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Pericolosità sociale attuale: la condotta è decisiva

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del Procuratore Generale, confermando la revoca di una misura di prevenzione nei confronti di un soggetto condannato per associazione mafiosa. La Corte ha sottolineato che per applicare tali misure è indispensabile verificare la pericolosità sociale attuale, la quale può essere esclusa da una condotta irreprensibile e da un inserimento lavorativo stabile per un periodo di tempo significativo, anche in assenza di un formale recesso dal sodalizio criminale.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pericolosità Sociale Attuale: Condotta Recente Supera Condanna per Mafia

Introduzione: Il Principio della Pericolosità Sociale Attuale

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 10789 del 2025, ha riaffermato un principio cruciale nell’ambito delle misure di prevenzione: la valutazione della pericolosità sociale attuale. Il caso riguarda un individuo, precedentemente condannato per appartenenza a un’associazione di stampo mafioso, al quale era stata revocata la misura della sorveglianza speciale dalla Corte di Appello. La Procura Generale aveva impugnato tale decisione, sostenendo che la condanna e la perdurante operatività del clan mafioso costituissero una presunzione di pericolosità. La Cassazione, tuttavia, ha rigettato il ricorso, fornendo importanti chiarimenti su come bilanciare il passato criminale con la condotta di vita recente.

I Fatti di Causa: Dalla Condanna alla Revoca della Misura

Il Tribunale aveva inizialmente applicato a un soggetto la misura di prevenzione della sorveglianza speciale di P.S. con obbligo di soggiorno nel comune di residenza. Questa decisione era basata su una precedente condanna definitiva per appartenenza a un noto sodalizio ‘ndranghetistico, per fatti risalenti al periodo 2006-2016.

Successivamente, la Corte di Appello, in accoglimento dell’impugnazione del proposto, aveva revocato tale misura. La motivazione della Corte territoriale si fondava su un’attenta analisi della vita recente dell’individuo: negli ultimi sei anni, egli non aveva dato adito ad alcun rilievo, aveva svolto una regolare attività lavorativa e aveva sempre rispettato le prescrizioni imposte. Inoltre, era stato assolto con formula piena da un’altra accusa relativa all’intestazione fittizia di una società. La Corte di Appello aveva quindi concluso per l’assenza di un’attuale pericolosità sociale.

L’Appello del Procuratore e il Valore della Condotta

Il Procuratore Generale presso la Corte di Appello ha proposto ricorso per cassazione, lamentando una violazione di legge. Secondo l’accusa, il riconoscimento della responsabilità per appartenenza a un’associazione mafiosa ancora attiva, unito alla mancanza di un formale recesso dal sodalizio, avrebbe dovuto mantenere viva la presunzione di pericolosità. Il ricorso sosteneva, in sostanza, che la Corte di Appello non avesse dato il giusto peso alla gravità del reato per cui era intervenuta condanna.

I Limiti del Giudizio di Cassazione nelle Misure di Prevenzione

La Corte di Cassazione ha preliminarmente ricordato che, in materia di misure di prevenzione, il ricorso è ammesso solo per violazione di legge. Non è possibile, quindi, contestare l’illogicità della motivazione o un presunto travisamento dei fatti, a meno che la motivazione sia totalmente assente o meramente apparente. Questo perimetro restringe il campo di indagine della Suprema Corte alla sola corretta applicazione delle norme giuridiche.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte Suprema ha ritenuto infondato il ricorso del Procuratore. Richiamando un consolidato orientamento delle Sezioni Unite, ha ribadito che anche nei confronti di soggetti indiziati di appartenere a un’associazione mafiosa, è sempre necessario accertare il requisito della pericolosità sociale attuale. Una condanna passata, per quanto grave, non può essere l’unico elemento su cui fondare una misura di prevenzione che limita la libertà personale.

Nel caso specifico, la Corte ha giudicato la motivazione della Corte di Appello “adeguata ed esente da evidenti vizi logici”. I giudici di merito avevano correttamente valorizzato elementi concreti e recenti per escludere l’attualità del pericolo:

1. Lasso Temporale: I fatti della condanna erano risalenti nel tempo (fino al 2016).
2. Condotta Positiva: Negli ultimi sei anni, il soggetto aveva mantenuto una condotta irreprensibile, senza commettere ulteriori illeciti.
3. Integrazione Sociale: Aveva svolto una regolare attività lavorativa, dimostrando un percorso di reinserimento.
4. Rispetto delle Regole: Aveva sempre rispettato le prescrizioni della misura di prevenzione.

La Corte di Cassazione ha concluso che la pubblica accusa, nel suo ricorso, si era limitata a riaffermare la presunzione di pericolosità legata alla condanna, senza però confrontarsi specificamente con le coerenti argomentazioni della Corte di Appello che, sulla base di fatti concreti, avevano portato a escludere l’attualità di tale pericolo.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza rafforza un principio di civiltà giuridica fondamentale: le misure di prevenzione non possono essere una condanna a vita basata sul passato, ma devono rispondere a un’esigenza concreta e attuale di difesa sociale. La decisione chiarisce che una condotta di vita legale, stabile e protratta nel tempo può effettivamente superare la presunzione di pericolosità derivante anche da una grave condanna per mafia. Per i giudici, l’analisi non può essere statica e ancorata al passato, ma deve essere dinamica e proiettata sul presente, valutando il percorso di vita della persona nella sua interezza. Questo approccio garantisce che le limitazioni alla libertà personale siano applicate solo quando strettamente necessarie e giustificate da un pericolo concreto e attuale.

Una condanna definitiva per associazione mafiosa comporta automaticamente l’applicazione di una misura di prevenzione?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che è sempre necessario accertare la “pericolosità sociale attuale” del soggetto. La condanna passata, sebbene rilevante, non è sufficiente da sola se mancano elementi concreti e recenti che dimostrino un pericolo attuale.

Quali elementi possono dimostrare l’assenza di pericolosità sociale attuale?
Secondo la sentenza, elementi come lo svolgimento di una regolare attività lavorativa, il rispetto delle prescrizioni imposte e l’assenza di condotte illecite per un periodo significativo (nel caso di specie, sei anni) possono essere decisivi per escludere l’attualità della pericolosità.

Il mancato recesso formale da un’associazione mafiosa ancora attiva impedisce di escludere la pericolosità sociale?
Non necessariamente. La Corte ha ritenuto che, anche in assenza di un recesso formale, l’analisi deve concentrarsi sulle argomentazioni concrete e sulla condotta effettiva del soggetto. Se la condotta recente è costantemente positiva e leale, può superare la presunzione di pericolosità derivante dalla passata appartenenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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