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Pericolo di recidiva: ruolo apicale e attualità

La Corte di Cassazione ha confermato la misura degli arresti domiciliari per un soggetto accusato di essere a capo di un’associazione a delinquere. La Corte ha stabilito che il pericolo di recidiva è concreto e attuale, nonostante l’indagato fosse formalmente incensurato e i fatti non recentissimi, a causa del suo ruolo di vertice e della professionalità dell’organizzazione criminale.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pericolo di Recidiva: Quando il Ruolo Apicale Supera lo Stato di Incensurato

Introduzione: La valutazione del pericolo di recidiva

La valutazione del pericolo di recidiva rappresenta uno dei pilastri fondamentali su cui si basa l’applicazione delle misure cautelari nel nostro ordinamento. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio cruciale: la pericolosità sociale di un indagato non si misura solo sulla base del suo certificato penale, ma deve tenere conto del suo ruolo specifico all’interno di un contesto criminale e delle modalità operative del reato. Il caso in esame riguarda un soggetto, ritenuto esponente di vertice di un’associazione a delinquere, a cui è stata applicata la misura degli arresti domiciliari, confermata in ogni grado di giudizio.

I Fatti del Caso: Associazione a Delinquere e Misure Cautelari

L’indagato era accusato di essere partecipe, con un ruolo apicale, di un’associazione a delinquere finalizzata alla sottrazione di assegni bancari e circolari, alla loro falsificazione e al successivo incasso fraudolento. Sulla base di gravi indizi di colpevolezza, il Giudice per le Indagini Preliminari aveva disposto la misura cautelare degli arresti domiciliari.
La difesa aveva impugnato tale provvedimento davanti al Tribunale del Riesame, sostenendo l’insussistenza delle esigenze cautelari, in particolare l’assenza di un concreto e attuale pericolo di recidiva. A sostegno di questa tesi, venivano evidenziati due elementi: la relativa lontananza nel tempo dei fatti contestati (risalenti al 2019) e la condizione di formale incensuratezza dell’indagato, gravato da un unico precedente penale risalente a oltre dieci anni prima e per un reato di natura completamente diversa. Tuttavia, il Tribunale del Riesame aveva rigettato l’istanza, confermando la misura restrittiva. Contro questa decisione, l’indagato ha proposto ricorso in Cassazione.

L’Analisi della Cassazione sul Pericolo di Recidiva

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo manifestamente infondato. I giudici hanno sottolineato come la motivazione del Tribunale del Riesame fosse tutt’altro che apparente o illogica. Al contrario, essa si fondava su una valutazione complessiva e concreta della personalità dell’indagato e del contesto criminale in cui operava.
Il punto centrale della decisione risiede nell’aver dato prevalenza alle caratteristiche del sodalizio e al ruolo di vertice ricoperto dall’indagato. Secondo la Corte, questi elementi erano sintomatici di una spiccata capacità a delinquere e di una notevole pericolosità sociale. L’organizzazione criminale, infatti, operava su tutto il territorio nazionale con un’attività di reclutamento e organizzazione definita ‘allarmante’ e ‘quasi professionale’, finalizzata a un profitto illecito tramite un sistema articolato di frodi. Di fronte a un quadro del genere, il semplice stato di incensurato e la distanza temporale dei fatti non sono stati ritenuti sufficienti a escludere l’attualità del pericolo di recidiva.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte si concentrano sulla corretta ponderazione degli elementi a disposizione del giudice della cautela. La difesa, secondo gli Ermellini, si è limitata a riproporre elementi già valutati (l’essere incensurato), senza però confrontarsi con le specifiche e preponderanti considerazioni del Tribunale. Quest’ultimo aveva correttamente dedotto la pericolosità non da una presunzione astratta legata al reato associativo, ma da dati concreti: il carattere seriale e professionale delle condotte, le peculiari caratteristiche dell’organizzazione e il ruolo direttivo dell’indagato. Questi fattori, insieme, delineano un quadro in cui il rischio che l’indagato possa commettere altri reati, sfruttando analoghi meccanismi illeciti, è concreto e attuale. La motivazione del provvedimento impugnato è stata quindi ritenuta logica e adeguata, in quanto ha spiegato perché gli elementi a favore dell’indagato fossero ampiamente controbilanciati da quelli che ne indicavano la pericolosità.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza ribadisce un principio fondamentale in materia di misure cautelari: la valutazione del pericolo di recidiva deve essere un’analisi dinamica e fattuale, non un mero controllo formale del certificato penale. In contesti di criminalità organizzata, il ruolo ricoperto dall’indagato, il livello di strutturazione del gruppo e la professionalità dimostrata nell’esecuzione dei reati sono indicatori primari della sua pericolosità sociale. Questa pronuncia serve da monito: l’attualità del pericolo non viene meno automaticamente con il passare del tempo, soprattutto quando la struttura criminale e la capacità a delinquere dell’individuo appaiono radicate e pronte a riattivarsi. Per la difesa, ciò significa che non è sufficiente appellarsi a elementi formali, ma è necessario smontare punto per punto la prognosi di pericolosità formulata dal giudice sulla base di elementi concreti.

Lo stato di incensurato e la lontananza dei fatti contestati possono escludere il pericolo di recidiva?
No, secondo la Corte questi elementi, sebbene rilevanti, possono essere superati da altri indicatori di pericolosità sociale. Nel caso specifico, il ruolo apicale dell’indagato in un’associazione a delinquere strutturata e professionale è stato ritenuto un fattore preponderante per affermare la sussistenza e l’attualità del pericolo.

Perché il ricorso dell’indagato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché ritenuto manifestamente infondato e generico. La difesa non ha mosso una critica specifica alla logicità della motivazione del Tribunale del Riesame, ma si è limitata a riproporre argomenti (come lo stato di incensurato) che erano già stati correttamente valutati e ritenuti recessivi rispetto agli elementi che dimostravano la pericolosità dell’indagato.

Quali elementi concreti hanno giustificato la misura cautelare nonostante l’assenza di precedenti recenti?
La misura cautelare è stata giustificata sulla base di elementi specifici che indicavano una spiccata capacità a delinquere: il ruolo di vertice dell’indagato nel sodalizio, il carattere seriale e professionale delle condotte illecite, l’elevato livello di organizzazione del gruppo criminale, ramificato su tutto il territorio nazionale, e la natura sistematica delle frodi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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