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Pericolosità sociale attuale: quando si applica la misura

La Corte di Cassazione conferma una misura di sorveglianza speciale nei confronti di un soggetto indiziato di appartenere a un’associazione mafiosa. La Corte rigetta il ricorso, specificando che la valutazione della pericolosità sociale attuale deve essere autonoma e basata su elementi concreti. Il semplice trascorrere del tempo non è sufficiente a escluderla, soprattutto in assenza di prove di dissociazione dal sodalizio criminale.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pericolosità Sociale Attuale: la Cassazione sui Requisiti delle Misure di Prevenzione

L’applicazione di una misura di prevenzione personale, come la sorveglianza speciale, richiede una valutazione rigorosa della pericolosità sociale attuale del soggetto. Con una recente sentenza, la Corte di Cassazione ha ribadito i principi cardine per questo giudizio, specialmente nei casi di sospetta appartenenza ad associazioni mafiose. La decisione sottolinea come il trascorrere del tempo non annulli automaticamente la pericolosità, se non accompagnato da concreti segnali di rottura con l’ambiente criminale.

I Fatti del Caso

Il caso nasce dal ricorso di un individuo contro il decreto della Corte d’Appello che confermava l’applicazione della misura di prevenzione della sorveglianza speciale per tre anni. La misura era stata originariamente disposta dal Tribunale sulla base di gravi indizi di appartenenza a un clan ‘ndranghetista, corroborati da una condanna in primo grado per il reato di cui all’art. 416 bis c.p. (associazione di tipo mafioso).

Il ricorrente contestava la decisione sotto due profili principali:
1. Errato inquadramento: Sosteneva che i giudici della prevenzione non avessero condotto un’analisi autonoma rispetto al processo penale.
2. Mancanza di attualità: Riteneva che la pericolosità sociale non fosse più attuale, dato che i fatti contestati risalivano a diversi anni prima (2013-2014).

La Valutazione della Pericolosità Sociale Attuale

Il cuore della questione risiede nella corretta valutazione della pericolosità sociale attuale. Il ricorrente lamentava che, essendo trascorso un notevole lasso di tempo dai fatti, i giudici avrebbero dovuto fornire una motivazione rafforzata sulla persistenza della sua pericolosità. La Corte di Cassazione ha respinto questa tesi, aderendo all’orientamento consolidato delle Sezioni Unite.

Secondo la Suprema Corte, per gli indiziati di appartenenza a consorterie mafiose, la stabilità del vincolo associativo fa scattare una presunzione (relativa) di persistenza della pericolosità. Questa presunzione non è automatica, ma deve essere verificata alla luce degli elementi specifici del caso. In particolare, il tempo trascorso non è di per sé un fattore decisivo se mancano elementi che dimostrino un allontanamento o una dissociazione del soggetto dal sodalizio criminale. Nel caso di specie, il ruolo non marginale ricoperto dall’individuo nel clan e l’assenza di qualsiasi segnale di rottura sono stati considerati sufficienti a confermare l’attualità del pericolo.

Autonomia del Giudizio di Prevenzione

Un altro punto cruciale chiarito dalla Corte è la netta autonomia del giudizio di prevenzione rispetto a quello penale. I giudici della prevenzione hanno il dovere di condurre una valutazione indipendente degli elementi a disposizione, anche se provenienti da un procedimento penale non ancora concluso. Il loro scopo non è accertare una responsabilità penale, ma formulare un giudizio prognostico sulla probabilità che il soggetto commetta futuri reati. La Corte d’Appello, nel caso esaminato, aveva correttamente adempiuto a questo dovere, analizzando le risultanze processuali (come il ruolo del proposto nella gestione delle armi e nel controllo del territorio) per fondare autonomamente il proprio convincimento.

I Limiti del Ricorso in Cassazione

La sentenza ribadisce anche i limiti del sindacato della Corte di Cassazione in materia di misure di prevenzione. Il ricorso è ammesso solo per violazione di legge e non per vizi di motivazione come l’illogicità manifesta. Una motivazione può essere censurata solo se risulta totalmente assente o meramente apparente, cioè incapace di far comprendere l’iter logico seguito dal giudice. Le censure del ricorrente, volte a contestare nel merito la valutazione dei giudici, sono state quindi ritenute inammissibili perché esulavano dai poteri della Corte di legittimità.

Le Motivazioni della Decisione della Cassazione

La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per diverse ragioni. In primo luogo, le doglianze sono state ritenute generiche e meramente confutative, non idonee a evidenziare una reale violazione di legge. Ad esempio, la critica a una specifica intercettazione è stata giudicata priva di autosufficienza, poiché il ricorrente non aveva allegato gli atti necessari a sostenerla. In ogni caso, quell’elemento non era decisivo, dato che la decisione si fondava su un quadro indiziario ben più ampio.

Soprattutto, la Corte ha ritenuto che i giudici di merito avessero fatto corretta applicazione dei principi giuridici in tema di pericolosità sociale attuale. Hanno giustamente considerato la natura permanente del reato associativo e l’assenza di prove di dissociazione, concludendo che il pericolo per la sicurezza pubblica persisteva al momento della decisione.

Le Conclusioni

In conclusione, la sentenza rafforza un principio fondamentale nel sistema delle misure di prevenzione: la valutazione della pericolosità deve essere ancorata al presente, ma nel contesto dei reati associativi mafiosi, il legame con il clan si presume stabile. Spetta al proposto fornire la prova di un concreto e credibile abbandono delle logiche criminali. In assenza di tale prova, il semplice decorso del tempo non è sufficiente a escludere l’applicazione di misure volte a neutralizzare una minaccia ancora viva per la collettività.

Per applicare una misura di prevenzione è sufficiente una condanna non definitiva per associazione mafiosa?
No, non è sufficiente di per sé. Tuttavia, gli elementi emersi in un procedimento penale, anche non concluso, possono essere utilizzati dal giudice della prevenzione, che deve però valutarli in modo autonomo per formulare un giudizio sulla pericolosità sociale del soggetto.

Come si valuta l’attualità della pericolosità sociale se i fatti contestati sono datati?
Nel caso di indiziati di appartenenza ad associazioni mafiose, si presume la stabilità del vincolo criminale. Il tempo trascorso assume rilevanza solo se accompagnato da elementi concreti che dimostrino la dissociazione del soggetto dal gruppo, come comportamenti positivi o l’abbandono delle logiche criminali. In assenza di tali elementi, la pericolosità si considera attuale.

Cosa significa che il ricorso per cassazione in materia di prevenzione è limitato alla “violazione di legge”?
Significa che la Corte di Cassazione non può riesaminare i fatti del caso o valutare se la motivazione del giudice di merito sia logica o convincente. Può intervenire solo se il giudice ha applicato in modo errato una norma di legge o se la motivazione è completamente assente o talmente incomprensibile da essere considerata solo apparente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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