persona detenuta?
Sì, ma è necessario dimostrare con una motivazione rafforzata e basata su elementi concreti che la sua pericolosità sociale sia attuale e persistente anche durante lo stato di detenzione. Non è sufficiente presumere che continui a gestire attività illecite dall’interno del carcere.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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