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Pericolosità attuale e latitanza: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha annullato una decisione della Corte d’Appello che aveva revocato una misura di prevenzione (sorveglianza speciale). Il motivo è che la corte territoriale non ha correttamente valutato la pericolosità attuale del soggetto, omettendo di considerare un elemento cruciale: il suo recente stato di latitanza. Secondo la Cassazione, sottrarsi volontariamente a un provvedimento restrittivo è un chiaro indicatore di pericolosità sociale persistente e dell’esistenza di una rete di supporto criminale, elementi che devono essere presi in esame.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pericolosità attuale: Perché la latitanza è un fattore decisivo per la Cassazione

La valutazione della pericolosità attuale di un soggetto è un pilastro fondamentale nell’applicazione delle misure di prevenzione. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito con forza un principio cruciale: la condotta di chi si sottrae alla giustizia, rendendosi latitante, non può essere ignorata. Questo comportamento è un sintomo inequivocabile di una pericolosità che persiste nel tempo e che deve essere attentamente considerata dal giudice. Analizziamo come la Suprema Corte sia giunta a questa conclusione, annullando un provvedimento che aveva sottovalutato questo aspetto.

I Fatti del Caso: Dalla Revoca della Misura al Ricorso in Cassazione

Il caso ha origine da un provvedimento della Corte d’Appello di Palermo, che aveva revocato la misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno applicata a un individuo dal Tribunale. Sebbene la Corte d’Appello avesse inizialmente concordato con il giudizio di pericolosità qualificata formulato in primo grado, aveva concluso che tale pericolosità non fosse più “attuale”.

Il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello ha impugnato questa decisione dinanzi alla Corte di Cassazione, sostenendo un’errata applicazione della legge. L’accusa principale era che i giudici di secondo grado avessero limitato la loro analisi a un periodo di tempo troppo risalente (fino a maggio 2020), ignorando eventi significativi e più recenti, avvenuti tra il 2020 e il 2022, che erano invece cruciali per una corretta valutazione.

L’Elemento Ignorato: la Sottrazione alla Giustizia

Il punto focale del ricorso del Procuratore era un fatto di enorme peso: il soggetto, destinatario di una misura cautelare di custodia in carcere per concorso esterno in associazione mafiosa, si era reso irreperibile, sottraendosi volontariamente all’esecuzione del provvedimento. Secondo il ricorrente, questa prolungata latitanza era un elemento decisivo, poiché dimostrava la capacità del soggetto di contare su un’efficace rete di protezione, rivelando chiari elementi sintomatici di una pericolosità attuale.

Il Principio di Diritto sulla Valutazione della Pericolosità Attuale

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondato il ricorso, ravvisando una chiara violazione di legge. I giudici supremi hanno ricordato che, secondo la normativa e l’interpretazione consolidata, la verifica del profilo di attualità della pericolosità impone di esaminare tutti gli elementi sintomatici che permettono di accertarne la persistenza fino al momento della decisione di primo grado.

La decisione della Corte d’Appello è stata considerata viziata proprio perché ha omesso di considerare la manifestazione di pericolosità più significativa e recente: la latitanza. Sottrarsi volontariamente all’esecuzione di un provvedimento restrittivo, specialmente per reati di stampo mafioso, non è un atto banale, ma una scelta che evidenzia la persistenza di legami con ambienti criminali e la disponibilità di un supporto logistico ed economico.

Le Motivazioni della Cassazione

Nelle motivazioni, la Suprema Corte ha chiarito che l’attualità della pericolosità sociale può essere logicamente dedotta da una latitanza di lunga durata. Tale condizione, infatti, è resa possibile solo da una rete di appoggi riferibili a gruppi criminali organizzati ed efficienti, con cui è ragionevole presumere che il soggetto sia ancora in contatto. La Corte d’Appello, non considerando che l’individuo si era reso irreperibile dopo l’emissione di un’ordinanza di custodia in carcere, ha compiuto un errore di valutazione che ha inficiato la correttezza del suo decreto.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza riafferma un principio fondamentale per i giudici che si occupano di misure di prevenzione: la valutazione della pericolosità attuale deve essere completa, dinamica e basata su tutti gli elementi disponibili fino al momento della decisione. La latitanza non è un semplice atto di disobbedienza, ma una condotta che parla, rivelando la capacità del soggetto di attivare reti di protezione e la sua persistente adesione a logiche criminali. Di conseguenza, il decreto della Corte d’Appello è stato annullato con rinvio, obbligando i giudici a una nuova valutazione che tenga debitamente conto di questo grave e sintomatico comportamento.

Può un giudice ignorare il periodo di latitanza di un soggetto nel valutare la sua pericolosità attuale?
No, secondo la Corte di Cassazione, la latitanza è un elemento decisivo e sintomatico di una pericolosità persistente. Questa condotta rivela la capacità del soggetto di contare su un’efficace rete di protezione e, pertanto, deve essere considerata nella valutazione complessiva.

Fino a quale momento deve essere valutata la pericolosità attuale per applicare una misura di prevenzione?
La valutazione deve prendere in esame tutti gli elementi sintomatici che consentano di accertare la persistenza della pericolosità fino al momento in cui viene adottata la decisione del giudice della prevenzione di primo grado.

Cosa significa che la Cassazione annulla con rinvio un provvedimento?
Significa che la Corte di Cassazione cancella la decisione impugnata e rimanda il caso al giudice che l’aveva emessa (in questo caso la Corte d’Appello, ma in diversa composizione), il quale dovrà decidere nuovamente la questione attenendosi ai principi di diritto stabiliti dalla stessa Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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