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Pericolo di reiterazione: la Cassazione sui reati fiscali

Un imprenditore, amministratore di una società di logistica, ha presentato ricorso contro la misura degli arresti domiciliari disposta per gravi reati fiscali, tra cui l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Il sistema fraudolento si basava su una rete di società subappaltatrici fittizie. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando che il modus operandi sistematico e consolidato nel tempo costituisce un fondato e attuale pericolo di reiterazione del reato, tale da giustificare la misura cautelare, a prescindere da atti successivi come la vendita dell’azienda.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pericolo di Reiterazione: Quando uno Schema Fraudolento Giustifica l’Arresto

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 27299/2025, offre un’importante analisi sul pericolo di reiterazione del reato come presupposto per l’applicazione delle misure cautelari. Il caso riguarda un complesso schema di frode fiscale nel settore della logistica, dove la Corte ha ritenuto che la sistematicità e la professionalità del modus operandi criminale fossero sufficienti a dimostrare un rischio concreto e attuale di commissione di nuovi reati, confermando così la misura degli arresti domiciliari per l’amministratore di una società.

I Fatti di Causa: Uno Schema di Frode Fiscale nella Logistica

Il caso ha origine da un’indagine su un’importante società operante nel settore della logistica e del facchinaggio per la grande distribuzione. L’amministratore della società era accusato di aver commesso gravi reati fiscali, in particolare l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per un arco temporale di diversi anni (dal 2020 al 2023).

Lo schema fraudolento si basava sull’utilizzo di una serie di società sub-fornitrici, per lo più cooperative, che erano di fatto prive di autonomia gestionale e agivano come meri ‘dipartimenti’ interni della società principale. Queste entità emettevano fatture per servizi che, secondo l’accusa, mascheravano una mera intermediazione di manodopera, in violazione delle norme sugli appalti. Le società subappaltatrici, spesso create ad hoc, accumulavano ingenti debiti fiscali e contributivi per poi essere abbandonate o liquidate, venendo sostituite da nuove entità che perpetuavano lo schema. Questo sistema consentiva alla società principale di offrire prezzi vantaggiosi ai committenti, basati su una costante evasione fiscale.

Il Tribunale del Riesame aveva confermato la misura degli arresti domiciliari per l’amministratore, pur revocando il mezzo di controllo elettronico, ravvisando un elevato pericolo di recidiva.

I Motivi del Ricorso e la Valutazione del Pericolo di Reiterazione

L’imprenditore ha presentato ricorso in Cassazione, contestando la sussistenza del pericolo di reiterazione. La difesa ha sostenuto che:

1. Lo schema operativo non era necessariamente truffaldino e non vi erano prove sufficienti a dimostrare la sua continuazione.
2. La recente cessione delle quote della società a un nuovo soggetto avrebbe interrotto ogni legame dell’indagato con l’attività, eliminando il rischio.
3. L’imprenditore non aveva più la disponibilità di un ‘esercito di lavoratori’ o di un pacchetto clienti, elementi ritenuti cruciali dal Tribunale.
4. I contatti con i familiari, anch’essi coinvolti a vario titolo, erano un dato neutro e non potevano fondare il pericolo di recidiva.

L’Analisi della Cassazione sul Pericolo di Reiterazione e la Professionalità Criminale

La Corte di Cassazione ha rigettato tutti i motivi di ricorso relativi al pericolo di reiterazione, fornendo una motivazione dettagliata. I giudici hanno sottolineato come il Tribunale del Riesame avesse correttamente identificato la gravità del quadro indiziario, basato non su episodi isolati, ma su un ‘modus operandi’ consolidato e protratto per anni.

La Corte ha affermato che la professionalità e la sistematicità con cui il reato è stato commesso sono elementi chiave per desumere un concreto e attuale pericolo di recidiva. Lo schema, basato su legami di fiducia con i committenti e sulla capacità di gestire un vasto numero di lavoratori attraverso società fittizie, era facilmente replicabile. Secondo la Cassazione, tale modello operativo ‘prescinde da un legame con una specifica società’ e può essere riprodotto ‘semplicemente grazie alle relazioni interpersonali con committenti senza scrupoli e lavoratori bisognosi’.

Le Motivazioni

La sentenza chiarisce un punto fondamentale dell’art. 274, lett. c), cod. proc. pen.: il requisito dell’attualità del pericolo non richiede la previsione di una specifica e imminente occasione per delinquere. Piuttosto, implica una valutazione prognostica basata su elementi concreti, come le modalità del fatto, la personalità dell’indagato e il contesto socio-ambientale. Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto che la condotta dell’imprenditore, caratterizzata da un’organizzazione complessa e duratura finalizzata alla frode fiscale, rivelasse una spiccata ‘professionalità criminale’.

Gli argomenti difensivi, come la vendita della società, sono stati considerati ‘post-facta’ di valenza secondaria. La Cassazione ha ritenuto che tali atti formali non fossero sufficienti a dimostrare un’effettiva ‘presa di distanza’ dal modus operandi consolidato. Allo stesso modo, i legami familiari, supportati da intercettazioni che dimostravano ingerenze nella gestione delle cooperative, sono stati considerati un ulteriore fattore che rafforzava la probabilità di una ripresa delle attività illecite.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha stabilito che, di fronte a uno schema di frode fiscale sistematico e professionale, il pericolo di reiterazione del reato è da considerarsi concreto e attuale anche in assenza di immediate opportunità di ricaduta. La struttura criminale, basata su know-how e relazioni personali, è intrinsecamente replicabile e non viene meno con semplici atti formali come la cessione di un’azienda. Questa decisione ribadisce la severità dell’ordinamento nel contrastare le frodi fiscali organizzate e sottolinea come la valutazione del periculum libertatis debba fondarsi su un’analisi complessiva della personalità criminale dell’indagato, desunta dalle modalità operative delle sue condotte illecite.

Quando il rischio che un indagato commetta nuovi reati è considerato ‘concreto e attuale’?
Secondo la sentenza, il rischio è concreto e attuale quando si fonda su elementi specifici che vanno oltre la semplice gravità del reato. Nel caso di specie, la valutazione si basa sulla sistematicità e professionalità di uno schema fraudolento protratto nel tempo, che rivela una spiccata propensione a delinquere e un ‘modus operandi’ facilmente replicabile, a prescindere dall’esistenza di una specifica opportunità imminente.

La vendita della propria azienda è sufficiente a escludere il pericolo di reiterazione del reato?
No. La Corte ha ritenuto che la cessione della società fosse un ‘post-factum’ di valenza secondaria, non idoneo di per sé a dimostrare un’effettiva presa di distanza dal modello criminale. Se lo schema illecito si basa su relazioni personali e know-how, può essere facilmente riprodotto con nuove strutture societarie.

I rapporti familiari possono essere considerati per valutare il pericolo di reiterazione?
Sì. Nel caso esaminato, la Corte ha considerato illuminanti i colloqui intercettati tra il ricorrente e i suoi familiari (sorella e figlio) riguardo alla gestione delle società cooperative fittizie. Questi rapporti sono stati ritenuti un elemento che rafforza il rischio che, anche attraverso incontri familiari, possano nascere ‘nuove occasioni di confronto e concertazione per la probabile ripresa di frodi tributarie’.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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