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Pericolo di reiterazione reato: la Cassazione annulla

Un uomo viene arrestato per furto con strappo e resistenza. La Cassazione annulla la custodia cautelare, ritenendo insufficiente la motivazione sul pericolo di reiterazione del reato, basata solo su un lontano precedente. La valutazione deve essere attuale e concreta.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pericolo di reiterazione del reato: quando è davvero attuale e concreto?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 14450 del 2024, interviene su un tema cruciale delle misure cautelari: la valutazione del pericolo di reiterazione del reato. Questo principio, sancito dall’art. 274 lett. c) del codice di procedura penale, richiede che il rischio di nuovi crimini sia non solo concreto, ma anche attuale. La pronuncia in esame annulla un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, evidenziando come un singolo precedente penale, per di più datato, non sia sufficiente a giustificare la misura più afflittiva.

I Fatti del Caso

Il caso nasce da un episodio apparentemente occasionale. A seguito di un diverbio, un individuo sottraeva con uno strappo le chiavi dell’auto alla sua controparte e si allontanava a bordo del veicolo. Intercettato poco dopo dalle forze dell’ordine, ne scaturiva un inseguimento al termine del quale l’uomo veniva arrestato. Le accuse formulate erano furto con strappo (art. 624-bis c.p.) e resistenza a pubblico ufficiale (art. 337 c.p.). Il Tribunale del riesame confermava la misura della custodia cautelare in carcere, basando la propria valutazione del pericolo di recidiva su un unico precedente specifico, ma risalente a quasi dieci anni prima (2014).

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso della difesa, ma limitatamente alla questione delle esigenze cautelari. Ha infatti ritenuto infondate le censure relative alla sussistenza dei reati contestati, chiarendo che:
1. Il delitto di furto si consuma con l’impossessamento della cosa mobile altrui, a prescindere dal fatto che il ladro riesca o meno a nasconderla. Inoltre, il ‘fine di profitto’ può consistere in qualsiasi vantaggio, anche non patrimoniale.
2. La resistenza a pubblico ufficiale era ben configurata dalle manovre di guida pericolose attuate per sfuggire all’inseguimento.

Il punto focale della decisione, tuttavia, riguarda la valutazione del pericolo di reiterazione del reato. La Corte ha censurato la motivazione del Tribunale, giudicandola insufficiente e non in linea con i più recenti orientamenti giurisprudenziali.

Le Motivazioni

La Cassazione ha stabilito che la valutazione prognostica sulla probabilità che l’indagato commetta nuovi reati deve fondarsi su un’analisi approfondita e individualizzata. Non è sufficiente un richiamo generico a un precedente penale, soprattutto se lontano nel tempo. Il giudice deve considerare:
* La concretezza e l’attualità del pericolo: Il rischio non può essere ipotetico o basato su mere congetture. Deve emergere da elementi reali e attuali che rendano probabile una ‘ricaduta prossima’ nel delitto.
* Le modalità del fatto: Il carattere estemporaneo e occasionale del reato, scaturito da un litigio, avrebbe dovuto indurre il Tribunale a una riflessione più attenta sulla reale pericolosità sociale del soggetto.
* La personalità dell’indagato e il contesto socio-ambientale: È necessaria un’analisi completa della persona e delle sue condizioni di vita per formulare un giudizio prognostico attendibile.

Secondo la Corte, un unico precedente del 2014 non è di per sé sufficiente a dimostrare che il pericolo di commettere nuovi reati sia ‘attuale’ al momento dell’applicazione della misura. La distanza temporale tra i fatti imponeva al giudice una motivazione rafforzata, che nel caso di specie è mancata.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale a tutela della libertà personale: le misure cautelari, in particolare la custodia in carcere, devono essere ancorate a esigenze concrete e attuali, rigorosamente provate. Il pericolo di reiterazione del reato non può essere presunto sulla base del solo passato criminale di un individuo. La decisione impone ai giudici di merito un’analisi più scrupolosa e personalizzata, che tenga conto della specificità del caso concreto, delle modalità della condotta e del tempo trascorso da eventuali precedenti. In definitiva, la valutazione deve essere una prognosi proiettata nel futuro prossimo, non un mero giudizio ancorato al passato.

Quando il pericolo di reiterazione del reato è considerato ‘attuale’ per giustificare la custodia cautelare?
Il pericolo è ‘attuale’ quando l’analisi della personalità dell’indagato, delle modalità del fatto e delle sue concrete condizioni di vita induce a ritenere probabile una sua ‘ricaduta prossima’ nel delitto al momento in cui la misura viene applicata. Non deve essere un rischio ipotetico, ma fondato su elementi reali e recenti.

Un singolo precedente penale, anche se specifico, è sufficiente per motivare la custodia in carcere?
No, secondo questa sentenza, un unico precedente penale, soprattutto se risalente nel tempo (nel caso di specie, a quasi dieci anni prima), non è di per sé sufficiente a dimostrare l’attualità del pericolo di reiterazione. Maggiore è la distanza temporale dai fatti, più approfondita e rigorosa deve essere la motivazione del giudice.

Il fatto di non aver nascosto l’auto rubata esclude il reato di furto?
No. La Corte chiarisce che il reato di furto si perfeziona con la condotta di impossessamento del bene, cioè quando l’agente realizza un’autonoma signoria sulla cosa, anche per un breve periodo. Il successivo occultamento del bene non è un elemento necessario per la configurazione del reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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