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Pericolo di recidiva: la Cassazione sul narcotraffico

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un soggetto, incensurato, arrestato per il trasporto di 115 kg di hashish. La Corte ha confermato la misura della custodia cautelare in carcere, stabilendo che il concreto e attuale pericolo di recidiva può essere desunto da elementi oggettivi, come l’ingente quantità di stupefacente e le modalità organizzate del trasporto, che rivelano una spiccata professionalità criminale e rendono inadeguata ogni altra misura meno afflittiva.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pericolo di recidiva: anche un incensurato può finire in carcere

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 33714/2025, ha affrontato un caso di notevole interesse pratico in materia di misure cautelari e traffico di stupefacenti. La pronuncia chiarisce come il pericolo di recidiva, ovvero il rischio che l’indagato commetta nuovi reati, possa essere considerato concreto e attuale anche in assenza di precedenti penali, giustificando la misura più severa della custodia in carcere. La decisione si basa sull’analisi delle circostanze oggettive del fatto, quali l’enorme quantità di droga e le modalità organizzate del trasporto.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un individuo fermato alla guida di un autocarro sul quale erano stati occultati 115 chilogrammi di hashish. A seguito dell’arresto, il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Palermo aveva disposto nei suoi confronti la misura della custodia cautelare in carcere. L’indagato presentava istanza di riesame, che veniva però rigettata dal Tribunale, confermando la detenzione in carcere. Contro questa ordinanza, la difesa proponeva ricorso per cassazione.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa dell’indagato basava il ricorso su due argomentazioni principali:

1. Violazione di legge e vizio di motivazione sulla gravità indiziaria: Si sosteneva che le prove a carico dell’indagato fossero basate su dati neutri e che mancasse la prova della sua effettiva conoscenza del contenuto del carico, elemento necessario per contestare l’aggravante dell’ingente quantità.
2. Violazione di legge e vizio di motivazione sulle esigenze cautelari: Si lamentava che il Tribunale avesse fondato il pericolo di recidiva unicamente sulla gravità dei fatti, senza una motivazione specifica sulla sua attualità e concretezza. La difesa evidenziava che l’indagato era incensurato e privo di patente, elementi che, a suo dire, indicavano una condotta estemporanea e non organizzata.

La Valutazione del Pericolo di Recidiva secondo la Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso inammissibile in ogni sua parte. La critica più interessante riguarda la valutazione del pericolo di recidiva. Secondo i giudici, il Tribunale di Palermo ha correttamente desunto la concretezza e l’attualità di tale pericolo dalle circostanze oggettive del reato.

In particolare, sono stati considerati indici sintomatici:

* L’enorme quantità di stupefacente trasportato: Un carico di 115 kg non è compatibile con un’iniziativa occasionale, ma presuppone un inserimento in un contesto criminale strutturato.
* Le modalità organizzative della trasferta: Il trasporto era stato pianificato congiuntamente ad altri complici. La scelta di affidare la guida a un soggetto incensurato è stata interpretata non come un segno di estemporaneità, bensì come una precisa strategia criminale per eludere i controlli.

Questi elementi, nel loro insieme, hanno delineato una ‘personalità particolarmente spregiudicata’, inserita in un contesto di narcotraffico professionale, rendendo quindi altamente probabile la reiterazione di reati simili.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile con una motivazione netta. Anzitutto, ha definito ‘fuori fuoco e generiche’ le censure sulla gravità indiziaria, poiché l’indagato, durante l’interrogatorio, aveva ammesso i fatti, dichiarando che lo stupefacente fosse di sua esclusiva proprietà. Tale confessione ha reso astratta ogni contestazione sulla sussistenza degli indizi.

Per quanto riguarda le esigenze cautelari, la Corte ha giudicato le critiche ‘aspecifiche’. Il Tribunale aveva logicamente tratto dalle circostanze del fatto (quantità della droga e organizzazione) gli elementi per ritenere concreto il pericolo di recidiva. Secondo la Cassazione, questi dati giustificavano pienamente non solo la sussistenza di un’esigenza cautelare, ma anche la scelta della misura più restrittiva, la custodia in carcere, ritenendo inidonea la misura degli arresti domiciliari, anche con braccialetto elettronico, a fronteggiare un rischio così elevato di reiterazione del reato.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: la valutazione del pericolo di recidiva non si basa esclusivamente sulla ‘storia criminale’ di un individuo, ma deve essere ancorata a un’analisi completa delle circostanze del reato per cui si procede. Anche un soggetto incensurato può essere ritenuto socialmente pericoloso se le modalità della sua condotta rivelano una spiccata professionalità e un inserimento in contesti criminali strutturati. La quantità e l’organizzazione del traffico di stupefacenti diventano, così, indicatori chiave per giustificare l’applicazione della custodia cautelare in carcere come unico strumento idoneo a prevenire la commissione di ulteriori delitti.

Avere la fedina penale pulita esclude il pericolo di recidiva?
No. Secondo questa sentenza, il pericolo di recidiva può essere ritenuto concreto e attuale anche per un soggetto incensurato, se le modalità del reato (come l’ingente quantità di droga e l’organizzazione del trasporto) indicano una personalità spregiudicata e un inserimento in contesti criminali professionali.

Quali elementi possono dimostrare il pericolo di recidiva nel narcotraffico?
Elementi oggettivi come l’enorme quantità di stupefacente trasportato e le dettagliate modalità di organizzazione della trasferta, che possono includere il coinvolgimento di complici e strategie per eludere i controlli, sono considerati indici sintomatici di un concreto e attuale pericolo di recidiva.

Una confessione può rendere irrilevanti altri motivi di ricorso sulla colpevolezza?
Sì. Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto che l’ammissione dei fatti da parte dell’indagato durante l’interrogatorio rendesse le censure sulla gravità degli indizi a suo carico astratte e generiche, e quindi inammissibili, perché l’indagato stesso aveva già confermato il proprio coinvolgimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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