Pericolosità Sociale: Quando il Passato Criminale Dimostra un Pericolo Attuale
L’applicazione di una misura di prevenzione come la sorveglianza speciale si fonda su un concetto cardine: la pericolosità sociale del soggetto. Ma come si determina se una persona è attualmente pericolosa? Possono le condanne passate essere sufficienti a giustificare una misura che limita la libertà personale oggi? Con la sentenza n. 606/2024, la Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali, confermando che una storia criminale consolidata, se indicativa di uno stile di vita, può legittimamente fondare un giudizio di pericolosità attuale.
I Fatti del Caso: Una Vita Dedita al Crimine
Il caso esaminato riguarda un individuo a cui la Corte d’Appello di Palermo aveva confermato l’applicazione della misura di prevenzione della sorveglianza speciale, con obbligo di soggiorno, per la durata di due anni. La decisione si basava sull’accertata pericolosità sociale del soggetto, derivante da una “ripetizione frequente, metodica e progressiva nel tempo di condotte delittuose contro il patrimonio e in materia di stupefacenti”.
Secondo i giudici, queste attività illecite non erano episodi isolati, ma costituivano l’unica fonte di sostentamento dell’individuo, in totale assenza di qualsiasi attività lavorativa lecita. A suo carico risultavano, infatti, numerose condanne definitive e altri procedimenti penali ancora in corso.
Il Ricorso in Cassazione e la Questione della Pericolosità Sociale Attuale
La difesa ha presentato ricorso in Cassazione, contestando la decisione della Corte territoriale. L’argomento principale era la presunta violazione di legge, poiché i giudici non avrebbero verificato adeguatamente il requisito dell’attualità della pericolosità. Secondo il ricorrente, la Corte d’Appello si sarebbe basata su condanne risalenti nel tempo, senza provare che il pericolo fosse concreto e presente al momento della decisione.
Le Motivazioni della Suprema Corte
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, dichiarandolo inammissibile per due ragioni principali: genericità e manifesta infondatezza.
In primo luogo, il ricorso è stato ritenuto una mera ripetizione delle argomentazioni già presentate e respinte in appello. Nel merito, i giudici di legittimità hanno ritenuto l’argomentazione della difesa infondata, confermando la correttezza del ragionamento dei giudici di merito.
La Corte ha sottolineato come la significativa serie di condanne e procedimenti pendenti per gravi reati a scopo di lucro e legati agli stupefacenti, commessi reiteratamente anche in tempi recenti, fosse la prova di una “pervicace dedizione del proposto alla commissione di delitti”. Da questi delitti, l’individuo traeva gli unici mezzi per il proprio sostentamento.
I giudici hanno quindi spiegato che, in un quadro del genere, è logico e giuridicamente corretto desumere un giudizio prognostico negativo sull’attuale ed effettiva pericolosità sociale. La valutazione della Corte d’Appello non è stata un’analisi superficiale di vecchie condanne, ma un apprezzamento di merito complessivo, congruamente motivato e corretto in diritto, che come tale non è sindacabile in sede di legittimità.
Le Conclusioni
La sentenza ribadisce un principio fondamentale in materia di misure di prevenzione: l’attualità della pericolosità sociale non si valuta solo sulla base dell’ultimo reato commesso. Al contrario, essa può e deve essere accertata attraverso un’analisi complessiva della biografia criminale del soggetto. Quando emerge un quadro di sistematica e persistente dedizione all’attività illecita come unica scelta di vita, in assenza di alternative legali, il pericolo si considera attuale e concreto. La decisione conferma che la valutazione fattuale compiuta dai giudici di merito, se ben motivata, è insindacabile in Cassazione, rafforzando la discrezionalità dei tribunali nel giudicare la pericolosità di un individuo basandosi sulla sua intera storia.
Come può un tribunale stabilire l’attuale pericolosità sociale di una persona?
Un tribunale può stabilirla analizzando la condotta di vita complessiva del soggetto, inclusa una serie significativa di condanne definitive e procedimenti penali in corso, specialmente se i reati sono gravi, recenti, commessi sistematicamente e rappresentano l’unica fonte di reddito.
Una storia criminale risalente nel tempo è sufficiente per applicare una misura di prevenzione oggi?
Sì, se quella storia, unita a episodi più recenti e all’assenza di un lavoro lecito, dimostra una scelta di vita persistente e attuale dedicata al crimine. Non è la data dell’ultima condanna a essere decisiva, ma il quadro complessivo che ne emerge.
La Corte di Cassazione può riesaminare la valutazione sulla pericolosità sociale fatta da un giudice?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare questa valutazione se è basata su argomentazioni logiche, coerenti e giuridicamente corrette. Tale valutazione è considerata un “apprezzamento di merito”, che spetta esclusivamente ai giudici di primo e secondo grado.
Testo del provvedimento
Sentenza di Cassazione Penale Sez. 6 Num. 606 Anno 2024
Penale Sent. Sez. 6 Num. 606 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: NOME COGNOME
Data Udienza: 09/11/2023
SENTENZA
sul ricorso proposto da COGNOME SalvatoreCOGNOME nato il 02/04/1979 a Palermo avverso il decreto del 09/06/2023 della Corte d’appello di Palermo.
letta la requisitoria del Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale
Visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso; udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME NOME COGNOME che ha concluso per l’inammissibilità del ricorso.
RITENUTO IN FATTO E IN DIRITTO
1. La Corte d’appello di Palermo, con il provvedimento in epigrafe, ha confermato il decreto del Tribunale di Palermo che applicava a NOME COGNOME la misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno e con ulteriori prescrizioni per la durata di anni due, avendone accertato l’attuale pericolosità sociale ex
art. 1, comma 1 lett. b), d.lgs. 6 settembre 2011, n. 159, attesa la ripetizione frequente, metodica e progressiva nel tempo di condotte delittuose contro il patrimonio e in materia di stupefacenti da cui traeva il proprio sostentamento e per le quali aveva subito condanne definitive o erano tuttora in corso procedimenti penali a suo carico.
Il difensore di COGNOME ha proposto ricorso per cassazione avverso detto decreto, censurandone la violazione di legge poiché la Corte territoriale non avrebbe adeguatamente verificato la configurabilità del requisito di attualità della pericolosit sociale, ancorato viceversa a condanne risalenti nel tempo.
Il motivo di ricorso si palesa per un verso generico, siccome meramente ripetitivo delle doglianze mosse con l’atto di appello e già motivatamente disattese da quel giudice, e per altro verso manifestamente infondato.
I giudici della prevenzione, con adeguato apparato argomentativo in fatto, hanno ritenuto che la significativa serie di condanne definitive e di procedimenti in corso per gravi reati a scopo di lucro e in materia di stupefacenti, commessi reiteratamente anche di recente, fossero dimostrative di una pervicace dedizione del proposto alla commissione di delitti dai quali traeva gli unici mezzi per il proprio sostentamento, in assenza di alcun lecita attività lavorativa. E ne hanno conseguentemente e logicamente desunto in diritto il giudizio prognostico negativo in ordine all’attuale ed effettiva pericolosità sociale.
Trattasi, a ben vedere, di apprezzamenti di merito che, siccome congruamente giustificati con coerente apparato argomentativo e corretti in linea di diritto, non sono affatto sindacabili in sede di controllo di legittimità del provvedimento impugnato.
Il ricorso va pertanto dichiarato inammissibile e il ricorrente condannato al pagamento delle spese del procedimento e della somma, ritenuta equa, di tremila euro alla Cassa delle ammende.
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende. Così deciso il 09/11/2023