LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Pericolosità sociale attuale: Cassazione annulla misura

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di custodia cautelare per associazione mafiosa. La Corte ha stabilito che il Tribunale del Riesame non ha valutato correttamente gli elementi che indicavano la cessazione della pericolosità sociale attuale dell’indagato, come la sua assoluzione da un reato collegato e le dichiarazioni di collaboratori di giustizia. Il caso è stato rinviato per un nuovo giudizio.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pericolosità Sociale Attuale: Quando la Custodia Cautelare Va Riesaminata

L’applicazione delle misure cautelari, in particolare la custodia in carcere, rappresenta uno dei punti più delicati del procedimento penale. Per i reati di associazione di tipo mafioso, la legge prevede una presunzione di sussistenza delle esigenze cautelari. Tuttavia, questa presunzione non è assoluta. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale: il giudice deve sempre verificare la pericolosità sociale attuale dell’indagato, basandosi su elementi concreti che possono dimostrare un’effettiva rescissione del legame con l’ambiente criminale. Analizziamo il caso per comprendere meglio i criteri applicati dalla Suprema Corte.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un individuo indagato per partecipazione a un’associazione di stampo mafioso (art. 416-bis c.p.). Il Tribunale, in sede di riesame, aveva confermato la misura della custodia cautelare in carcere, rigettando la richiesta di revoca presentata dalla difesa. Secondo l’accusa, l’indagato era un partecipe del clan, fungendo da intestatario fittizio per una società e mantenendo rapporti con un esponente di spicco del gruppo. La difesa, al contrario, aveva presentato una serie di elementi volti a dimostrare che il legame associativo si era interrotto da tempo e che, di conseguenza, non sussisteva più una pericolosità sociale attuale.

I Motivi del Ricorso e la Valutazione della Pericolosità Sociale Attuale

La difesa ha impugnato l’ordinanza del Tribunale dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando una violazione di legge e un vizio di motivazione. Gli elementi portati a sostegno della cessata pericolosità erano molteplici e significativi:

* Dichiarazioni di collaboratori di giustizia: Testimonianze che descrivevano l’affiliazione dell’indagato come un fatto del passato e indicavano il suo referente storico come non più attivo nel clan.
* Vicinende societarie: L’indagato aveva rilevato le quote della società precedentemente intestate fittiziamente, regolarizzando la propria posizione e provocando il dissequestro da parte del Pubblico Ministero. Questo atto è stato interpretato come un chiaro segnale di distacco dagli interessi del clan.
* Denunce presentate: L’indagato aveva denunciato reati di cui era stato vittima, un comportamento considerato incompatibile con la solidarietà omertosa tipica degli ambienti mafiosi.
* Assoluzione per il reato di favoreggiamento: L’indagato era stato recentemente assolto in appello dall’accusa di favoreggiamento, un reato che era stato precedentemente valorizzato per giustificare la misura cautelare.

Nonostante questi elementi, il Tribunale del riesame li aveva ritenuti irrilevanti, confermando la sussistenza della pericolosità sociale attuale.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando l’ordinanza e rinviando il caso per un nuovo esame. La motivazione della Suprema Corte è netta: il Tribunale ha errato nel non dare il giusto peso agli elementi forniti dalla difesa. La presunzione di pericolosità prevista dall’art. 275, comma 3, c.p.p. per i reati di mafia è relativa e può essere superata da ‘elementi dai quali risulti che non sussistono esigenze cautelari’.

Secondo la Cassazione, il giudice del riesame ha trascurato dati di rilievo. L’assoluzione dal reato di favoreggiamento, il dissequestro della società seguito alla regolarizzazione delle quote e le dichiarazioni dei collaboratori sono tutti fattori che, letti congiuntamente, incidono profondamente sulla valutazione della pericolosità sociale attuale. Il Tribunale, invece di analizzare in modo approfondito questi aspetti, li ha liquidati sbrigativamente, basando la sua conclusione su una congettura (il rinvenimento di bossoli vicino all’abitazione di un avversario dell’indagato) non supportata da prove concrete.

Le Conclusioni

La sentenza in esame rafforza un principio cardine dello stato di diritto: la libertà personale può essere limitata solo in presenza di esigenze cautelari concrete, specifiche e, soprattutto, attuali. Per i reati di mafia, sebbene la presunzione giochi un ruolo importante, il giudice non è esonerato da un’analisi rigorosa e individualizzata. L’annullamento con rinvio impone ora al Tribunale di rivalutare la posizione dell’indagato, tenendo in debita considerazione tutti gli elementi che possono indicare un reale e definitivo allontanamento dal contesto criminale. Questa decisione sottolinea l’importanza di un giudizio che non si basi su automatismi, ma su una verifica puntuale e motivata della persistenza del pericolo sociale.

La presunzione di pericolosità per i reati di mafia è assoluta?
No, la presunzione di sussistenza delle esigenze cautelari è relativa. Può essere superata da elementi concreti che dimostrino la rescissione del legame associativo e la cessazione della pericolosità sociale dell’indagato.

Quali elementi possono dimostrare la cessazione della pericolosità sociale attuale?
Elementi come il lungo tempo trascorso dai fatti senza nuove condotte illecite, l’assoluzione da reati collegati, la regolarizzazione di situazioni economiche legate al clan (come la liquidazione di quote societarie), e comportamenti incompatibili con la logica mafiosa (come denunciare reati subiti) possono contribuire a dimostrare la cessazione della pericolosità.

Cosa comporta l’annullamento con rinvio da parte della Cassazione?
Comporta che l’ordinanza impugnata viene annullata e il procedimento torna al giudice che l’ha emessa (o a un altro della stessa sezione). Questo giudice dovrà riesaminare il caso, attenendosi ai principi di diritto stabiliti dalla Corte di Cassazione nella sua sentenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati