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Pericolosità sociale: annullata condanna per cauzione

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per mancato versamento della cauzione legata alla sorveglianza speciale. La decisione si fonda sul principio che la misura di prevenzione perde efficacia se, dopo una lunga detenzione del soggetto, non viene effettuata una nuova valutazione della sua attuale pericolosità sociale. Senza questa rivalutazione, la violazione dell’obbligo non costituisce reato.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pericolosità sociale: quando la rivalutazione è necessaria

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 26850/2025, offre un chiarimento fondamentale sul concetto di pericolosità sociale e sull’efficacia delle misure di prevenzione. Il caso in esame riguarda l’annullamento di una condanna per il mancato versamento della cauzione imposta nell’ambito della sorveglianza speciale. La Corte ha stabilito che, dopo un lungo periodo di detenzione, la misura di prevenzione non può essere applicata automaticamente, ma richiede una nuova e attuale valutazione della pericolosità del soggetto. Approfondiamo i dettagli di questa importante decisione.

I fatti del caso

Un individuo era stato condannato in primo grado e in appello per il reato di inottemperanza all’obbligo di versamento di una cauzione. Tale obbligo derivava dall’applicazione di una misura di prevenzione, la sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno, disposta con un decreto del Tribunale risalente al 2014. Tuttavia, l’esecuzione di questa misura era stata sospesa a causa di un lungo periodo di detenzione sofferto dal soggetto. La misura era stata nuovamente resa esecutiva nel 2019, ma senza che il giudice della prevenzione procedesse a una rivalutazione dell’attualità della pericolosità sociale dell’individuo. Di conseguenza, l’interessato proponeva ricorso in Cassazione, sostenendo l’illegittimità della condanna.

L’importanza della valutazione attuale della pericolosità sociale

Il punto cruciale della controversia ruota attorno a un principio consolidato, espresso dalle Sezioni Unite della Cassazione con la sentenza n. 51407 del 2018. Secondo tale principio, non si può configurare il reato di violazione degli obblighi della sorveglianza speciale se l’esecuzione della misura è stata sospesa per una lunga detenzione e non vi è stata una rivalutazione dell’attualità e della persistenza della pericolosità sociale da parte del giudice competente. In altre parole, il tempo trascorso in detenzione può aver modificato la condizione del soggetto, rendendo non più attuale la valutazione di pericolosità che aveva originariamente giustificato la misura.

le motivazioni

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando la sentenza di condanna senza rinvio. I giudici hanno spiegato che il provvedimento di prevenzione era privo di efficacia al momento della scadenza del termine per il versamento della cauzione. Questa inefficacia deriva direttamente dal mancato riesame della pericolosità sociale del prevenuto, un passaggio obbligato dopo il lungo periodo di detenzione. Se la misura di prevenzione è inefficace, viene meno il presupposto stesso del reato contestato. Non si può essere puniti per aver violato un obbligo derivante da un provvedimento che, in quel momento, non produceva più effetti giuridici validi.

le conclusioni

La decisione rafforza la garanzia fondamentale che le misure di prevenzione, incidendo sulla libertà personale, devono sempre fondarsi su un giudizio di pericolosità sociale che sia concreto e, soprattutto, attuale. Non è ammissibile l’applicazione automatica di misure disposte anni prima, specialmente quando eventi significativi come una lunga detenzione sono intervenuti a modificare il quadro personale del soggetto. La sentenza ribadisce che la violazione degli obblighi di una misura inefficace non può essere considerata un reato, e l’imputato deve essere assolto con la formula più ampia, “perché il fatto non sussiste”, in quanto manca l’elemento costitutivo della fattispecie penale.

Quando una misura di prevenzione come la sorveglianza speciale perde efficacia?
Secondo la sentenza, la misura perde efficacia se, dopo un lungo periodo di detenzione del destinatario, il giudice della prevenzione non procede a una nuova valutazione per verificare se la sua pericolosità sociale sia ancora attuale e persistente al momento della nuova sottoposizione alla misura.

È sempre reato non versare la cauzione imposta con la sorveglianza speciale?
No. Se la misura di prevenzione è divenuta inefficace a causa del mancato riesame della pericolosità sociale dopo una lunga detenzione, la violazione dell’obbligo di versare la cauzione non è configurabile come reato.

Cosa significa l’annullamento della sentenza “perché il fatto non sussiste”?
Significa che la Corte di Cassazione ha ritenuto che manchi uno degli elementi essenziali del reato contestato. In questo caso, mancava un provvedimento di prevenzione valido ed efficace, che è il presupposto necessario per poter punire la violazione dei suoi obblighi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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