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Pericolosità sociale attuale: il ricorso in Cassazione

La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo contro la sorveglianza speciale. La Corte ha ritenuto che la valutazione della pericolosità sociale attuale fosse adeguatamente motivata dalla corte d’appello, basandosi non solo su condanne passate ma anche su condotte recenti, precludendo un riesame nel merito.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pericolosità Sociale Attuale: Quando il Passato Giustifica le Misure di Prevenzione

Introduzione: Il Concetto di Pericolosità Sociale Attuale

Nel diritto della prevenzione, uno dei pilastri fondamentali è il concetto di pericolosità sociale attuale. Non basta che un individuo abbia commesso reati in passato per sottoporlo a misure restrittive come la sorveglianza speciale; è necessario che la sua pericolosità sia concreta e presente al momento della decisione. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 22672/2024) offre un’importante chiave di lettura su come questo requisito viene valutato, specialmente nei casi di criminalità organizzata, e chiarisce i limiti del sindacato di legittimità su tali decisioni.

Il Caso in Esame: Dalla Sorveglianza Speciale al Ricorso in Cassazione

Il Tribunale di Catanzaro aveva disposto la misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, con obbligo di soggiorno per cinque anni, a carico di un individuo. La misura era stata confermata dalla Corte d’Appello. Al soggetto erano state contestate gravi condotte, tra cui la partecipazione a un’associazione di stampo mafioso, estorsioni e reati in materia di armi e stupefacenti. Contro la decisione d’appello, la difesa proponeva ricorso per Cassazione, lamentando che la valutazione dei giudici si fosse basata su fatti troppo risalenti nel tempo.

La Difesa del Ricorrente: Una Pericolosità Non Più Attuale?

Il ricorrente sosteneva che la Corte d’Appello avesse errato nel fondare il proprio giudizio unicamente su una sentenza di condanna non ancora definitiva e su episodi delittuosi datati. Secondo la difesa, era trascorso un intervallo di tempo significativo tra i fatti contestati e l’applicazione della misura, tale da far venir meno il requisito della pericolosità sociale attuale. La motivazione della Corte territoriale veniva quindi definita ‘meramente apparente’, in quanto non avrebbe adeguatamente dimostrato perché il soggetto fosse ancora da ritenersi una minaccia per la società.

La Decisione della Cassazione sulla Pericolosità Sociale Attuale

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la validità della misura di prevenzione. Gli Ermellini hanno chiarito due punti cruciali.

I Limiti del Ricorso in Cassazione nelle Misure di Prevenzione

In primo luogo, la Corte ha ribadito un principio consolidato: nel procedimento di prevenzione, il ricorso in Cassazione è consentito solo per ‘violazione di legge’. Ciò significa che non si può contestare la logicità della motivazione del giudice di merito, a meno che essa non sia completamente assente o ‘meramente apparente’. Criticare il modo in cui il giudice ha valutato le prove o la sua scelta di dare più peso a certi elementi piuttosto che ad altri non costituisce una violazione di legge, ma un tentativo di ottenere un nuovo giudizio sui fatti, precluso in sede di legittimità.

La Valutazione dei Giudici di Merito

In secondo luogo, la Cassazione ha ritenuto che, nel caso specifico, la motivazione della Corte d’Appello non fosse affatto apparente. I giudici di merito avevano infatti valorizzato non solo le condanne (una delle quali già definitiva per estorsione), ma soprattutto il fatto che le condotte associative che caratterizzavano la vita del proposto si erano protratte fino al 2019, anno in cui era stato raggiunto da una misura cautelare in carcere. Questo elemento recente è stato considerato sufficiente a fondare un ‘giustificato giudizio di attualità di pericolosità sociale’.

Le Motivazioni

La motivazione della Suprema Corte si fonda sulla distinzione tra vizio di motivazione e vizio di violazione di legge. La difesa contestava la valutazione nel merito della Corte d’Appello, sostenendo che non avesse adeguatamente ponderato il tempo trascorso. Tuttavia, la Cassazione ha chiarito che la Corte d’Appello aveva fornito una spiegazione logica e coerente: la continuità delle condotte criminali fino a un’epoca recente (2019) saldava il passato criminale del soggetto al presente, rendendo la sua pericolosità ancora attuale al momento dell’applicazione della misura. La Corte di Cassazione, non potendo riesaminare i fatti, ha verificato che una motivazione esistesse e fosse logicamente strutturata, concludendo per la sua validità formale e sostanziale ai fini del rispetto della legge.

Conclusioni

La sentenza in commento rafforza il principio secondo cui la valutazione della pericolosità sociale attuale è un giudizio di merito, ampiamente discrezionale per il giudice che lo compie. Se tale giudizio è supportato da elementi concreti e recenti, come la prosecuzione di condotte illecite fino a poco prima dell’intervento giudiziario, esso non può essere messo in discussione in sede di legittimità. Per i soggetti coinvolti in reati associativi, ciò implica che la persistenza del legame con il sodalizio criminale è un fattore determinante che può giustificare l’applicazione di misure di prevenzione anche a distanza di tempo dai singoli reati-scopo.

È sufficiente una vecchia condanna per giustificare una misura di prevenzione oggi?
No, la sentenza chiarisce che è necessario dimostrare la ‘pericolosità sociale attuale’. Tuttavia, le condotte passate, specialmente se gravi e protratte nel tempo fino a un’epoca recente come quelle associative, sono un elemento fondamentale per fondare tale giudizio di attualità.

Per quali motivi si può ricorrere in Cassazione contro una misura di prevenzione?
Il ricorso per cassazione in materia di misure di prevenzione è ammesso soltanto per ‘violazione di legge’. Non è possibile contestare l’illogicità della motivazione, a meno che questa non sia totalmente inesistente o meramente apparente, ovvero incapace di spiegare le ragioni della decisione.

Cosa succede se il ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile in questi casi?
La parte che ha proposto il ricorso viene condannata al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro a favore della Cassa delle ammende, come sanzione per aver avviato un’impugnazione ritenuta infondata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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