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Pericolosità sociale: anche l’incensurato rischia

La Corte di Cassazione ha confermato la misura cautelare degli arresti domiciliari per un giovane incensurato accusato di spaccio di stupefacenti. Nonostante un’offerta di lavoro a tempo indeterminato, i giudici hanno ritenuto prevalente la sua pericolosità sociale, desunta dall’ingente quantitativo di droga e dalle modalità professionali del trasporto. La sentenza sottolinea come la gravità del fatto possa dimostrare una capacità a delinquere che rende recessivi elementi positivi come l’assenza di precedenti.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pericolosità sociale: la fedina penale pulita non basta se il reato è grave

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale in materia di misure cautelari: la valutazione della pericolosità sociale di un indagato non si ferma alla semplice verifica della sua fedina penale. Anche un soggetto incensurato può essere ritenuto socialmente pericoloso se le modalità con cui ha commesso il reato rivelano una spiccata capacità a delinquere. Vediamo nel dettaglio il caso e le motivazioni dei giudici.

I Fatti del Caso: Droga, Arresto e una Proposta di Lavoro

La vicenda riguarda un giovane, arrestato e posto ai domiciliari per detenzione a fini di spaccio di un ingente quantitativo di droghe pesanti, occultato a bordo di un veicolo insieme a una cospicua somma di denaro. Dopo circa cinque mesi di detenzione domiciliare, la difesa presenta un’istanza per la revoca o la sostituzione della misura.

La richiesta si basa su un elemento nuovo e potenzialmente significativo: il giovane aveva ricevuto un’offerta di lavoro a tempo pieno e indeterminato in una provincia molto distante dal suo luogo di residenza e dal contesto criminale in cui si presumeva operasse. L’obiettivo era ottenere una misura meno afflittiva, come l’obbligo di dimora, che gli consentisse di accettare il lavoro e iniziare un percorso di reinserimento.

La Decisione dei Giudici di Merito

Sia il Tribunale di Nola in prima istanza, sia il Tribunale di Napoli in sede di appello, rigettavano la richiesta. La loro valutazione si concentrava sulla gravità del fatto-reato. Secondo i giudici, le circostanze dell’arresto – la quantità e qualità della droga, il denaro contante, le modalità di trasporto – erano tali da delineare un quadro di elevata pericolosità, non scalfito dalla condizione di incensurato o dalla nuova opportunità lavorativa.

Il Ricorso in Cassazione e la Valutazione della Pericolosità Sociale

La difesa decide di ricorrere in Cassazione, lamentando una motivazione troppo sintetica e viziata. Secondo il ricorrente, i giudici di merito avrebbero erroneamente dato peso esclusivo alla gravità del reato, senza considerare adeguatamente la sua personalità (giovane età e assenza di precedenti) e il “fatto nuovo” rappresentato dal contratto di lavoro, che lo avrebbe allontanato dal suo ambiente di origine.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso infondato, confermando la decisione del Tribunale di Napoli. Il cuore della motivazione risiede nell’interpretazione dell’articolo 274, lettera c), del codice di procedura penale, che regola l’esigenza cautelare legata al pericolo di reiterazione del reato.

I giudici supremi hanno spiegato che la pericolosità sociale si desume da due elementi, congiuntamente: le specifiche modalità e circostanze del fatto e la personalità dell’indagato. Tuttavia, hanno ribadito un principio consolidato: le modalità con cui un reato viene commesso possono avere una duplice valenza.

Da un lato, definiscono la gravità del reato stesso. Dall’altro, possono essere un elemento potentissimo per valutare la personalità e la capacità a delinquere dell’agente. Nel caso specifico, il Tribunale ha correttamente evidenziato elementi che dimostravano una vera e propria “professionalità” criminale:

1. La rilevante quantità di stupefacente e il suo valore economico.
2. Le modalità di occultamento, che suggerivano esperienza.
3. Il carattere organizzato dello smistamento, definito come “porta a porta”.

Questi fattori, secondo la Corte, dimostrano una spiccata capacità a delinquere che rende recessivi gli elementi positivi portati dalla difesa, come la giovane età e l’assenza di precedenti penali. Di fronte a una tale dimostrazione di professionalità nel crimine, anche l’offerta di lavoro perde di significato, poiché il rischio che l’indagato commetta nuovi reati rimane concreto e attuale.

Conclusioni

La sentenza è un monito importante: la condizione di incensurato non è uno scudo che protegge automaticamente da misure cautelari severe. I giudici sono tenuti a compiere una valutazione complessiva e concreta della pericolosità sociale dell’indagato. Se le modalità del crimine rivelano un’inclinazione professionale e un inserimento in contesti criminali organizzati, queste possono prevalere su ogni altro elemento positivo. La misura cautelare degli arresti domiciliari è stata quindi ritenuta l’unica adeguata a contenere un rischio di recidiva così elevato, in modo proporzionato alla gravità del reato contestato.

Avere la fedina penale pulita è sufficiente per ottenere una misura cautelare meno grave?
No, non è sufficiente. La Corte di Cassazione ha chiarito che la pericolosità sociale di un individuo può essere desunta anche solo dalle specifiche modalità e circostanze del fatto, che possono dimostrare una professionalità criminale tale da rendere recessivi elementi positivi come l’assenza di precedenti.

Un’offerta di lavoro può giustificare la modifica di una misura cautelare?
Può essere un elemento di valutazione, ma non è automaticamente decisiva. Nel caso esaminato, la Corte ha ritenuto che la gravità del reato e la professionalità dimostrata dall’indagato fossero elementi così significativi da superare la valenza positiva dell’offerta di lavoro, mantenendo alto il rischio di recidiva.

In base a quali criteri il giudice valuta la pericolosità sociale di un indagato?
Secondo l’art. 274, lett. c), del codice di procedura penale, la pericolosità sociale viene desunta congiuntamente dalle specifiche modalità e circostanze del fatto e dalla personalità dell’indagato. Come precisa la sentenza, anche solo le modalità del reato (es. quantità di droga, occultamento, organizzazione) possono essere sufficienti a dimostrare una spiccata capacità a delinquere.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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