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Pericolo di recidiva: la Cassazione chiarisce i criteri

La Corte di Cassazione conferma la misura cautelare per un’imputata di associazione a delinquere e riciclaggio, ritenendo attuale il pericolo di recidiva nonostante le contestazioni della difesa. La Corte ha chiarito che la valutazione deve basarsi sulla gravità e persistenza dei fatti specifici del procedimento, senza essere vincolata da decisioni di altri tribunali su condotte successive. L’istanza di arresti domiciliari all’estero è stata dichiarata inammissibile.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pericolo di Recidiva: La Cassazione Conferma la Misura Cautelare

In una recente pronuncia, la Corte di Cassazione ha affrontato il delicato tema della valutazione del pericolo di recidiva ai fini dell’applicazione di una misura cautelare. Il caso riguardava un’imputata coinvolta in un complesso schema di riciclaggio internazionale, per la quale il Tribunale del Riesame aveva disposto gli arresti domiciliari. La sentenza offre importanti spunti sull’autonomia del giudice cautelare e sui criteri per determinare l’attualità del rischio di reiterazione del reato.

Il Contesto: Riciclaggio Internazionale e Misure Cautelari

I fatti al centro della vicenda vedevano un’imputata accusata di associazione per delinquere e riciclaggio. Secondo l’accusa, l’associazione criminale si occupava di riciclare ingenti proventi derivanti dal narcotraffico attraverso un sistema collaudato che prevedeva l’acquisto di veicoli di lusso in Germania, successivamente reimmessi nel mercato tramite contratti di vendita e noleggio fittizi.

Inizialmente sottoposta alla custodia in carcere, l’imputata otteneva dal Tribunale del Riesame la sostituzione della misura con gli arresti domiciliari con controllo elettronico, da eseguirsi presso un’abitazione in Italia. La difesa, tuttavia, decideva di ricorrere in Cassazione, contestando la sussistenza stessa delle esigenze cautelari.

I Motivi del Ricorso e il Pericolo di Recidiva

Il ricorso si fondava su due motivi principali.

Con il primo, la difesa sosteneva la mancanza di un concreto e attuale pericolo di recidiva. Si evidenziava che le attività criminali contestate erano cessate da tempo (dal novembre 2018) e che, in un altro procedimento per fatti successivi, il Tribunale di Napoli aveva escluso la gravità indiziaria per il marito dell’imputata, la cui posizione era considerata analoga. Secondo la difesa, il Tribunale del Riesame non aveva adeguatamente considerato questi elementi, limitandosi a replicare le motivazioni del primo giudice.

Con il secondo motivo, si lamentava l’omessa motivazione riguardo alla richiesta, avanzata in subordine, di eseguire gli arresti domiciliari presso la residenza dell’imputata in Germania, come previsto dalle normative europee.

La Decisione della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato entrambi i motivi, confermando la validità dell’ordinanza impugnata.

La Valutazione Autonoma del Giudice Cautelare

Sul primo punto, la Corte ha stabilito che la motivazione del Tribunale del Riesame era logica, coerente e sufficiente a giustificare la sussistenza di un grave pericolo cautelare. La valutazione del pericolo di recidiva deve essere condotta in modo autonomo nell’ambito dello specifico procedimento. La decisione di un altro tribunale, relativa a fatti diversi e successivi, non può influenzare o vincolare l’apprezzamento del giudice che sta valutando il quadro indiziario a sua disposizione.

L’Inammissibilità della Richiesta di Arresti Domiciliari all’Estero

Il secondo motivo è stato dichiarato inammissibile. La Corte ha osservato che, dopo una prima valutazione di inadeguatezza del domicilio in Germania, la stessa difesa aveva indicato un’abitazione alternativa in Italia, ottenendo la concessione della misura presso tale indirizzo. Questo comportamento è stato interpretato come una rinuncia implicita alla precedente richiesta di esecuzione della misura all’estero, rendendo la doglianza priva di interesse.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Cassazione si concentrano sulla concretezza e attualità del pericolo. Il Tribunale del Riesame aveva correttamente evidenziato la gravità dei reati, la complessità del sistema di riciclaggio e il ruolo attivo e persistente dell’imputata. L’attività criminale, secondo le indagini, era proseguita anche dopo l’arresto del vertice dell’associazione e si era protratta almeno fino al 2023, alimentata da fondi illeciti. Questi elementi, secondo la Suprema Corte, costituiscono una base solida per affermare che il pericolo di reiterazione dei reati non fosse venuto meno, ma fosse ancora concreto e attuale, giustificando così il mantenimento di un perdurante controllo cautelare.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La sentenza ribadisce un principio fondamentale in materia di misure cautelari: ogni procedimento ha una sua autonomia. La valutazione del giudice deve fondarsi sugli elementi specifici del caso che sta esaminando, senza essere condizionata da esiti diversi di altri procedimenti, specialmente se riguardano condotte successive. Per contrastare efficacemente il pericolo di recidiva, è essenziale analizzare la gravità dei fatti, la professionalità dimostrata nel commettere il reato e la persistenza dell’attività criminale nel tempo. Infine, la pronuncia sottolinea come le strategie processuali, quali la proposta di un domicilio alternativo, possano avere conseguenze dirette sull’ammissibilità dei motivi di ricorso.

Una decisione favorevole in un altro procedimento penale può annullare le esigenze cautelari in un procedimento diverso?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che la decisione relativa a un altro procedimento, specialmente se riguardante condotte successive, non può influire sulla valutazione del pericolo cautelare nel procedimento in corso. Il giudice deve basare la sua decisione esclusivamente sugli elementi di prova raccolti nel proprio fascicolo.

Come si valuta l’attualità del pericolo di recidiva in reati di associazione a delinquere?
Si valuta considerando elementi concreti come l’estrema gravità dei fatti, la persistenza e decisività della partecipazione dell’imputato al sistema criminale, e la prosecuzione delle attività illecite nel tempo, anche dopo l’arresto di altri membri. La dedizione all’attività di riciclaggio, in questo caso, è stata ritenuta un indicatore di attualità del pericolo.

Cosa succede se un imputato, dopo aver chiesto di scontare gli arresti domiciliari all’estero, indica una residenza in Italia?
Secondo la Corte, indicare e ottenere gli arresti domiciliari presso un’abitazione in Italia dopo una valutazione di inadeguatezza di un primo domicilio all’estero comporta una rinuncia implicita alla richiesta di esecuzione della misura fuori dal territorio nazionale. Di conseguenza, un eventuale ricorso basato sulla mancata concessione della misura all’estero diventa inammissibile per carenza di interesse.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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