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Pericolo di reiterazione: la valutazione della Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un indagato contro l’ordinanza che ha sostituito gli arresti domiciliari con la custodia in carcere. La decisione si fonda sulla valutazione del concreto e attuale pericolo di reiterazione del reato, desunto non da mere ipotesi, ma dalla personalità dell’individuo, dalla serialità e professionalità delle condotte criminose e dalla sua refrattarietà alle regole giudiziarie.

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Pubblicato il 18 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pericolo di Reiterazione: Quando la Custodia in Carcere è Giustificata?

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 34783/2024, offre un’importante analisi sui criteri per valutare il pericolo di reiterazione del reato, un presupposto fondamentale per l’applicazione della custodia cautelare in carcere. Questo caso chiarisce come la valutazione prognostica non debba basarsi su mere congetture, ma su elementi concreti legati alla personalità dell’indagato e alle modalità dei fatti.

I Fatti del Caso

Il Tribunale della Libertà di Palermo, accogliendo l’appello del Pubblico Ministero, aveva aggravato la misura cautelare nei confronti di un indagato, sostituendo gli arresti domiciliari con la custodia in carcere. La decisione era motivata dall’elevato rischio di recidiva, data la ‘continuità criminale’ e la ‘dedizione ad assalti di tipo predatorio’ del soggetto, ritenute incompatibili con una misura meno afflittiva.

Il Ricorso e le Argomentazioni della Difesa

L’indagato ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la motivazione del Tribunale fosse illogica e apparente. La difesa ha sottolineato che l’indagato era già detenuto da sei mesi per un altro reato e aveva mostrato segni di ravvedimento. Secondo il ricorrente, il pericolo di reiterazione non era ‘attuale’ ma fondato solo su sospetti, e il Tribunale non aveva considerato adeguatamente il suo comportamento processuale e successivo all’applicazione della prima misura.

L’Analisi del Pericolo di Reiterazione da Parte della Cassazione

La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, cogliendo l’occasione per ribadire i principi consolidati in materia. Il pericolo di reiterazione, ai sensi dell’art. 274, lett. c) c.p.p., deve essere concreto e attuale. Tuttavia, ‘attualità’ non significa imminenza di una specifica occasione di delinquere, ma una valutazione prognostica sulla probabilità di condotte future, basata su un’analisi approfondita di:

* Modalità della condotta: come sono stati commessi i reati.
* Personalità del soggetto: la sua storia criminale e il suo carattere.
* Contesto socio-ambientale: le condizioni di vita e le frequentazioni.

La Cassazione ha stabilito che il controllo di legittimità non può trasformarsi in una nuova valutazione dei fatti, ma deve limitarsi a verificare la coerenza logica e la correttezza giuridica della motivazione del provvedimento impugnato.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha ritenuto che il Tribunale del riesame avesse applicato correttamente i criteri di valutazione. La motivazione della custodia in carcere era solida e non illogica, basandosi su elementi specifici e concreti:

1. Personalità negativa: L’indagato aveva un numero considerevole di precedenti condanne per reati analoghi.
2. Serialità e sistematicità: Erano stati contestati ben otto furti in un arco temporale ristretto (tra ottobre 2022 e marzo 2024), dimostrando una chiara tendenza a delinquere.
3. Professionalità criminale: Le modalità dei furti (introduzione in esercizi commerciali nonostante la videosorveglianza, distrazione delle vittime con l’aiuto di un complice) indicavano una premeditazione e una notevole ‘dimestichezza’ con l’attività illecita.
4. Prossimità temporale: La breve distanza tra un reato e l’altro rafforzava il giudizio di pericolosità.
5. Refrattarietà alle regole: La biografia criminale dell’indagato includeva anche una condanna per evasione e il coinvolgimento in traffico di stupefacenti, a riprova di una generale insofferenza verso le prescrizioni dell’autorità giudiziaria.

Per questi motivi, la Corte ha concluso che il pericolo di reiterazione era non solo concreto ma anche attuale, rendendo la custodia in carcere l’unica misura idonea a contenerlo.

Conclusioni

La sentenza conferma un orientamento giurisprudenziale rigoroso: la valutazione del pericolo di reiterazione non è un esercizio astratto, ma un’analisi fattuale approfondita. La ‘storia criminale’ di un soggetto, la serialità delle sue azioni e la sua incapacità di rispettare le regole sono indicatori potenti che possono giustificare la misura cautelare più grave. Il ricorso è stato quindi dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Cosa significa ‘attualità’ del pericolo di reiterazione del reato?
Secondo la Corte, l’attualità non equivale all’imminenza di una nuova occasione per delinquere, ma a una valutazione prognostica sulla concreta possibilità che l’indagato commetta altri reati, basata sulla sua personalità, sulle modalità dei fatti e sul contesto di vita.

Su quali elementi concreti si è basato il Tribunale per stabilire l’elevata pericolosità dell’indagato?
La valutazione si è fondata su più elementi: la personalità negativa dell’indagato, gravato da numerosi precedenti; la sistematicità e serialità dei reati (otto furti in meno di un anno e mezzo); la professionalità delle condotte; la breve distanza temporale tra i crimini e la sua generale refrattarietà alle regole giudiziarie (precedenti per evasione).

Uno stato di detenzione per un’altra causa può escludere il pericolo di reiterazione per i reati contestati?
No, la sentenza chiarisce che il Tribunale non è tenuto a dare un peso decisivo a tale circostanza. La valutazione del pericolo deve essere complessiva e, nel caso di specie, la personalità e la continuità criminale dell’indagato sono state ritenute prevalenti e indicative di un rischio ancora concreto e attuale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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