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Pericolo di reiterazione: quando è attuale la misura?

La Corte di Cassazione ha esaminato il caso di un individuo sottoposto a misura cautelare per resistenza a pubblico ufficiale. Il ricorso si basava sulla presunta mancanza di attualità del pericolo di reiterazione, dato che erano trascorsi dieci mesi dai fatti. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, stabilendo che il tempo trascorso non elimina automaticamente le esigenze cautelari se la pericolosità del soggetto, desunta dai suoi precedenti e dalla gravità dei fatti, risulta ancora concreta e attuale.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pericolo di Reiterazione: Il Tempo Trascorso Non Annulla la Misura Cautelare

L’applicazione di una misura cautelare a distanza di mesi dai fatti contestati solleva spesso interrogativi sulla sua legittimità. Una recente sentenza della Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale: il tempo trascorso non cancella automaticamente il pericolo di reiterazione del reato se la personalità dell’indagato e la gravità dei suoi comportamenti indicano un rischio ancora concreto e attuale. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Dalla Fuga alla Misura Cautelare

La vicenda ha origine da un episodio di resistenza a pubblico ufficiale. Un individuo, alla guida della sua auto, si rifiutava di fermarsi all’alt di una pattuglia dei carabinieri. Non solo: per garantirsi la fuga, speronava il veicolo di servizio e si dileguava con una serie di manovre spericolate, mettendo a rischio l’incolumità pubblica.

Inizialmente, il Giudice per le indagini preliminari (GIP) rigettava la richiesta di arresti domiciliari avanzata dal Pubblico Ministero, non ravvisando sufficienti esigenze cautelari. A seguito dell’appello del PM, il Tribunale di Bari ribaltava la decisione e applicava all’indagato una misura meno afflittiva: l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

Il Ricorso in Cassazione: Attualità del Pericolo di Reiterazione in Dubbio

La difesa dell’indagato proponeva ricorso per cassazione, contestando la decisione del Tribunale su due fronti principali:

1. Mancanza di attualità delle esigenze cautelari: Il punto centrale del ricorso era il lasso di tempo di circa dieci mesi intercorso tra i fatti e l’applicazione della misura. Secondo la difesa, questo intervallo avrebbe fatto venir meno l’attualità del pericolo di reiterazione, rendendo la misura ingiustificata.
2. Inadeguatezza della misura: Si sosteneva che la misura avesse una funzione puramente afflittiva e non preventiva, incapace di contenere un eventuale rischio di recidiva e di non essere utile ai fini di un eventuale presofferto cautelare.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha respinto categoricamente il ricorso, dichiarandolo manifestamente infondato e quindi inammissibile. La motivazione della Corte si articola su principi procedurali e di merito molto chiari.

In primo luogo, la Corte ricorda che il ricorso per cassazione in materia di misure cautelari è consentito solo per violazioni di legge o per manifesta illogicità della motivazione, non per proporre una diversa lettura dei fatti. Le censure della difesa, secondo i giudici, miravano proprio a una rivalutazione del merito, inammissibile in sede di legittimità.

Nel merito, la Corte ha ritenuto la motivazione del Tribunale pienamente logica e coerente. Il Tribunale aveva correttamente valutato la sussistenza di un concreto e attuale pericolo di reiterazione sulla base di elementi specifici:

* Intensità del dolo e capacità a delinquere: Le modalità della condotta (rifiuto di fermarsi, speronamento dell’auto di servizio, fuga pericolosa) dimostravano una spiccata pericolosità sociale.
* Precedenti penali e pendenze: L’indagato aveva già condanne per furto e inosservanza dei provvedimenti dell’autorità, oltre a un procedimento pendente per rapina aggravata.

Questi elementi, nel loro insieme, disegnavano il profilo di un soggetto con un’indole aggressiva, indifferente alle regole e non intimidito dalle precedenti esperienze giudiziarie. Pertanto, la sua pericolosità non era un’ipotesi astratta, ma un rischio concreto e ancora attuale, nonostante i dieci mesi trascorsi.

Infine, la Corte ha giudicato inammissibile anche la critica sull’adeguatezza della misura, poiché generica. Anzi, ha sottolineato come il Tribunale, scegliendo la misura più lieve dell’obbligo di firma, avesse tenuto conto proprio del tempo trascorso, bilanciando in modo equilibrato la necessità di tutela sociale con la posizione dell’indagato.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio cruciale: la valutazione sull’attualità del pericolo di reiterazione non è un mero calcolo cronologico. Il giudice deve compiere un’analisi complessiva della personalità dell’indagato, dei suoi precedenti e delle modalità del reato contestato. Un significativo lasso di tempo può essere un elemento da considerare, ma non è di per sé decisivo se altri fattori indicano una persistente inclinazione a delinquere. La decisione dimostra come il sistema giudiziario possa calibrare la risposta cautelare, scegliendo misure proporzionate che, pur a distanza di tempo, mirano a prevenire la commissione di nuovi reati.

Il semplice passare del tempo è sufficiente a far venir meno il pericolo di reiterazione del reato?
No. Secondo la Corte, il tempo trascorso è un elemento da valutare, ma non è decisivo. Un rischio concreto e attuale può persistere se la personalità dell’indagato, i suoi precedenti penali e la gravità della sua condotta indicano una stabile inclinazione a commettere reati.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le censure sollevate miravano a una nuova valutazione dei fatti, attività non consentita in sede di Cassazione. Inoltre, le critiche erano generiche e non si confrontavano specificamente con la logica e completa motivazione del provvedimento impugnato.

Come ha giustificato il Tribunale l’applicazione di una misura cautelare dopo quasi un anno dai fatti?
Il Tribunale ha ritenuto che il pericolo di reiterazione fosse ancora attuale e concreto a causa dell’intensità del dolo, della capacità a delinquere dimostrata, dei precedenti penali e di un altro procedimento pendente. Tuttavia, ha tenuto conto del tempo trascorso applicando una misura cautelare meno grave (obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria) rispetto a quella inizialmente richiesta (arresti domiciliari), ritenendola adeguata e proporzionata alla situazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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