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Pericolo di reiterazione reato: la Cassazione decide

Un soggetto, accusato di estorsione aggravata, ha impugnato in Cassazione l’ordinanza che confermava la sua custodia cautelare in carcere. Lamentava una valutazione errata del pericolo di reiterazione del reato, ritenendolo non attuale né concreto. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando che la valutazione del rischio deve basarsi su elementi specifici come le modalità del fatto, la personalità dell’indagato e il suo contesto sociale. La Corte ha ritenuto legittima la differenziazione della misura cautelare rispetto a un coindagato, data la diversa pericolosità individuale emersa dagli atti.

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Pubblicato il 3 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pericolo di Reiterazione Reato: Quando la Custodia in Carcere è Legittima

La valutazione del pericolo di reiterazione del reato è uno dei cardini del sistema delle misure cautelari nel nostro ordinamento. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito i principi fondamentali che guidano il giudice in questa delicata analisi, chiarendo perché, anche a fronte di un medesimo reato, le posizioni dei singoli indagati possano essere trattate in modo diverso. Il caso riguarda un’accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso, dove un indagato è rimasto in carcere mentre a un suo complice sono stati concessi gli arresti domiciliari.

I Fatti: Il Contesto dell’Estorsione Aggravata

La vicenda trae origine da una richiesta di riesame presentata avverso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. L’indagato era accusato di aver partecipato, in concorso con altri soggetti, a un’estorsione ai danni del titolare di una struttura alberghiera. Il reato era aggravato sia dall’uso del metodo mafioso sia dalla finalità di agevolare un’associazione criminale locale. Le richieste estorsive, reiterate nel tempo (tra dicembre 2023 e marzo 2024), erano finalizzate a ottenere il pagamento del “pizzo”, destinato anche al sostentamento dei membri del clan detenuti.

L’indagato, nel suo ricorso, contestava la sussistenza di un pericolo di reiterazione che fosse concreto e attuale, sostenendo che il Tribunale avesse trascurato elementi a suo favore, come l’essere sostanzialmente incensurato e aver avuto un’attività lavorativa prima dei fatti contestati.

La Valutazione del Pericolo di Reiterazione del Reato

Il punto centrale del ricorso era la presunta carenza di motivazione riguardo all’attualità e concretezza del pericolo di reiterazione del reato. L’appellante sosteneva che la sua condotta fosse un episodio isolato, dettato da un momento di difficoltà personale. Contestava inoltre la differente valutazione riservata a un coindagato, al quale era stata concessa la misura degli arresti domiciliari, ritenendola una disparità di trattamento ingiustificata.

La Posizione Differenziata dei Coindagati

Il Tribunale del Riesame aveva confermato il carcere per il ricorrente, motivando la decisione sulla base di una pericolosità sociale più spiccata rispetto al complice. Questa differenziazione, secondo i giudici, era pienamente legittima. La Corte di Cassazione ha colto l’occasione per ribadire un principio consolidato: la posizione processuale di ciascun coindagato è autonoma. La valutazione del periculum libertatis si fonda non solo sulla diversa entità del contributo al reato, ma anche su profili strettamente personali e sul contesto socio-ambientale di ciascuno.

La Decisione della Cassazione: Analisi Concreta e Individuale

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo la motivazione del Tribunale del Riesame logica, coerente e rispettosa dei principi di diritto. La Cassazione ha ricordato che il pericolo di reiterazione non può essere desunto dalla sola gravità astratta del titolo di reato, ma deve emergere da un’analisi approfondita della fattispecie concreta.

Le Motivazioni

Le motivazioni della decisione si sono concentrate su specifici elementi che il Tribunale del Riesame aveva correttamente valorizzato per delineare la pericolosità del ricorrente:

1. Contesto Socio-Ambientale: È stato evidenziato il legame dell’indagato con l’ambiente della criminalità organizzata locale. La sua famiglia era già nota per essere inserita in dinamiche camorristiche, con il padre arrestato in passato per reati analoghi finalizzati ad agevolare lo stesso clan.
2. Modalità della Condotta: La pervicacia dimostrata nel perseguire l’obiettivo estorsivo, presentandosi in più occasioni alle vittime, è stata considerata un indice significativo. Inoltre, le affermazioni fatte alle vittime (relative alla mancata riscossione di ratei estorsivi a causa di arresti precedenti di altri membri del clan) confermavano il suo pieno inserimento nel contesto criminale.
3. Perentorietà dell’Intimazione: La richiesta di pagamento entro un termine preciso e perentorio è stata interpretata come un segno di protervia e capacità intimidatoria.

Questi elementi, valutati nel loro insieme, hanno permesso al giudice di formulare una prognosi negativa sulla possibilità che l’indagato si astenesse dal commettere altri reati, rendendo la custodia in carcere l’unica misura adeguata a recidere i suoi contatti con l’ambiente criminale di riferimento.

Le Conclusioni

La sentenza conferma che la valutazione del pericolo di reiterazione del reato richiede un giudizio prognostico basato non su mere ipotesi, ma su elementi concreti e attuali. Le modalità del fatto, la personalità dell’agente e il contesto in cui opera sono fattori imprescindibili. La decisione sottolinea inoltre la piena legittimità di trattamenti cautelari differenziati per i concorrenti nel medesimo reato, quando le loro singole posizioni e la loro pericolosità individuale risultino diverse. In definitiva, il controllo di legittimità della Cassazione non può sostituirsi all’apprezzamento di merito del giudice, se questo è sorretto da una motivazione logica e giuridicamente corretta.

Quando è giustificata la custodia cautelare in carcere per il pericolo di reiterazione del reato?
È giustificata quando il pericolo non è solo astratto, ma concreto e attuale. Questa valutazione si basa su elementi reali come le specifiche modalità del reato commesso, la personalità dell’indagato desunta da comportamenti concreti, e il suo contesto socio-ambientale.

È possibile applicare misure cautelari diverse a due persone accusate dello stesso reato?
Sì, è possibile e legittimo. La valutazione delle esigenze cautelari è autonoma per ogni indagato e si fonda sul contributo individuale (materiale e/o morale) al reato, sulla sua personalità specifica e sul suo contesto di vita.

La gravità del reato contestato è sufficiente da sola a giustificare la custodia in carcere?
No. La legge impedisce di desumere il pericolo di reiterazione dalla sola gravità del ‘titolo di reato’ considerato astrattamente. È invece fondamentale analizzare la gravità del fatto nelle sue concrete manifestazioni e modalità, che sono elementi essenziali per comprendere se la condotta illecita sia occasionale o sintomatica di una stabile inclinazione a delinquere.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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