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Pericolo di reiterazione reato: la custodia cautelare

La Corte di Cassazione conferma la misura della custodia in carcere per un indagato accusato di acquisto di un ingente quantitativo di stupefacenti. La sentenza ribadisce i criteri per valutare il pericolo di reiterazione del reato, sottolineando che non è necessaria la previsione di una specifica occasione per delinquere, ma una valutazione prognostica basata sulla personalità del soggetto, le modalità del fatto e il contesto criminale in cui è inserito. Il ricorso dell’indagato è stato dichiarato inammissibile.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pericolo di Reiterazione del Reato: Quando è Legittima la Custodia in Carcere?

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 27024/2025, offre un’importante analisi sui presupposti per l’applicazione della custodia cautelare in carcere, con un focus specifico sul concetto di pericolo di reiterazione del reato. La Suprema Corte ha chiarito i criteri che i giudici devono seguire per valutare se un indagato presenti un rischio concreto e attuale di commettere nuovi crimini, confermando come tale valutazione debba basarsi su un’analisi complessiva della sua personalità e del contesto in cui opera.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un uomo indagato per aver partecipato, insieme ad altri soggetti, all’acquisto di un ingente quantitativo di cocaina (circa 2,3 kg) a fronte di un corrispettivo di 60.000 euro, destinato alla successiva rivendita. A seguito delle indagini, basate principalmente su intercettazioni telefoniche e servizi di osservazione, il Giudice per le Indagini Preliminari (G.i.p.) aveva disposto per l’indagato la misura della custodia cautelare in carcere.

La difesa aveva impugnato tale decisione davanti al Tribunale del Riesame, il quale però confermava il provvedimento. L’indagato ha quindi proposto ricorso per cassazione, lamentando principalmente tre aspetti:
1. La debolezza degli indizi a suo carico, basati su intercettazioni successive ai fatti.
2. Il potenziale conflitto di giudicati con la posizione di un altro co-indagato.
3. Una valutazione errata e non sufficientemente motivata del pericolo di reiterazione del reato, considerato che l’uomo era incensurato da oltre trent’anni.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando in toto la validità dell’ordinanza cautelare. I giudici di legittimità hanno ritenuto che il Tribunale del Riesame avesse correttamente e logicamente motivato la sua decisione, sia per quanto riguarda la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza, sia in relazione alla necessità della misura carceraria per fronteggiare il concreto pericolo di recidiva.

Analisi del Pericolo di Reiterazione del Reato

Il punto cruciale della sentenza riguarda l’interpretazione del requisito del pericolo di reiterazione del reato, che, secondo la legge, deve essere ‘concreto’ e ‘attuale’. La Corte ha ribadito un principio consolidato: l’attualità del pericolo non richiede la previsione di una specifica e imminente occasione per delinquere. Piuttosto, è il risultato di una valutazione prognostica basata su elementi concreti, quali:

* Le modalità del fatto: L’organizzazione, la pianificazione e l’ingente quantitativo di droga trattato indicavano un’operazione non sporadica, ma inserita in un contesto criminale strutturato.
* La personalità dell’indagato: Nonostante il lungo periodo senza precedenti, il suo coinvolgimento attivo in una rete criminale complessa e la sua capacità di intermediazione sono stati ritenuti indicatori di una spiccata pericolosità sociale.
* Il contesto socio-ambientale: L’inserimento dell’indagato in una vasta rete dedita al narcotraffico è stato considerato un fattore che alimenta la probabilità di future condotte illecite.

La Corte ha specificato che la valutazione del giudice deve concludere che, se non sottoposto a misura, appaia probabile la commissione di ulteriori reati, anche senza prevedere una specifica occasione.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Suprema Corte si fondano su diversi pilastri. In primo luogo, hanno chiarito che, in fase cautelare, è sufficiente la ‘gravità degli indizi’, un concetto meno stringente rispetto alla prova piena richiesta per una condanna. Le intercettazioni e le attività investigative, nel loro complesso, erano state ritenute sufficienti a configurare tale quadro indiziario.

In secondo luogo, è stato rigettato l’argomento del potenziale conflitto di giudicati, poiché non si può creare un giudicato su circostanze (come le aggravanti) che non sono state ancora definite in un processo.

Infine, e soprattutto, la Corte ha sottolineato come l’analisi del Tribunale sul pericolo di reiterazione del reato fosse immune da vizi logici. Il Tribunale aveva evidenziato l’attenta e esperta organizzazione messa in atto dall’indagato, il suo ruolo di intermediazione e il suo solido inserimento in una rete criminale estesa. Questi elementi, uniti ai precedenti specifici, seppur datati, hanno supportato la prognosi di una probabile ricaduta nel crimine, rendendo inadeguata qualsiasi misura meno afflittiva della custodia in carcere, anche con braccialetto elettronico.

Le Conclusioni

Questa sentenza riafferma un principio fondamentale in materia di misure cautelari: la valutazione del pericolo di reiterazione del reato è un giudizio prognostico che va oltre il singolo episodio contestato. I giudici devono considerare la personalità complessiva dell’indagato e il suo inserimento in contesti criminali come fattori determinanti. Per la difesa, ciò significa che non è sufficiente appellarsi all’assenza di precedenti recenti se le modalità del reato per cui si procede rivelano una spiccata propensione a delinquere e un’elevata pericolosità sociale. La decisione sottolinea la severità con cui l’ordinamento giuridico tratta i reati legati al narcotraffico, soprattutto quando commessi con modalità organizzate e su larga scala.

Quando il pericolo di reiterazione del reato è considerato ‘concreto e attuale’?
Non è necessaria la previsione di una specifica occasione per delinquere. Il pericolo è ritenuto concreto e attuale sulla base di una valutazione prognostica fondata su elementi come le modalità del fatto, la personalità del soggetto e il contesto socio-ambientale, che facciano apparire probabile la commissione di ulteriori reati se il soggetto non venisse sottoposto a misura.

Per applicare una misura cautelare come la custodia in carcere è necessaria la prova certa della colpevolezza?
No. Per le misure cautelari è sufficiente il requisito della ‘gravità degli indizi’, che indica una ragionevole e alta probabilità di colpevolezza, un livello di prova inferiore a quello richiesto per una condanna definitiva.

Può la Corte di Cassazione riesaminare i fatti di un caso in un ricorso contro una misura cautelare?
No. Il controllo della Corte di Cassazione è un controllo di legittimità, non di merito. La Corte non riesamina i fatti o le prove, ma si limita a verificare che il giudice precedente abbia applicato correttamente la legge e abbia motivato la sua decisione in modo logico e coerente, senza illogicità evidenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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