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Pericolo di recidiva: la Cassazione e l’attualità

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un soggetto in custodia cautelare per spaccio. La sentenza chiarisce che la valutazione del ‘pericolo di recidiva’ attuale non richiede un’imminente occasione di reato, ma un’analisi complessiva della condotta, della personalità e del contesto sociale, anche a distanza di tempo dai fatti contestati.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pericolo di recidiva: quando è attuale anche a distanza di tempo?

La valutazione del pericolo di recidiva è un pilastro del sistema delle misure cautelari. Con la sentenza n. 11614 del 2024, la Corte di Cassazione torna a precisare i contorni del requisito dell’attualità di tale pericolo, soprattutto quando è trascorso un significativo lasso di tempo tra i fatti contestati e l’applicazione della misura. La pronuncia offre importanti spunti di riflessione sulla necessità di una valutazione complessiva che vada oltre il mero dato cronologico.

I fatti del caso: un’attività di spaccio organizzata

Il caso trae origine da un’ordinanza del Tribunale del riesame di Catania, che aveva confermato la misura della custodia in carcere per un soggetto accusato di cessione continuata di sostanze stupefacenti. L’attività illecita, protrattasi per diversi mesi nel 2021, era caratterizzata da un’organizzazione strutturata: lo spaccio avveniva in turni, con pusher seriali e vedette per eludere i controlli delle forze dell’ordine. Centinaia di cessioni erano state documentate tramite video-riprese, delineando un quadro di grave colpevolezza e di inserimento del soggetto in contesti criminali dediti al narcotraffico.

Il ricorso in Cassazione: il tempo trascorso annulla il pericolo di recidiva?

La difesa ha impugnato l’ordinanza dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando principalmente la violazione di legge in merito alla sussistenza dell’attualità del pericolo di recidiva. Il punto centrale del ricorso era che l’applicazione della misura cautelare, avvenuta oltre due anni dopo i fatti, non poteva più fondarsi su un pericolo considerato ‘attuale’. Si contestava, inoltre, l’inadeguatezza della motivazione sull’impossibilità di applicare misure meno afflittive, come gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo manifestamente infondato. Le argomentazioni dei giudici di legittimità sono cruciali per comprendere l’interpretazione del requisito dell’attualità.

L’attualità del pericolo di recidiva: non è imminenza

La Cassazione ha ribadito un orientamento ormai consolidato: il requisito dell’attualità del pericolo, introdotto dalla legge n. 47 del 2015, non va confuso con l’imminenza di un’occasione per commettere un nuovo reato. L’attualità indica, piuttosto, la continuità del periculum libertatis nel tempo. Si tratta di una valutazione prognostica sulla possibilità di condotte future, basata sulla potenzialità criminale che l’indagato ha manifestato.

La valutazione complessiva e la personalità dell’indagato

Il trascorrere del tempo non esclude di per sé l’attualità del pericolo, ma impone al giudice una motivazione più approfondita. Nel caso di specie, il Tribunale aveva correttamente ancorato il suo giudizio a elementi concreti: le modalità organizzate e seriali dello spaccio, i collegamenti dell’indagato con ambienti criminali e l’assenza di un’attività lavorativa lecita. Questi fattori, nel loro insieme, hanno permesso di ritenere che il pericolo di reiterazione del reato fosse non solo concreto, ma anche persistente e quindi attuale, nonostante il tempo passato.

L’inadeguatezza degli arresti domiciliari

Anche sul punto delle misure alternative, la Corte ha confermato la decisione del Tribunale. La motivazione è stata giudicata adeguata nel momento in cui ha espresso un giudizio di inaffidabilità del soggetto. Si è considerato che l’attività di spaccio può essere facilmente proseguita anche dal domicilio, rendendo gli arresti domiciliari, persino con controllo elettronico, una misura inadeguata a contenere la sua pericolosità sociale.

Le conclusioni: implicazioni pratiche della sentenza

La sentenza in esame consolida un principio fondamentale: la valutazione del pericolo di recidiva richiede un’analisi olistica, che non si ferma al calendario. Il tempo è un fattore, ma non l’unico né il più importante. La gravità dei fatti, le modalità della condotta e la personalità dell’indagato sono elementi che possono proiettare il rischio di reiterazione nel presente, giustificando l’applicazione di una misura cautelare anche a distanza dai fatti contestati. Questa decisione riafferma la necessità per i giudici di merito di fornire motivazioni solide e ancorate a dati fattuali concreti per bilanciare correttamente le esigenze di sicurezza collettiva con la libertà personale dell’individuo.

Il solo trascorrere del tempo dai fatti è sufficiente a escludere l’attualità del pericolo di recidiva?
No. Secondo la Corte, il tempo trascorso è un elemento importante ma non decisivo. L’attualità del pericolo va valutata in modo complessivo, considerando la gravità dei fatti, le modalità della condotta, la personalità del soggetto e il suo contesto sociale. Più tempo passa, più approfondita deve essere la motivazione del giudice.

Cosa significa ‘attualità’ del pericolo di recidiva?
L’attualità non significa che ci sia un’occasione imminente per commettere un nuovo reato. Indica, invece, la persistenza e continuità nel tempo del rischio che l’indagato commetta altri delitti, basandosi sulla sua potenzialità criminale manifestata nei fatti per cui si procede.

Perché gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico sono stati ritenuti inadeguati in questo caso?
La Corte ha ritenuto adeguata la motivazione del Tribunale, secondo cui l’attività di spaccio può essere facilmente svolta anche dal proprio domicilio. Data la gravità dei fatti e la personalità del soggetto, si è pronosticato che non avrebbe rispettato le prescrizioni, rendendo la misura domestica, anche con controllo elettronico, insufficiente a prevenire il rischio di reiterazione del reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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