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Pericolo di reiterazione: la valutazione del giudice

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un indagato contro una misura cautelare. La sentenza chiarisce che la valutazione del pericolo di reiterazione deve essere concreta e basata sulla personalità del soggetto e sui suoi precedenti, anche se non recentissimi, per giustificare l’applicazione di una misura.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pericolo di Reiterazione: Come si Valuta l’Attualità del Rischio?

La valutazione del pericolo di reiterazione è uno dei pilastri su cui si fonda l’applicazione delle misure cautelari nel nostro ordinamento. Ma come si determina se questo pericolo è ‘attuale’, specialmente quando è passato del tempo dai fatti? Una recente sentenza della Corte di Cassazione offre chiarimenti fondamentali, analizzando il caso di un uomo accusato di resistenza a pubblico ufficiale e con precedenti penali. La decisione sottolinea che l’attualità del rischio non equivale a imminenza, ma richiede un’analisi approfondita della personalità del soggetto e del suo percorso di vita.

I Fatti del Caso: Resistenza e Precedenti Penali

Il caso ha origine da un’ordinanza del Tribunale di Roma che, in accoglimento dell’appello del Pubblico Ministero, ha imposto a un uomo l’obbligo di presentazione quotidiana alla polizia giudiziaria. L’uomo era gravemente indiziato del reato di resistenza a pubblico ufficiale per aver usato minaccia e violenza contro agenti di Polizia durante una perquisizione domiciliare, nel tentativo di disfarsi di sostanze stupefacenti.

Il Tribunale ha ritenuto sussistente un concreto e attuale pericolo di recidiva, basando la sua valutazione non solo sulla gravità del fatto, ma anche sui precedenti penali dell’indagato: uno per spaccio di stupefacenti risalente al 2016 e un altro, più recente, per un’analoga condotta di resistenza a pubblico ufficiale commessa nel 2022.

Il Ricorso in Cassazione e il concetto di Pericolo di Reiterazione

L’indagato ha presentato ricorso in Cassazione, contestando la valutazione del Tribunale. Secondo la difesa, il provvedimento era viziato perché avrebbe ritenuto attuale il pericolo di reiterazione aderendo acriticamente alla tesi dell’accusa, senza una valutazione autonoma e senza considerare adeguatamente la distanza temporale dai fatti. In sostanza, si contestava una motivazione carente sulla concretezza del rischio di future condotte criminose.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo importanti precisazioni sui criteri di valutazione del rischio cautelare.

L’Attualità del Pericolo non è Imminenza

Il punto centrale della decisione riguarda la corretta interpretazione del requisito dell’ ‘attualità’ del pericolo, previsto dall’art. 274, lett. c), del codice di procedura penale. La Corte ha ribadito un principio consolidato: ‘attualità’ non significa ‘imminenza’ di specifiche occasioni di ricaduta nel delitto. Al contrario, richiede al giudice una valutazione prognostica sulla possibilità di condotte future. Questa valutazione deve fondarsi su un’analisi accurata di:

* Modalità della condotta: Nel caso specifico, la violenza e la spregiudicatezza mostrate contro le forze dell’ordine.
* Personalità del soggetto: Desunta anche dai precedenti penali.
* Contesto socio-ambientale.

Maggiore è la distanza temporale dai fatti, più approfondita deve essere questa valutazione, ma ciò non esclude di per sé la sussistenza del pericolo.

L’Importanza di una Visione d’Insieme

La Cassazione ha ritenuto corretta la decisione del Tribunale, poiché non si era limitata a un singolo elemento. Il giudizio si basava sulla combinazione di più fattori: la spregiudicatezza criminale dimostrata, il tentativo di disfarsi della cocaina e, soprattutto, i precedenti penali. La Corte ha sottolineato come la difesa avesse ignorato il precedente del 2022 per resistenza, un fatto specifico e altamente significativo, concentrandosi solo su quello più datato del 2016 per spaccio. Invece, proprio la combinazione dei due precedenti dipingeva un quadro coerente di una personalità incline alla ‘reattività ai controlli di polizia’, rendendo concreto il pericolo di reiterazione.

Le Conclusioni: Criteri per la Valutazione del Rischio Cautelare

La sentenza rafforza l’idea che la valutazione del pericolo di reiterazione deve essere un processo olistico e non meccanico. Il giudice deve considerare tutti gli elementi a disposizione per formulare un giudizio prognostico fondato sulla personalità complessiva dell’indagato. Un precedente penale, anche se non recentissimo, mantiene la sua rilevanza se si inserisce in un percorso criminale che, analizzato insieme a condotte più recenti, dimostra una persistente tendenza a delinquere. La decisione del Tribunale è stata quindi confermata perché basata su argomentazioni logiche e coerenti, e non su una mera presunzione di pericolosità. Il ricorso è stato giudicato inammissibile anche perché, di fatto, chiedeva alla Suprema Corte una nuova valutazione del merito, compito che non le spetta.

Cosa si intende per ‘attualità’ del pericolo di reiterazione ai fini delle misure cautelari?
L’attualità del pericolo non significa imminenza di un nuovo reato, ma una valutazione prognostica sulla concreta possibilità che l’indagato commetta altri delitti. Questa valutazione si basa sull’analisi della sua personalità, delle modalità del reato e del suo contesto di vita.

Un precedente penale risalente nel tempo può ancora essere usato per giustificare una misura cautelare?
Sì. Secondo la sentenza, anche un precedente non recentissimo può essere rilevante se, unito a condotte più recenti e alla personalità del soggetto, contribuisce a delineare un quadro di concreto e attuale pericolo di reiterazione del reato, come un’analoga condotta commessa in precedenza.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché, invece di contestare violazioni di legge o vizi logici nella motivazione, chiedeva alla Corte di Cassazione di riesaminare e rivalutare nel merito gli elementi di fatto, un’attività che non rientra nelle sue competenze.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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