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Pericolo di recidiva: la Cassazione sulla custodia

La Corte di Cassazione conferma la custodia cautelare in carcere per un indagato di frode con carte di credito e falsificazione di documenti. La sentenza chiarisce che il pericolo di recidiva può rimanere attuale anche a distanza di tempo dai fatti, se le condotte erano sistematiche e seriali. Inoltre, la capacità di commettere reati da casa rende inadeguati gli arresti domiciliari.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pericolo di Recidiva: Quando Resta Attuale Anche a Distanza di Tempo?

Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale nelle misure cautelari: la valutazione del pericolo di recidiva. Il caso riguarda un individuo accusato di indebito utilizzo di carte di credito e falsificazione di documenti, per il quale era stata disposta la custodia in carcere. La Suprema Corte ha confermato la misura, fornendo chiarimenti importanti su come valutare l’attualità del rischio di reiterazione del reato, anche quando sia trascorso un certo periodo dagli ultimi fatti contestati.

I Fatti di Causa

Il procedimento nasce da un’indagine su plurime condotte illecite. Un soggetto era accusato di aver utilizzato indebitamente carte di credito appartenenti a terzi per effettuare acquisti e di aver creato una carta d’identità falsa intestata a una persona deceduta.

Inizialmente, il Giudice per le Indagini Preliminari (Gip) aveva rigettato la richiesta di misura cautelare. Tuttavia, a seguito dell’appello del Pubblico Ministero, il Tribunale del Riesame ha riformato la decisione, applicando all’indagato la custodia cautelare in carcere. Contro questa ordinanza, la difesa ha proposto ricorso in Cassazione.

I Motivi del Ricorso e il Pericolo di Recidiva

La difesa ha basato il ricorso su due argomenti principali, entrambi incentrati sulla valutazione del pericolo di recidiva:

1. Sussistenza del pericolo e scelta della misura: Secondo il ricorrente, il Tribunale non avrebbe considerato elementi a suo favore, come la sostanziale assenza di precedenti penali e una stabile attività lavorativa. Inoltre, le modalità “ingenue” con cui erano stati commessi i reati (tutti nello stesso quartiere) avrebbero dovuto indicare una scarsa capacità criminale.
2. Attualità del pericolo: La difesa sosteneva che il pericolo non fosse più “attuale”, poiché l’ultima attività illecita risaliva al luglio 2021 e da allora l’indagato conduceva una vita regolare, lavorando e non frequentando ambienti criminali.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, ritenendo la decisione del Tribunale del Riesame corretta e ben motivata.

Adeguatezza della Misura e Pericolo Concreto

Sul primo punto, la Corte ha sottolineato che il Tribunale del Riesame aveva correttamente evidenziato la gravità dei fatti e l’inserimento del ricorrente in un “contesto illecito organizzato”. L’elemento decisivo per escludere misure meno afflittive, come gli arresti domiciliari, è stata la constatazione della sua capacità di operare illecitamente anche da casa, in particolare per quanto riguarda la falsificazione di documenti.

Questa possibilità concreta di continuare a delinquere all’interno della propria abitazione è stata considerata una circostanza specifica che rendeva la custodia in carcere l’unica misura idonea a prevenire la reiterazione dei reati.

L’Attualità del Pericolo di Recidiva Anche a Distanza di Tempo

Riguardo al secondo motivo, la Cassazione ha chiarito che il requisito dell’attualità del pericolo di recidiva, previsto dall’art. 274 cod. proc. pen., non va confuso con l’imminenza di una nuova occasione di reato. Si tratta, invece, di una valutazione prognostica sulla possibilità che il soggetto torni a delinquere, basata su un’analisi approfondita di:

* Modalità della condotta passata;
* Personalità del soggetto;
* Contesto socio-ambientale.

Nel caso specifico, l’agire “ininterrotto e seriale” e la “sistematica operatività” sono stati considerati chiara espressione di una propensione a commettere reati della stessa indole. La Corte ha stabilito che un lasso di tempo senza nuove contestazioni (in questo caso, da luglio 2021) non è sufficiente a far venir meno l’attualità del pericolo, se la valutazione complessiva della personalità e delle condotte passate indica un rischio ancora concreto.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce due principi fondamentali in materia di misure cautelari. In primo luogo, la valutazione del pericolo di recidiva deve essere un giudizio complessivo e prognostico, non legato meccanicamente al solo passare del tempo. La natura seriale e organizzata dei reati commessi in passato può mantenere attuale il pericolo anche in assenza di recenti condotte illecite. In secondo luogo, la scelta della misura cautelare deve essere ancorata a elementi concreti: la dimostrata capacità di commettere reati dalla propria abitazione è una circostanza che può legittimamente giustificare la custodia in carcere rispetto agli arresti domiciliari, poiché questi ultimi non sarebbero in grado di neutralizzare il rischio.

Quando il pericolo di recidiva può essere considerato ‘attuale’ anche se è passato del tempo dall’ultimo reato contestato?
Secondo la sentenza, il pericolo di recidiva rimane attuale quando, da una valutazione prognostica basata sulla gravità, sistematicità delle condotte passate e personalità del soggetto, emerge una concreta probabilità di reiterazione del reato. L’attualità non equivale a un’imminente opportunità di delinquere e non è esclusa dal solo trascorrere del tempo.

Perché la Corte ha ritenuto la custodia in carcere l’unica misura adeguata, escludendo gli arresti domiciliari?
La Corte ha confermato la custodia in carcere perché l’indagato aveva dimostrato la capacità di commettere reati, in particolare la falsificazione di documenti, direttamente dalla propria abitazione. Questo specifico rischio ha reso gli arresti domiciliari una misura inadeguata a prevenire la commissione di ulteriori illeciti.

Quali elementi sono stati decisivi per confermare la pericolosità sociale dell’indagato?
Gli elementi decisivi sono stati la gravità delle condotte, l’inserimento dell’indagato in un contesto illecito organizzato, l’agire spregiudicato (come il furto di identità di persone ignare) e, soprattutto, la natura sistematica, ininterrotta e seriale dei reati, che ha rivelato una chiara e continua propensione a delinquere.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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