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Pericolo di recidiva: quando si resta in carcere

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un indagato che chiedeva la sostituzione della custodia in carcere con gli arresti domiciliari. La decisione è stata motivata dall’elevato pericolo di recidiva, desunto dalla gravità dei reati contestati (associazione finalizzata allo spaccio), dai numerosi precedenti penali e dal fatto che le nuove condotte sarebbero state commesse mentre l’uomo era in affidamento in prova ai servizi sociali.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pericolo di Recidiva: La Cassazione Nega gli Arresti Domiciliari

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 22453/2025, ha ribadito un principio fondamentale in materia di misure cautelari: un elevato pericolo di recidiva, basato su elementi concreti, giustifica il mantenimento della custodia in carcere, anche a fronte di una richiesta di arresti domiciliari. La decisione sottolinea come la pericolosità sociale dell’indagato e il suo inserimento in contesti di criminalità organizzata siano fattori determinanti nella scelta della misura più adeguata.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un soggetto indagato per reati di eccezionale gravità, tra cui l’associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. Dopo che il Giudice per le Indagini Preliminari (G.I.P.) aveva respinto la sua richiesta di sostituire la custodia in carcere con gli arresti domiciliari, l’indagato si era rivolto al Tribunale del Riesame, che aveva però confermato la decisione del G.I.P. Contro quest’ultima ordinanza, l’uomo ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando una presunta violazione di legge e un difetto di motivazione sulla sussistenza attuale e concreta del pericolo di commettere altri reati.

La Valutazione del Pericolo di Recidiva

Il Tribunale del Riesame aveva fondato la sua decisione su una serie di elementi incontrovertibili. In primo luogo, il quadro indiziario a carico dell’indagato era stato definito “particolarmente gravoso”. A ciò si aggiungeva un curriculum criminale di tutto rispetto, con numerosi precedenti penali per reati di grande allarme sociale come rapina, evasione e reati in materia di armi e stupefacenti. L’elemento più grave, tuttavia, era che le nuove condotte contestate sarebbero state poste in essere mentre il soggetto si trovava già sottoposto alla misura alternativa dell’affidamento in prova al servizio sociale. Questo dimostrava, secondo i giudici, una totale incapacità di rispettare le prescrizioni e un’inclinazione a delinquere profondamente radicata. Infine, l’indagato risultava inserito in un contesto di criminalità organizzata armata, fortemente radicata nel territorio, capace di continuare a operare nonostante l’arresto di alcuni suoi membri.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso manifestamente infondato, definendo le argomentazioni dell’indagato come una semplice riproposizione di censure già esaminate e correttamente respinte dal Tribunale del Riesame. I giudici di legittimità hanno confermato la piena correttezza logica e giuridica del percorso motivazionale seguito dai giudici di merito. La decisione di mantenere la custodia cautelare in carcere si fonda solidamente sulla “negativa personalità” dell’indagato e sulla gravità dei fatti contestati. La Corte ha sottolineato come l’applicazione di misure meno invasive, come gli arresti domiciliari (anche con braccialetto elettronico), sarebbe del tutto inidonea a neutralizzare il rischio di reiterazione dei reati. Un soggetto così radicalmente inserito nel mondo dello spaccio e della criminalità organizzata, infatti, potrebbe facilmente continuare a svolgere le proprie attività illecite anche dalla propria abitazione. Il corretto comportamento processuale e il tempo trascorso, invocati dalla difesa, sono stati considerati elementi recessivi e insufficienti a modificare il quadro cautelare.

Conclusioni

Questa sentenza riafferma che la valutazione del pericolo di recidiva deve essere ancorata a dati concreti e attuali. La presenza di gravi precedenti penali, l’appartenenza a un’associazione criminale e, soprattutto, la commissione di nuovi reati durante l’esecuzione di una misura alternativa sono indicatori di una pericolosità sociale tale da rendere la custodia in carcere l’unica misura proporzionata ed efficace. La decisione offre un chiaro monito: la fiducia concessa attraverso misure meno afflittive, se tradita, rende estremamente difficile ottenerne di nuove, poiché dimostra l’inadeguatezza di qualsiasi presidio cautelare diverso dalla massima restrizione della libertà personale.

È possibile ottenere gli arresti domiciliari se si è accusati di reati gravi come l’associazione a delinquere finalizzata allo spaccio?
Sulla base di questa sentenza, è estremamente difficile. Il giudice può negare la richiesta se ritiene che esista un pericolo di recidiva elevato e concreto, fondato su elementi come gravi precedenti penali, la natura del reato e l’inserimento dell’indagato in un contesto di criminalità organizzata.

Il tempo trascorso e un comportamento processuale corretto sono sufficienti per ottenere una misura meno severa del carcere?
No. Secondo questa decisione, tali elementi sono considerati secondari rispetto a un quadro generale che indica un’alta pericolosità sociale. La necessità di salvaguardare la collettività dal rischio di nuovi reati prevale su queste considerazioni.

Cosa valuta il giudice per determinare l’attualità del pericolo di recidiva?
Il giudice valuta un complesso di fattori: la personalità dell’indagato, i suoi precedenti penali, la gravità dei fatti per cui si procede e il contesto in cui sono avvenuti. In questo caso specifico, un elemento decisivo è stato il fatto che i nuovi reati sarebbero stati commessi mentre l’indagato era già sottoposto a una misura alternativa (affidamento in prova), dimostrando una persistente volontà di delinquere.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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